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Cronache

Concorsi universitari truccati, il Pm di Catania aveva chiesto l’arresto di 40 professori: ecco tutti i nomi

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La Procura di Catania aveva chiesto provvedimenti cautelari personali per 40 dei 66 indagati nell’inchiesta ‘Universita’ Bandita’ nata da indagini della Digos della polizia di Stato su 27 Concorsi accademici che, secondo l’accusa, sarebbero stati truccati. Nessuna richiesta era stata invece avanzata per altri 26 indagati, e tra loro i rettori Eugenio Gaudio, de La Sapienza di Roma, e Marco Montorsi, dell’Humanitas University di Rozzano. Il Gip Carlo Cannella, nella sua ordinanza di 676 pagine, ha disposto la sospensione dell’esercizio dal pubblico ufficio per il rettore Francesco Basile, del pro rettore Giancarlo Magnano di San Lio, dell’ex rettore Giacomo Pignataro e di altre sette professori universitari. La richiesta della Procura, a conclusione di un atto da 1.049 pagine, era piu’ articolata: 13 arresti domiciliari, 27 divieti di dimora, e nessun provvedimento per gli altri 26 indagati. I domiciliari erano stati chiesti oltre che per Basile, Magnano di San Lio e Pignataro, anche per i professori sospesi: Michela Maria Benedetta Cavallaro (direttrice del dipartimento di Economia e impresa UniCt), Filippo Drago (direttore Scienze Biomediche e biotecnologie UniCt), Giovanni Gallo (direttore Matematica e informatica UniCt), Carmelo Giovanni Monaco (direttore Scienze biologiche, geologiche e ambientali UniCt), Roberto Pennisi (direttore Giurisprudenza UniCt), Giuseppe Sessa (presidente coordinamento facolta’ Medicina UniCt). Gli arresti domiciliari erano stati chiesti anche per Massimo Libra (ordinario di Scienze biomediche UniCt), Ferdinando Nicoletti (ordinario e componente del dipartimento Scienze biomediche UniCt), Giuseppe Pappalardo (ordinario e membro interno del concorso per Rtda nel settore scientifico informativo bandito il 7 giugno 2017) e Giovanni ‘Gianni’ Puglisi (direttore di Scienze del farmaco di UniCt).

La Procura aveva chiesto solo il divieto di dimora per uno dei 10 indagati sospesi dal Gip: il professore Giuseppe ‘Uccio’ Barone (direttore Scienze politiche e sociali UniCt). Il procuratore Carmelo Zuccaro, l’allora aggiunto Sebastiano Ardita, adesso al Csm, e i sostituti Marco Bisogni, Raffaella Agata Vinciguerra e Santo Bisogni, avevano chiesto il divieto di dimora a Catania per altri 26 indagati: Luca Vanella (docente prima fascia UniCt), Marinella Astuto (professoressa associata UniCt), Piero Baglioni (ordinario UniFi, con richiesta divieto dimora anche a Firenze), Antonio Barone (docente prima fascia UniCt), Giovanna Cigliano (professoressa associata UniNa ‘Federico II’, con richiesta divieto dimora anche a Napoli), Umberto Cillo (ordinario UniPd, con richiesta divieto dimora anche a Padova), Giorgio Conti (ordinario a La Cattolica di Roma, con richiesta divieto dimora anche a Roma), Vera Maria Lucia D’Agata (associata Scienze biomediche Uni Ct), Stefano De Franciscis (docente prima fascia dell’UniCz, con richiesta divieto dimora anche a Catanzaro), Santi Fedele (ordinario UniMe, con richiesta divieto dimora anche a Messina), Enrico Foti (direttore Ingegneria civile e Architettura UniCt), Sebastiano Angelo Granata (ricercatore tipo B Scienze politiche e sociali UniCt), Salvatore Giovanni ‘Salvo’ Gruttadauria (ordinario Chirurgia generale UniCt), Calogero Guccio (ordinario Economia e imprese UniCt), Alfredo Guglielmi (ordinario UniVr, con richiesta divieto dimora anche a Verona), Giampiero Leanza (ordinario Scienze del farmaco UniCt), Paolo Mazzoleni (ordinario Scienze biologiche UniCt), Maura Monduzzi (ordinario UniCa, con richiesta divieto dimora anche a Bologna), Giuseppe ‘Pippo’ Mulone (ordinario UniCt), Paolo Navalesi (ordinario UniCz), Giovanni Matteo Negro (ordinario UniCt), Vincenzo ‘Nino’ Perciavalle (ordinario in quiescenza UniCt), Stefano Giovanni Puelo (direttore Scienze mediche UniCt), Maria Alessandra Ragusa (ordinario Matematica e informatica UniCt), Antonino Tony Recca (ex rettore UniCt) e Salvatore Saccone (docente prima fascia UniCt).

