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Economia

Conte alla battaglia per gli eurobond: no al Mes, dall’opposizione solo falsità

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Servono gli Eurobond e servono subito. O l’Italia “non firmera’” nessun accordo in Ue. Il premier Giuseppe Conte rilancia. Non si accontenta, dice chiaro e tondo, del “passo avanti” fatto dall’Eurogruppo. L’Ue deve mettere sul piatto “almeno 1500 miliardi” e un fondo finanziato da uno strumento con gli Eurobond, perche’ serve “una potenza di fuoco proporzionata alle risorse di un’economia di guerra”. Su questo Conte promette battaglia. E da’ battaglia, contro Matteo Salvini e Giorgia Meloni che lo accusano di aver aperto al Mes, il tanto vituperato fondo salva Stati: “Non e’ attivato alcun fondo. Sono falsi e irresponsabili e ci indeboliscono in Ue”, dice chiamandoli per nome in diretta tv. Usa “metodi da regime totalitario”, protestano i leader dell’opposizione. Ma il Mes divide anche la maggioranza e alimenta tensioni in un vertice fiume a Palazzo Chigi. Cosi’ come divide la proposta Pd di un contributo di solidarieta’ per i redditi oltre gli 80mila euro. La firma Graziano Delrio e non piace a tutti i Dem ma Conte la boccia: “Non e’ all’orizzonte”. All’indomani dell’Eurogruppo e’ il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ad alzare per primo l’asticella delle richieste italiane: “Servono almeno 1500 miliardi alimentati con titoli comuni”, mentre l’Ue adesso ne ha (virtualmente) stanziati 500. Dopo “un ottimo primo tempo” bisogna “vincere la partita”, afferma il ministro, festeggiando la presenza tra le proposte di un Fondo per la ripresa alimentato da titoli. Quanto al Mes, e’ il premier a spiegare che altri Stati ne hanno chiesto l’attivazione senza condizionalita’ e l’Italia ha accettato di discuterne anche se “non lo riteniamo inadeguato”. Nel 2012, attacca, fu un governo con Meloni ministro ad approvarlo. Mentre ora la battaglia che intende portare al Consiglio europeo del 23 aprile e’ per avere “subito” uno strumento come gli Eurobond: o un pacchetto “ambizioso” che li includa o niente. Si rischiano tempi lunghi?

“Certo, il rischio c’e’ ma se ci sono scorciatoie ditemele”, ribatte seccato il premier, che prosegue in queste ore i suoi contatti con i leader europei, a partire da Angela Merkel, in una lunga trattativa che si protrarra’ due settimane. Intanto il governo dovra’ scrivere il decreto con le nuove misure economiche da varare “entro fine aprile”, che potrebbe essere da oltre 40 miliardi da finanziare in deficit. Prima di allora, e’ l’impegno del premier con i cittadini, si andra’ avanti perche’ le misure gia’ adottate vengano applicate. Contro le parole di Conte, che compare in diretta tv poco prima delle 20, insorgono le opposizioni: Salvini si appella al Quirinale, accusa il governo di non voler collaborare e parla di un “comizio da regime, da Unione sovietica”. Meloni definisce il premier “tracotante” e i suoi metodi “da regime totalitario”. Ma proprio sul fronte economico si scaldano gli animi tra alleati di governo, anche nella riunione fiume in videoconferenza di Conte con i capi delegazione e diversi ministri, tra cui Gualtieri. Conte nega frizioni. Ma momenti di tensione ci sarebbero stati tra i Dem e i Cinque stelle, accusati con la loro intransigenza “No Mes”, di complicare la trattativa che il governo sta conducendo in Europa per arrivare, faticosamente, agli Eurobond. E per giunta di prestare il fianco a chi, come Meloni, punta a dividere la maggioranza e i Cinque stelle con una mozione contro il Mes in Parlamento. E a chi come Salvini annuncia una mozione di sfiducia contro Gualtieri. Dal capo delegazione Vito Crimi, fino al sottosegretario Riccardo Fraccaro, il M5s non fa che ripetere “No al Mes”. Fraccaro aggiunge che la Bce dovra’ comprare illimitatamente titoli di Stato. Ma Nicola Zingaretti ribatte che se in Ue si fanno passi avanti e’ grazie al governo. In maggioranza c’e’ anche chi, come Iv di Matteo Renzi, chiede di attivare il Mes senza condizioni per le spese sanitarie. E a complicare il dibattito arriva una proposta Pd di introdurre un contributo per i redditi sopra gli 80mila euro per due anni: non una patrimoniale, assicura Graziano Delrio, ma assegni da 110 euro ai 45000 euro dei ‘paperoni’ ultramilionari che porterebbero 1,3 miliardi allo Stato. Contro la Covid tax, una “patrimoniale”, insorgono M5s e Iv, oltre che le opposizioni. Delrio dice di aver concordato la proposta con la segreteria ma tra i Dem c’e’ chi e’ contrario e anche dal partito frenano. Poi Conte dice no: “Non e’ stato discusso ai tavoli di maggioranza e non e’ all’orizzonte”.

