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Cronache

Consulta, giudice predibattimentale incompatibile con processo

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La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 34, comma 2, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che è incompatibile a celebrare il giudizio dibattimentale di primo grado il giudice dell’udienza di comparizione predibattimentale, introdotta recentemente nel procedimento davanti al tribunale in composizione monocratica dall’art. 32 del d.lgs. n. 150 del 2022, sul modello dell’udienza preliminare. Lo comunica la Consulta in una nota. Il Tribunale di Siena aveva sollevato la questione di costituzionalità nell’ambito di un procedimento penale nel quale lo stesso giudice, che aveva tenuto l’udienza di comparizione predibattimentale, si trovava ad essere anche investito del giudizio dibattimentale. I giudici toscani hanno “rilevato che la censurata norma processuale (art. 554-ter, comma 3, cod. proc. pen.) si limitava – spiega la nota – a porre la regola secondo cui il giudice del dibattimento sarebbe dovuto essere «diverso» rispetto al giudice dell’udienza di comparizione predibattimentale; ma non prevedeva l’incompatibilità di cui all’art. 34 codice di procedura penale”. La Corte costituzionale ha “ritenuto fondata la censura sotto il profilo della dedotta violazione degli artt. 24, secondo comma, e 111, secondo comma Cost., affermando che la mancata previsione, in tal caso, di una vera e propria incompatibilità viola i principi costituzionali di terzietà e imparzialità del giudice, quali presupposti dell’effettività della tutela giurisdizionale”.

La Corte ha, infatti, sottolineato che nelle ipotesi di incompatibilità previste dall’art. 34 cod. proc. pen., l’imparzialità del giudice è compromessa ex sé, in generale e in astratto, diversamente da quanto si verifica nei casi di possibile astensione del giudice per gravi ragioni di convenienza, di cui all’art. 36 cod. proc. pen.; disposizione questa che, invece, si riferisce a situazioni, in cui la terzietà e l’imparzialità del giudice risultano compromesse in concreto, caso per caso. La sola prescrizione della diversità del giudice del dibattimento rispetto a quello predibattimentale non è sufficiente ad assicurare la piena garanzia del giusto processo, trattandosi in una fattispecie in cui il pregiudizio all’imparzialità e terzietà del giudice del dibattimento è di gravità tale da dover essere necessariamente prevista in via generale e predeterminata come ipotesi di incompatibilità. La Corte ha, poi, ritenuto violato anche l’art. 3 Cost., rilevando che il giudice dell’udienza preliminare e il giudice dell’udienza predibattimentale sono soggetti alla medesima regola di giudizio compendiata nel canone secondo cui «il giudice pronuncia sentenza di non luogo a procedere» quando «gli elementi acquisiti non consentono» di formulare «una ragionevole previsione di condanna». Invece l’art. 34, comma 2, cod. proc. pen. detta una disciplina ingiustificatamente differenziata nella misura in cui prevede l’incompatibilità a partecipare al giudizio soltanto per «il giudice che ha emesso il provvedimento conclusivo dell’udienza preliminare» e non anche per il giudice dell’udienza predibattimentale. Dall’ampliamento dei casi di incompatibilità – spiega la Consulta – per effetto della dichiarazione di illegittimità costituzionale è conseguita la necessità di assicurare il principio del giusto processo anche con riferimento al giudizio di impugnazione della sentenza di non luogo a procedere, sicché la Corte, in via consequenziale, ha altresì esteso la dichiarazione di illegittimità costituzionale anche a questa ulteriore ipotesi

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Cronache

Un farmacista di Napoli sfida i ladri: “Non mi arrendo, vi aspetto”

A Napoli il dottor Giovanni Russo, dopo tre furti nella sua farmacia, risponde ai ladri con un cartello: “Non mi arrendo, ho installato l’impianto di nebbia”.

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Furti ripetuti nella sua farmacia di via Simone Martini. Il dottor Giovanni Russo reagisce con un cartello indirizzato direttamente ai rapinatori.

Non si arrende, non scappa, non si piega. Il dottor Giovanni Russo, titolare di una farmacia in via Simone Martini, nel cuore del Vomero, ha deciso di rispondere ai ladri con la fermezza di chi ama il proprio lavoro e la propria città. Dopo aver subito almeno tre furti documentati – il 14 agosto, il 4 gennaio e il 4 maggio – ha affisso un cartello all’interno dell’attività per mandare un messaggio chiaro, diretto e ironico: “Vi avevo avvisato, le casse sono vuote e stavolta siete dovuti scappare come conigli”.

Il cartello, scritto tutto in stampatello blu acceso su sfondo chiaro, è diventato virale. Non solo perché si rivolge esplicitamente ai ladri, ma perché racconta molto di più: una resistenza civile fatta di amore per il proprio mestiere, rispetto per i cittadini onesti e rifiuto della rassegnazione.

Il farmacista racconta di aver installato un impianto di “nebbia artificiale”, un sistema che confonde e disorienta i malintenzionati durante le effrazioni. Una scelta costosa ma necessaria, dice Russo, che aggiunge con amarezza e orgoglio: “Mantengo sempre le promesse”, e poi ancora: “Non sarete voi con questi atti vili e meschini a farmi cambiare idea o peggio ancora ad indurmi a lasciare la professione che amo”.

Il cartello è anche un atto d’amore verso Napoli, che chiude con uno slogan che è quasi una firma di resistenza e passione: “Forza Napoli, sempre!”