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Cronache

il giornalista Marc Innaro e la censura Rai: Russia demonizzata, Europa marginale

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Marc Innaro (foto Imagoeconomica in evidenza), storico corrispondente Rai da Mosca e oggi inviato dal Cairo, torna a parlare in un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, affrontando con lucidità e tono critico le tensioni tra l’Occidente e la Russia, il suo allontanamento da Mosca e la crescente russofobia nelle istituzioni europee.

Dal 1994 al 2000 e poi dal 2014 al 2022, Innaro ha raccontato la Russia da dentro, cercando – come lui stesso dice – di “corrispondere” la realtà e il punto di vista di Mosca. Una scelta giornalistica che gli è costata accuse di filoputinismo e, di fatto, l’interruzione della sua esperienza russa da parte della Rai, ufficialmente per motivi di sicurezza legati alla nuova legge russa contro le “fake news”.

Ma Innaro contesta apertamente questa versione: “Quella legge valeva per i giornalisti russi, non per gli stranieri accreditati. Commissionai persino uno studio legale russo-italiano che lo dimostrò. Nessuno mi ascoltò”. A detta sua, la vera censura arrivava “non dai russi, ma dagli italiani”.

Nato, Ucraina e verità scomode

Un episodio televisivo emblematico segnò la sua posizione pubblica: una cartina sull’allargamento della Nato a Estmostrata in diretta al Tg2 Post, che gli offrì l’occasione per dire: “Ditemi voi chi si è allargato”. Una verità storica, sottolinea, che rappresenta “la versione di Mosca” e che fu raccontata anche da Papa Francesco, quando parlò del “latrato della Nato alle porte della Russia”.

Da lì in poi, dice Innaro, cominciò l’isolamento. Non gli fu consentito di intervistare Lavrov né di andare embedded con i russi nel Donbass, mentre altri inviati Rai furono autorizzati a farlo con le truppe ucraine, anche in territorio russo.

“La Russia non vuole invadere l’Europa”

Secondo Innaro, la narrazione di Mosca come minaccia globale è costruita ad arte: “La Russia è un Paese immenso con 145 milioni di abitanti. Come può voler invadere un’Europa da 500 milioni?”. L’obiettivo russo, dice, è sempre stato chiaro: la neutralità dell’Ucraina e il rispetto per le minoranze russofone.

Nel commentare le dichiarazioni dei vertici Ue e Nato, come quelle di Kaja Kallas o Mark Rutte, Innaro osserva che “alimentare la russofobia non aiuta a risolvere nulla” e ricorda che è grazie al sacrificio sovietico se l’Europa è stata liberata dal nazifascismo.

“L’Europa doveva includere la Russia”

La guerra, secondo Innaro, “diventa sempre più difficile da fermare”, anche per il consenso interno a Putin. Ma l’errore strategico dell’Occidente, dice, è stato non costruire una nuova architettura di sicurezza con la Russia dopo la Guerra Fredda: “Abbiamo più in comune con i russi che con altri popoli. Ma ora i 7/8 del mondo si riorganizzano e l’Europa resta ai margini”.

Un’analisi lucida e controcorrente, che rimette in discussione molte certezze del racconto dominante.

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Cronache

Una 14enne precipita dal terzo piano e muore nel Tarantino

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Una ragazza di 14 anni è morta dopo essere precipitata dalla finestra al terzo piano dell’abitazione di Massafra (Taranto) dove viveva con i genitori. La ragazzina è stata soccorsa dal personale del 118 e trasportata d’urgenza all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, ma è deceduta poco dopo il suo arrivo al pronto soccorso. Il pm di turno, a quanto si è appreso, ha aperto un’inchiesta per fare luce sull’accaduto. La madre, che era con lei nell’appartamento, l’avrebbe vista lanciarsi dalla finestra. L’attività investigativa è affidata ai carabinieri.

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Cronache

Nove colpi contro l’auto di un incensurato a Nocera Inferiore

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Nove colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi contro un’auto a Nocera Superiore. Il fatto è accaduto nella frazione Citola. La vittima dell’intimidazione è un 30enne, incensurato. L’uomo, ascoltato dai carabinieri, non ha saputo fornire alcuna spiegazione su quanto accaduto. I militari del reparto Territoriale nocerino, guidati dal comandante Gianfranco Albanese, sono al lavoro per ricostruire la dinamica di quanto accaduto. L’auto è stata posta sotto sequestro per consentire i rilievi. Non è escluso che i colpi siano partiti da due armi.

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