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Generali, vince la lista Mediobanca: Donnet e Sironi confermati alla guida

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Con il 52,38% dei voti, l’assemblea dei soci di Generali ha scelto la lista di Mediobanca, confermando per il prossimo triennio Philippe Donnet (foto Imagoeconomica in evidenza) nel ruolo di amministratore delegato e Andrea Sironi come presidente. Una decisione che riafferma la linea della continuità e della stabilità nella governance della storica compagnia assicurativa triestina.

Affluenza e composizione del voto

L’assemblea, che ha registrato un’affluenza del 68,7%, è tornata in presenza per la prima volta dal 2019, riunendo oltre 450 azionisti presso il Generali Convention Center. A pesare sul risultato finale sono stati in particolare i voti degli istituzionali (circa il 17,5%) e un sorprendente apporto del retail (5%), mai così attivo. Anche la Cassa forense, con il suo 1,2%, ha votato a favore della lista Mediobanca.

Risultato del gruppo Caltagirone e confronto con il 2022

La lista Caltagirone ha ottenuto il 36,8% del capitale votante, confermando il ruolo di minoranza forte, ma non sufficiente a ribaltare gli equilibri. I fondi Assogestioni, con il 3,67%, non superano la soglia del 5% e quindi restano fuori dal consiglio. Il confronto con il 2022 mostra un equilibrio sostanzialmente stabile: allora Mediobanca aveva ottenuto il 56%, Caltagirone il 41%.

Il nuovo consiglio d’amministrazione

Il nuovo board sarà composto da 13 membri, con una struttura molto simile a quella uscente. Oltre a Donnet e Sironi, confermati nomi come Clemente Rebecchini, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Antonella Mei-Pochtler, Alessia Falsarone. Tra le novità, Patricia Estany Puig e Fabrizio Palermo, ex ceo di Cdp e attuale ad di Acea.

Il ruolo di Unicredit, Delfin e gli altri azionisti

A sostenere Caltagirone si è aggiunta Unicredit, con il 6,5% su un portafoglio totale del 6,7%. Al suo fianco anche Delfin(9,9%) e probabilmente la Fondazione Crt (quasi 2%). Assente invece dai voti sulle liste Edizione della famiglia Benetton (4,83%), che ha scelto di astenersi, pur votando su altri punti all’ordine del giorno.

Donnet: «Ha vinto Generali»

«Oggi ha vinto Generali», ha dichiarato Donnet. «Il mercato si è espresso chiaramente: questa era la scelta per il futuro della compagnia come public company indipendente». Il presidente Sironi ha parlato di un consiglio «che ha lavorato con rispetto e responsabilità» e che continuerà a farlo anche nel prossimo mandato.

 

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Google oltre le attese con cloud, sale a Wall Street

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Alphabet archivia il primo trimestre sopra le attese degli analisti e avanza a Wall Street dove, nelle contrattazioni after hours, arriva a guadagnare oltre il 5%. L’utile netto è balzato del 46% a 34,5 miliardi di dollari rispetto ai 23,7 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. I ricavi sono saliti del 12% a 90,23 miliardi.

A spingere le attività core di ricerca e pubblicità di Google, i cui ricavi sono saliti del 10% a 50,7 miliardi, sopra le previsioni del mercato che scommetteva su un aumento più contento dell’8%. La divisione di cloud computing ha sperimentato un aumento dei ricavi del 28% a 12,3 miliardi, confermando la sostenuta domanda per i suoi data center e i servizi di network per il boom dell’IA. “La ricerca ha proseguito una crescita forte”, ha detto l’amministratore delegato Sundar Pichai, mettendo in evidenza la “rapida” crescita del cloud.

