“Condotte reiterate, ossessive e di penetrante controllo della vita privata, professionale e istituzionale”. Così i magistrati descrivono i comportamenti di Maria Rosaria Boccia, la donna indicata come presunta ex amante dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, al centro di una pesante inchiesta giudiziaria.
Stando all’accusa, Boccia avrebbe perseguitato Sangiuliano per mesi, provocandogli un grave stato d’ansia, perdita di peso e pensieri suicidi, fino a costringerlo alle dimissioni dal governo.
Pressioni, gelosia, ricatti: la ricostruzione della Procura
La Procura di Roma ha chiuso le indagini, accusando Boccia di stalking, lesioni personali, interferenze illecite nella vita privata, falso e diffamazione. La relazione extraconiugale tra i due sarebbe iniziata nel giugno 2023 e si sarebbe conclusa nell’aprile 2024, ma la donna avrebbe continuato a esercitare pressioni, minacce e azioni persecutorie anche dopo la rottura.
In un episodio a Sanremo, per gelosia, gli avrebbe impedito di uscire da una stanza d’albergo e lo avrebbe aggredito, provocandogli una lesione al cuoio capelluto. In altre occasioni avrebbe preteso l’accesso al cellulare istituzionale del ministro, comprese le password e i dati sensibili delle comunicazioni.
La falsa gravidanza e la corsa a un incarico pubblico
Secondo l’accusa, Boccia avrebbe simulato una gravidanza e attestato falsamente l’assenza di incompatibilità per un incarico al Ministero della Cultura, mentre collaborava con un’agenzia di comunicazione.
La donna avrebbe preteso una nomina fiduciaria da parte del ministro, per legittimare la propria presenza quotidiana negli uffici di piazza del Collegio Romano. Non ottenendola, avrebbe avviato una campagna di pressione personale e pubblica, culminata nella pubblicazione su Instagram di foto private della coppia, accompagnate da minacce e richieste dirette a Sangiuliano.
Diffamazioni e pressioni sullo staff
Tra le condotte contestate, anche tentativi di screditare i collaboratori più fidati del ministro, tra cui l’allora capo di gabinetto Francesco Gilioli, anch’egli parte offesa nel procedimento. In più occasioni la Boccia avrebbe chiesto di essere coinvolta in eventi istituzionali, come le visite a Pompei o l’organizzazione del G7, ricattando il ministro sulla loro relazione e sulle conseguenze mediatiche di un eventuale rifiuto.
L’apice dello scontro e la minaccia pubblica
Il culmine della vicenda sarebbe stato raggiunto quando Sangiuliano si rifiutò di firmare un patto di riservatezza e di raggiungerla a Napoli. Quel giorno, sui social dell’indagata, comparvero foto del ministro in costume a Positano e insieme alla donna a un concerto dei Coldplay. “Saranno rimosse solo se verrai”, avrebbe scritto Boccia.
Poi ulteriori messaggi e minacce, anche rivolti alla moglie del ministro, tra cui l’invio diretto di comunicazioni e post insinuanti, accompagnati da provocazioni pubbliche come la promessa di una scenata al Festival del Cinema di Venezia, dove Sangiuliano era atteso per impegni istituzionali.
Presunzione di innocenza
Maria Rosaria Boccia è indagata e non ancora processata. Come per ogni cittadino, vale il principio di presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva. Sarà il Tribunale, eventualmente, a stabilire se vi siano responsabilità penali per i fatti contestati.