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Politica

Conte al bivio, terzo tentativo o conta per Bonafede

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Il cerchio si stringe, l’arrivo dei costruttori latita, il voto dell’Aula sulla relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede si avvicina. Giuseppe Conte, da qui alle prossime 72 ore, si ritrovera’ di fronte al bivio piu’ insidioso: pilotare una crisi, presentandosi da dimissionario al Colle per un Conte-ter, o rischiare la sfida in Aula sulla giustizia.Per poi allungare i tempi per il nuvo governo, nel caso in cui dovesse farcela con i numeri. Una sfida che, almeno al Senato, questa volta appare quasi impossibile. La strada e’ stretta e,spiegano diverse fonti parlamentari, se in qualche modo ai potenziali volenterosi fosse annunciato un passo di lato di Bonafede, sarebbe meno in salita. Non e’ detto che Conte sia costretto ad aprire ad un “ter” gia’ tra lunedi’ e martedi’. Con delle assenze “strategiche” dei volenterosi in occasione della relazione di Bonafede il premier potrebbe superare lo scoglio giustizia. Ma tutte le opzioni al momento sembranop avere lo stesso peso. Intanto, il pressing su Palazzo Chigi e’ aumentato. “Dobbiamo partire”, spiega una fonte di primo piano del governo. Mercoledi’ la Camera votera’ su Bonafede, Al Senato potrebbe toccare giovedi’. Se la maggioranza andasse sotto Conte sarebbe di fatto costretto a dimettersi e, spiegano fonti parlamentari, a quel punto il Colle non gli darebbe un incarico esplorativo. A meta’ mattinata il premier vede Bonafede e Luigi Di Maio. Si parla delle ultime nomine nell’intelligence ma, soprattutto, di cosa accadra’ nei prossimi giorni. Secondo fonti qualificate della maggioranza il premier avrebbe in serbo un “coup de theatre” tra lunedi’ e martedi’. Potrebbero essere quelli i giorni del primo embrione della quarta gamba. Ma Conte deve dare in cambio qualcosa. Innanzitutto, una prospettiva politica. E non e’ un caso che Bruno Tabacci, dopo l’incontro con Di Maio a Palazzo Chigi – dove il presidente di Cd si reca due volte nel giro di poche ore – parli di campo “liberal-democratico” da occupare nel Paese. Poi c’e’ il punto piu’ “dolente”, per il premier: dare vita ad un Conte-ter con tanto di dimissioni e crisi pilotata. I numeri parlano chiaro. O si guarda a FI, o a Iv. Il gruppo dei renziani con una nota, fa un passo in avanti sul dialogo e l’ex premier, per un giorno preme il tasto” pausa” al duello con Renzi. Difficile, tuttavia, che il premier torni suoi suoi passi e tratti con il leader di Italia Viva. Anche se, su questo punto, oggi il Pd non parla mentre nel M5S crescono le pulsioni per far rientrare il leader di Iv. “I parlamentari hanno paura. Non solo di tornare al voto ma di dover dire si’ ad un governo tecnico”, spiega una fonte qualificata del Movimento. L’obiettivo di Conte, per ora, resta quello di “svuotare” Iv. Quello di Renzi tenere il gruppo compatto fino al voto su Bonafede per cercare di arginare eventuali assenze strategiche in Aula anche tra i renziani. C’e’ pero’ un’altra strada, quella azzurra. Un nuovo governo, anche guidato Conte ma senza Alfonso Bonafede a Via Arenula e sostenitore di una chiara svolta garantista sarebbe la condizione posta da una pattuglia di senatori potenziali”volenterosi” di FI – alcuni parlano di 7, altri di 13-15 – per confluire in un nuovo gruppo che appoggi l’esecutivo. All’interno del gruppo di Forza Italia in tanti non sarebbero disponibili a giocare un ruolo di comprimari in un centrodestra a trazione sovranista. A quel punto, la difesa del garantismo, un tema tradizionalmente caro a Silvio Berlusconi, renderebbe meno traumatica una scissione. L’operazione, secondo alcun voci insistenti, vedrebbe il coinvolgimento dell’attuale Vice Presidente della Camera Mara Carfagna, anche se il suo staff smentisce seccamente. Fonti autorevoli vicine a Berlusconi non escludono che possa esistere questa suggestione ma ironizzano sull’idea che alcuni azzurri possano governare con i loro nemici storici: “Sara’ come dei donatori di sangue che si sposano con Dracula”. Ma sul piatto Palazzo Chigi ha messo due punti dirimenti per FI: il proporzionale e la possibilita’ di eleggere “assieme” il successore di Sergio Mattarella. Le prossime ore saranno decisive. Con l’alternativa di evitare le dimissioni e limitarsi a un rimpastone che, oggi, appare piu’ lontano. E con all’orizzonte lo spettro del voto. Un’eventualita’ che, in caso di fallimento di Conte, dalle parti del Quirinale continuano a dare come probabile.