Le spese di capitale nei primi tre mesi sono balzate a 17,2 miliardi, leggermente sopra le previsioni di 17,1 miliardi. I risultati trimestrali sono stati accompagnati dall’annuncio di un piano di buyback da 70 miliardi di dollari e un aumento del dividendo trimestrale del 5% a 21 centesimi per azione. Google è il secondo colosso di Big Tech ad annunciare la trimestrale da quando è iniziata la guerra commerciale avviata da Donald Trump. Tesla nei giorni scorsi ha messo in guardia sull’impatto dei dazi sulle sue attività di batterie, che dipendono dai componenti dalla Cina.

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Banco Bpm boccia ancora l’Ops di Unicredit, ‘inadeguata’

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Ovviamente è ancora un no. E motivato con nuovi argomenti. Banco Bpm boccia una volta di più l’Offerta pubblica di scambio volontaria annunciata da Unicredit e lo fa citando anche “modalità di implementazione” della normativa sulla Golden Power che “da parte di Unicredit non risultano chiare”. Strategia ovviamente, ma intanto l’amministratore delegato di Banco Bpm consiglia chiaramente agli azionisti di non aderire all’Ops. I nuovi passaggi dello scontro sono contenuti nell’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio di amministrazione di Banco Bpm del ‘comunicato dell’emittente’ sull’offerta promossa dal gruppo guidato da Andrea Orcel.

Il Cda “a seguito di un’attenta valutazione dei termini e delle condizioni descritti nel documento di offerta pubblicato da Unicredit il 2 aprile scorso e delle altre informazioni disponibili ha ritenuto l’Ops non conveniente e il corrispettivo non congruo”, afferma Banco Bpm in un comunicato. “L’offerta è completamente inadeguata e quindi noi consigliamo ai nostri azionisti di non aderire”, ribadisce l’amministratore delegato Giuseppe Castagna nella conference call con gli analisti finanziari, aggiungendo che tra le altre cose “loro sono molto più esposti alla volatilità dei mercati”. Nella nota dopo la riunione del Cda, la banca sostiene anche che il valore generato dall’acquisizione di Anima “potrebbe diluirsi all’interno di Unicredit” e che dove “a seguito dell’acquisizione dell’emittente e fermo restando quanto previsto dal provvedimento Golden Power le cui modalità di implementazione da parte di Unicredit non risultano chiare, un’eventuale riduzione delle attività di rischio ponderate dovesse interessare anche la clientela di Banco Bpm, sussisterebbero significative incertezze circa la capacità di confermare gli obiettivi di crescita e di generazione di valore su basi stand-alone”.

La strategia perseguita da Banco Bpm “incentrata sulla generazione di valore per l’azionista attraverso la piena valorizzazione delle opportunità di sviluppo del business presso la clientela di riferimento, con specifico riguardo alle famiglie e alle Pmi, appare diversa da quella implementata da Unicredit”, spiega inoltre la banca guidata da Castagna. Che ricorda come “dopo aver perfezionato un aumento di capitale da 13 miliardi nel 2017 e aver ceduto nel periodo 2017-2019 una parte dei propri asset (tra cui Pioneer Investments, FinecoBank e Bank Pekao), Unicredit ha promosso negli ultimi anni una strategia che ha comportato una riduzione delle attività ponderate per il rischio che tra il 2020 e il 2024 sono passate da 326 miliardi a 277 miliardi”. Per l’Italia “tale orientamento si è tradotto in una riduzione delle attività di rischio ponderate da 131 miliardi a 101 miliardi negli anni dal 2020 al 2024 a cui appare riconducibile una riduzione dei volumi di impieghi da 168 miliardi a 145 miliardi nello stesso periodo”, aggiunge Banco Bpm. ll consiglio di amministrazione “riconosce che l’offerta di Unicredit sottovaluta la nostra banca”, spiega da parte sua il presidente di Banco Bpm, Massimo Tononi, secondo il quale “l’offerta è inadeguata dal punto di vista finanziario e non è giusta per i nostri azionisti”. Il Cda di Banco Bpm ha infatti deciso “che il corrispettivo non è congruo da un punto di vista finanziario. Tale conclusione è supportata, tra i vari fattori considerati, dalle rispettive analisi finanziarie condotte da Citi e Lazard, in qualità di advisor finanziari, e dalle rispettive opinion”, spiega l’istituto di piazza Meda, evidenziando in particolare il “mancato riconoscimento di un premio” per l’eventuale controllo di Banco Bpm.

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