Un messaggio che in molti hanno condiviso sui social, facendo del dottor Giovanni Russo un simbolo di chi a Napoli decide di non cedere al degrado ma di rimanere, combattere e difendere il proprio lavoro e la propria dignità.

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Cronache

A 250 km orari la Porsche in cui sono morti tre ragazzi

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Viaggiavano a più di 250 chilometri orari i tre ventenni che sono morti nella tarda serata di sabato, in provincia di Brindisi: la Porsche a bordo della quale si trovavano si è ribaltata, è finita contro un albero e ha preso fuoco. I vigili del fuoco hanno dovuto estrarli dalle lamiere. Dalle indagini coordinate dalla procura di Brindisi è emerso che l’auto aveva raggiunto la folle velocità diversi minuti prima dell’incidente.

La Porsche era stata noleggiata poche ore prima da una delle tre vittime, il 22enne Luigi Perruccio, da un’agenzia di Brindisi. A bordo c’erano anche le 21enni Sara Capilunga e Karina Ryzkhov, anche loro decedute nell’impatto. Karina era arrivata in Italia dall’Ucraina pochi mesi dopo l’inizio della guerra, viveva a Torchiarolo con una famiglia di italiani che ha ricevuto un alert sullo smartphone dopo l’impatto. Il gps li ha poi portati sul luogo dell’incidente, la strada provinciale che collega Torchiarolo a Lendinuso.

“Per la comunità di Torchiarolo – ricorda il parroco don Antonio De Nanni – è una storia che si ripete. Già nel 2007 ci fu il dramma di cinque giovani bruciati in una macchina per un incidente stradale”. Il parroco racconta che “due dei tre giovani hanno frequentato l’azione cattolica. La ragazza ucraina si è integrata negli anni nella nostra comunità. Dopo la guerra ha voluto rimanere qui perché si era legata tanto alla famiglia che la ospitava. Adesso lavorava qui”. “Ragazzi – spiega – felici, spensierati, tutti e tre lavoratori, con principi sani. Giovani educati che si facevano volere bene. Dobbiamo sfruttare in maniera positiva questo evento drammatico, imparando anche da questa situazione”.

Il sindaco Elio Ciccarese ha parlato di una “tragedia immane” e ha annunciato il lutto cittadino il giorno dei funerali, non ancora stabilito. “Ora – ha aggiunto – è il tempo della preghiera e della vicinanza alle famiglie. Luigi, Sara, Karina, splendidi ragazzi nel fiore della giovinezza, sarete sempre nei nostri cuori”. Anche questa domenica in Puglia si sono registrati diversi feriti: nella sola provincia di Foggia, in due distinti incidenti, se ne contano 17, tra cui cinque bambini. Feriti non gravi, tranne una donna che è in rianimazione.

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Si barrica in casa, litiga con la madre e si uccide

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Tutto è iniziato da una discussione che sembrava potesse finire con il rammarico di qualche parola di troppo. Ma poi l’atteggiamento dell’uomo, un agente di polizia di 50 anni, ha iniziato a spaventare sua madre. I due erano soli in casa e lui ha manifestato un atteggiamento aggressivo. La donna ha avuto paura e ha tentato di chiedere aiuto al 118. Il 50enne, a quel punto, si è barricato in casa minacciando di farla finita.

La madre, approfittando di un momento di distrazione del figlio, è riuscita a fuggire. E poco dopo, in quell’appartamento di una zona residenziale di Bari, si è consumata la tragedia: il 50enne ha impugnato la pistola d’ordinanza e si è tolto la vita sparandosi un colpo alla testa. Neppure i colleghi che erano intervenuti sono riusciti a calmarlo. Hanno provato in ogni modo a farlo uscire dall’abitazione ma lui non ha voluto. Chi lo conosceva, nel quartiere, parla di un uomo riservato, che non aveva problemi. “Nessuno – hanno detto – avrebbe potuto immaginare una cosa simile”. Qualche vicino di casa ha puntato il dito “sull’eccessivo stress a cui sono sottoposte le forze dell’ordine: nessuno pensa mai al loro lavoro e a quello che passano ogni giorno a fronte di quanto guadagnano”.

Tra i colleghi giunti sul posto tanto sconforto e tristezza. Sono intervenuti anche i vigili del fuoco. Il personale del 118 ha tentato di salvargli la vita ma non c’è stato nulla da fare. Momenti di paura si sono vissuti anche a Margherita di Savoia, nella provincia Barletta-Andria-Trani, dove un altro uomo si è barricato in casa armato di coltello, minacciando di fare del male ai suoi parenti e di uccidersi. L’uomo, un 47enne, ha problemi con le dipendenze da alcol e droghe. I carabinieri sono riusciti a fare uscire subito i parenti dall’abitazione e poi si sono fatti consegnare il coltello. Le operazioni di negoziazione sono durate ore. Poi, quando si sono accorti che c’era un fiamma accesa nella stanza, hanno fatto irruzione ed il 47enne è stato affidato al personale sanitario.

“L’intervento è durato sei ore con una negoziazione molto lunga a cura del militare specializzato negoziatore”, ha detto al termine delle operazioni il comandante provinciale dei carabinieri di Trani, il colonnello Massimiliano Galasso. La palazzina è stata cinturata e sotto la finestra da cui l’uomo lanciava oggetti in strada è stato sistemato un gonfiabile. Per Galasso, “l’intervento è stato da manuale: mi congratulo pubblicamente con i militari che sono intervenuti perché sono stati bravissimi”.

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