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Politica

Elezioni comunali Napoli: sfida di Paolo Russo a Marigliano e ritorno degli ex sindaci

Paolo Russo in corsa a Marigliano, ex sindaci in campo e centrodestra solido: ecco come cambiano le elezioni comunali nella provincia di Napoli tra sorprese e conferme.

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Tornano tanti ex sindaci nella città metropolitana di Napoli, mentre il campo largo annaspa e crolla l’asse Pd-Cinque Stelle. Il Movimento fondato da Conte praticamente scompare, mentre il centrodestra, pur con qualche difficoltà, regge. Proliferano le liste civiche e resta alta l’attenzione sulle liste pulite e sull’eventuale presenza di “impresentabili”.

Marigliano: la sfida di Paolo Russo

A Marigliano la novità è Paolo Russo (nella foto Imagoeconomica in evidenza assieme a Mara Carfagna), ex deputato di lungo corso, che scende in campo nella sua città d’origine. La sua coalizione “Cuore civico” raccoglie pezzi di centrodestra, società civile ed esponenti progressisti. Il Pd ha invece scelto un altro candidato: Gaetano Bocchino, sostenuto anche da Azione, Verdi e Sinistra. Terzo candidato è Ciro Panariello, appoggiato da una lista civica.

Giugliano: centrodestra contro un centrosinistra diviso

A Giugliano, la città più popolosa della provincia, si sfidano Giovanni Pianese con il centrodestra, Diego D’Alterio con il centrosinistra senza il Movimento 5 Stelle, e Salvatore Pezzella, ex esponente grillino, ora sostenuto da una civica. Resta la spada di Damocle della commissione d’accesso prefettizia che potrebbe portare allo scioglimento per infiltrazioni.

Nola: il Pd rinuncia e resta fuori dalla corsa

A Nola il Pd si sfila a sorpresa e lascia il campo a quattro candidati: Maurizio Barbato (Fratelli d’Italia), Andrea Ruggiero (Per e civiche), Agostino Ruggiero (sostenuto dai socialisti) e Antonio Ciniglio (civiche territoriali). Il ritiro del candidato Pd Giuseppe Tudisco ha lasciato spazio a una corsa senza bandiere ufficiali del centrosinistra.

Volla: sei candidati e la conferma dell’instabilità politica

A Volla si conferma il record di instabilità politica: sei i candidati a sindaco. Tra loro due ex primi cittadini: Giuliano Di Costanzo (sostenuto dal Pd) e Pasquale Di Marzo (civiche). In corsa anche Lino Di Donato (centrodestra), Roberto Barbato (civica), Gennaro Burriello (Potere al Popolo) e Gianluca Pipolo (civiche).

Casavatore: sfida tra ex sindaci

A Casavatore la sfida è tra Vito Marino (appoggiato da cinque civiche), Fabrizio Celaj (Pd e civiche) e Mauro Muto (Fratelli d’Italia). Marino e Muto hanno entrambi già guidato il Comune in passato.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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