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Economia

Consip, confermata l’esclusione della Romeo da una maxi-gara da oltre un miliardo di euro

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Si chiude al momento, per il gruppo Romeo, la possibilità di rientrare nella partita degli appalti Consip, come già stabilito dal Consiglio di Stato il 17 settembre 2018. È stata infatti confermata dalla Cassazione l’esclusione dalla maxigara per appalti da oltre un miliardo di euro, bandita da Consip il 22 marzo 2014 nel settore della manutenzione di pubblici uffici, nei confronti del gruppo Romeo guidato dall’imprenditore napoletano Alfredo Romeo. La società però non si arrende e annuncia un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) di Strasburgo. Il verdetto emesso dagli ‘ermellini’ delle Sezioni Unite della Suprema Corte ha pero’ sbarrato la strada al ricorso alla Corte di giustizia dell’Unione europea di Lussemburgo, richiesto dai legali di Romeo che contestavano la sentenza della giustizia amministrativa. L’esclusione dalla gara – la tranche che interessava Romeo era inerente all’appalto per la gestione di palazzi romani del valore di poco meno di 150 milioni di euro – e’ scattata per la tentata corruzione di un manager di Consip. Si tratta di Marco Gasparri, l’ex direttore sourcing servizi e utilility, che ha dichiarato di aver ricevuto da Romeo circa 100mila euro nel periodo 2012-2016 in cambio di informazioni riservate ed e’ stato condannato per corruzione a un anno e otto mesi, con patteggiamento, dal Tribunale di Roma il 15 settembre 2017. Ad avviso del legali di Romeo, l’esclusione dalla gara Consip e’ in contrasto con le norme comunitarie dato che manca una sentenza passata in giudicato e perche’ a tanto si e’ giunti solo sulla base di un sospetto “comunicato” da una Procura “in base ad una semplice indagine, peraltro non ancora approdata a dibattimento e con incerti esiti nella sua conduzione”. Per questo i legali dell’imprenditore avevano chiesto di inviare gli atti alla Corte di Lussemburgo, sostenendo che c’era stata violazione di diritti fondamentali e che il gruppo Romeo era stato arbitrariamente estromesso a vantaggio di altri. Il filone di inchiesta Consip e’ stato scorporato tra Roma e Napoli e tra gli inquirenti ci sono state tensioni determinate anche da fughe di notizie. Nelle maglie delle intercettazioni sono finiti, tra gli altri, anche Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, e l’ex ministro Luca Lotti. Per quattro volte Romeo, in tempi recenti, ha ottenuto dalla Cassazione penale l’annullamento di misure cautelari spiccate nell’indagine Consip e in altre inchieste. Ma per quanto riguarda l’esclusione dalla gara, gli ermellini rilevano che non c’e’ nessun obbligo di chiamare in causa la Corte di Lussemburgo e che il verdetto del Consiglio di Stato non presta il fianco a critiche. “La Cassazione ha riconosciuto la possibilita’ che Romeo Gestioni possa subire danni materiali dallo Stato in seguito ad alcune sentenze, anche della Cassazione. E dunque Romeo Gestioni fara’ ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) proprio in tutela dei danni procurati dalle temerarie iniziative intraprese dalla Consip a danno della scrivente societa’”, commenta in serata la societa’. “Romeo Gestioni – si legge in un comunicato – ribadira’ in ogni sede l’infondatezza giuridica e amministrativa delle azioni Consip, che non solo si arrabatta in tortuosi e temerari percorsi giudiziari, ma che soprattutto si ostina a non annullare gare esperite sei anni fa, che non hanno prodotto alcun beneficio alla comunita’, e che per di piu’ sono superate dalle normative sopravvenute. In particolare, questo, per quanto attiene ai nuovi protocolli imposti dall’epidemia di Covid-19, che rende impraticabili i capitolati di gara banditi da Consip, e che impediscono di contrattualizzare i relativi servizi”.

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Economia

Mediobanca lancia offerta su Banca Generali: nasce un colosso del Wealth Management

Mediobanca offre la propria partecipazione in Generali per acquisire Banca Generali e rafforzarsi nel Wealth Management con 210 miliardi di attivi in gestione.

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Mediobanca ha ufficialmente lanciato un’offerta pubblica di scambio sul 100% di Banca Generali, proponendo al Leone di Trieste la propria partecipazione azionaria in cambio della controllata specializzata nel settore del risparmio gestito. L’operazione, annunciata attraverso una nota ufficiale, comporta per Mediobanca la cessione della sua quota in Generali e un simultaneo investimento in Banca Generali per un valore complessivo di 6,3 miliardi di euro.

Evoluzione del rapporto tra Mediobanca e Generali

Secondo quanto precisato da Piazzetta Cuccia, questa mossa rappresenta un cambiamento strategico nei rapporti tra Mediobanca e Generali: da un semplice legame finanziario si passa a una “forte partnership industriale”, segnando una nuova fase di collaborazione tra i due gruppi.

Obiettivo: la leadership nel Wealth Management

L’operazione permetterà a Mediobanca di rafforzare notevolmente la propria presenza nel settore del Wealth Management. Una volta completata l’aggregazione, il gruppo potrà contare su attivi in gestione pari a 210 miliardi di euro, ricavi per circa 2 miliardi e una capacità di crescita stimata in oltre 15 miliardi annui. Un passo decisivo che conferma la volontà di Mediobanca di posizionarsi come leader di mercato in un settore strategico e in forte espansione.

