Nel caos della battaglia che ha sconvolto Gaza Nord ieri, tre giovani israeliani sono rimasti vittime di un tragico errore. I soldati israeliani, credendoli terroristi, hanno aperto il fuoco, causando la morte di Samer Fouad Talalka, 24 anni, originario della città beduina di Hura, e di Yotam Haim, 22 anni, un appassionato batterista heavy metal rapito nel Kibbutz Kfar Aza. Il terzo ostaggio, rimasto anonimo per volontà della famiglia, ha subito la stessa sorte.
Il colonnello Daniel Hagari, portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), ha riferito che durante i combattimenti a Shejaiya, i soldati hanno erroneamente identificato i tre giovani come una minaccia e hanno aperto il fuoco. Hagari ha assunto la responsabilità di questo tragico incidente, sottolineando che l’area era notoriamente infestata da terroristi, inclusi uomini-bomba.
I nomi di due delle vittime sono stati resi noti: Samer Fouad Talalka e Yotam Haim. Il terzo giovane rimane anonimo per rispetto della volontà della sua famiglia. Talalka, proveniente dalla comunità beduina di Hura, lavorava nei fine settimana a Nir Am insieme al padre. Haim, un appassionato batterista heavy metal rapito a Kfar Aza, ha lasciato un vuoto nel mondo della musica.
Il dolore si è esteso ad altre famiglie israeliane, con il ritrovamento dei corpi di altri ostaggi. Elia Toledano, 28 anni, fidanzato di Mia Schem, è stato uno di loro. Mia, una franco-israeliana ferita il 7 ottobre e operata al braccio da un veterinario a Gaza, ha espresso il desiderio di tornare a casa attraverso un toccante messaggio video.
La madre di Elia, Kerem Toledano, ha tenuto una conferenza stampa straziante, mostrando la foto della figlia Mia e ricordando il sorriso dolce di suo figlio. Mia Schem è stata liberata il 30 novembre, ma Elia Toledano non ha avuto la stessa fortuna.
Il lutto ha colpito anche le famiglie di due giovani poliziotti, Nick Beiser e Ron Sherman, entrambi 19enni. Beiser, autista della divisione di polizia Gaza, ha comunicato con i genitori poco prima dell’attacco, rassicurandoli sulle sue condizioni. Le sue ultime parole alla madre sono state di amore e preoccupazione.
Sherman, con doppia cittadinanza israeliana e argentina, ha inviato un commovente messaggio d’addio ai genitori. La madre, di origini argentine come il Papa Francesco, si era recata fino a Roma per cercare il suo supporto.
La rabbia delle famiglie degli ostaggi ancora in mano ai terroristi non accenna a placarsi. Con 23 morti e oltre 100 prigionieri, si sta discutendo la possibilità di uno sciopero della fame come forma di protesta contro la strategia del governo israeliano. Le famiglie chiedono trattative dirette tra capi dell’Intelligence anziché l’attuale approccio finalizzato a esercitare pressione sui terroristi per ottenere una “buona proposta” al tavolo dei negoziati. La situazione rimane tesa mentre la comunità internazionale segue da vicino gli sviluppi nella regione.