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Economia

Eurostat, in Italia povero il 9% dei lavoratori full time

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In Italia sale il rischio di povertà tra le persone che lavorano anche se impegnate a tempo pieno: nel 2024 gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al netto dei trasferimenti sociali sono il 9%, in aumento dall’8,7% registrato nel 2023. Una percentuale più che doppia di quella della Germania (3,7%). E’ quanto emerge dalle tabelle Eurostat appena pubblicate secondo le quali, invece, sono il 10,2% i lavoratori di almeno 18 anni occupati per almeno la metà dell’anno (sia full time che part time) a rischio povertà, anche questi in aumento rispetto al 9,9% del 2023 .

In Spagna la percentuale dei lavoratori impegnati full time poveri è del 9,6% mentre in Finlandia è al 2,2%. Per chi lavora part time la percentuale di chi risulta povero in Italia nel 2024 risulta in calo dal 16,9% al 15,7%. La povertà lavorativa sale in Italia soprattutto per i lavoratori indipendenti, tra i quali il 17,2% ha redditi inferiori al 60% di quello mediano nazionale (era il 15,8% nel 2023) mentre per i dipendenti la quota sale all’,8,4% dall’8,3% precedente. In Germania la quota degli occupati over 18 in una situazione di povertà è diminuita dal 6,6% al 6,5% mentre in Spagna è diminuita dall’11,3% all’11,2%. Soffrono in Italia di questa condizione soprattutto i giovani: tra i 16 e i 29 anni è povero l’11,8% degli occupati mentre tra i 55 e i 64 anni è il 9,3%. Nella povertà lavorativa conta il livello di istruzione.

Tra i lavoratori che hanno fatto la sola scuola dell’obbligo in Italia si registra un 18,2% di occupati poveri (era il 17,7% del 2023) mentre la percentuale crolla tra i lavoratori laureati, tra i quali solo il 4,5% risulta con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale. Ma in questo caso si registra un importante aumento, visto che la percentuale era al 3,6% nel 2023. Si registra invece un lieve calo della povertà tra gli occupati che hanno un diploma con il 9,1% in difficoltà nel 2024 a fronte del 9,2% dell’anno precedente.

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Economia

Parte l’ops su Bpm, Unicredit cerca dialogo col governo

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Da lunedì i soci di Banco Bpm potranno aderire all’offerta di Unicredit ma in questo momento tutti si chiedono se conviene, gli azionisti di Piazza Meda, la Borsa e lo stesso Andrea Orcel, il ceo di Piazza Gae Aulenti. Agli azionisti converrebbe vendere sul mercato. Per ciascuna azione di Bpm consegnata, che nell’ultima seduta di Borsa valeva 9,74 euro consegnata, si ricevono 0,175 azioni UniCredit (che venerdì valevano 50,87 euro), uno sconto che va oltre l’8 per cento. Improbabile un rialzo di prezzo ora che Unicredit deve fare i conti con i paletti imposti dal governo e con l’acquisizione di Anima che senza il Danish Compromise – una normativa europea che consente alle banche di acquisire assicurazioni con un minor assorbimento di capitale – pesa sull’indice patrimoniale di Banco Bpm e la rende meno attraente. L’offerta però resterà aperta fino al 23 giugno e nel frattempo Unicredit cerca un dialogo con il governo.

Le prescrizioni, tra cui il mantenimento del rapporto prestiti/depositi in Italia, le filiali di Banco Bpm in Lombardia e l’uscita dalla Russia entro il gennaio 2026, hanno un impatto che gli analisti di Jp Morgan hanno provato a calcolare: cento milioni di minori sinergie sui ricavi derivanti dalla stabilità del rapporto prestiti/depositi; 47 punti base di impatto CET1 derivante dall’uscita dalla Russia equivalente a 1,4 miliardi di capitale; 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale di 0,9 miliardi di euro. E in caso di inadempimento o violazione delle prescrizioni, secondo indiscrezioni, rischierebbe una multa compresa tra 300 milioni e 20 miliardi di euro. La normativa stabilisce infatti che la sanzione amministrativa possa arrivare fino al doppio del valore dell’operazione, e non sia inferiore all’1% del fatturato cumulato dell’ultimo esercizio approvato. Mentre Orcel si interroga se ne valga la pena, le tecnicalità vengono portate avanti e dopo una lunga istruttoria il 24 aprile è stato notificato alla DG Competition l’operazione di fusione e una risposta è attesa entro il 4 giugno.

“Data la forte complementarietà, presumiamo che non vi sia alcun piano di riduzione degli sportelli di in Lombardia”, sottolineano gli analisti di Jp Morgan, ricordando che Banco Bpm ha una quota di mercato del 13% contro il 6% di Unicredit. Resta in ogni caso sotto la soglia del 25% richiesta dall’Antitrust europeo. Il gruppo combinato avrebbe quote di mercato in eccesso solo in Sicilia (27%); raggiungerebbe il 24% in Val d’Aosta e Molise, il 23% in Piemonte, il 21% in Veneto e Lazio. La via del dialogo va percorsa, anche se il ministro Giancarlo Giorgetti tiene il punto e, a margine dei lavori del Fmi, non mostra segni di ammorbidimento. “Il governo deve valutare l’interesse nazionale, che non sono le competenze della Bce o della dg competition, è l’interesse nazionale. Qui (negli Usa ndr) ho capito che l’interesse nazionale risponde ad un concetto abbastanza virile anche in materia economica. In Italia abbiamo un concetto di interesse nazionale un po’ più lasco. Io li invidio gli americani”, ha chiosato.

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