C’è l’arcivescovo di Teheran, mons. Dominique Joseph Mathieu, e quello di Tokyo, Tarcisio Isao Kikuchi, presuli dalla Costa d’Avorio (Ignace Bessi Dogbo), dall’Ecuador (Luis Gerardo Cabrera Herrera), dal Canada (Francis Leo) e dalla Serbia (Ladislav Nemet), solo per citare alcuni dei ventuno cardinali che verranno creati l’8 dicembre, come ha annunciato Papa Francesco alla fine dell’Angelus. Una comunicazione su un prossimo Concistoro era attesa da diverse settimane, considerato il fatto che diversi membri del collegio cardinalizio hanno compiuto o stanno per compiere 80 anni, la soglia che sbarra loro le porte del Conclave. Delle 21 porpore annunciate oggi, 20 hanno diritto di voto.
E’ dai loro volti dunque che passa il futuro della Chiesa, sempre più planetaria, meno eurocentrica e più attenta a quelle ‘periferie’ che sono la cifra del pontificato di Papa Francesco. Tra le nomine spicca l’assenza di nomi statunitensi che hanno sempre avuto un importante ruolo nella scelta dei Pontefici. Il Concistoro dell’8 dicembre confermerà “l’universalità della Chiesa”, come detto dallo stesso Papa Francesco nell’Angelus. Una Chiesa più globale che tiene conto della crescita dei cattolici nei continenti asiatico e africano e del declino nel mondo occidentale, che di fatto sarà un po’ meno rappresentato rispetto al passato. I cardinali elettori saliranno a 142, dei quali 112 nominati da Papa Francesco, quasi l’80 per cento. Una percentuale con la quale Bergoglio quindi rafforza la sua eredità nel futuro Conclave.
Quattro i nomi italiani. C’è l’arcivescovo di Torino, il teologo Roberto Repole. C’è poi Baldassarre Reina che incassa oggi una doppia nomina, a cardinale e a Vicario di Roma, ed avrà un compito di primo piano, considerato l’afflusso di pellegrini che sono attesi a Roma per il Giubileo. C’è poi padre Fabio Baggio, scalabriniano, che non è nemmeno vescovo ma che gestisce in Curia la sezione maggiormente cara al Papa, quella dei migranti. Infine il Papa nomina cardinale un Nunzio, Angelo Acerbi, 99 anni. Ha servito la Chiesa cattolica come ‘ambasciatore’ in tanti Paesi, dal Brasile al Giappone, e quando venne inviato in Colombia da Giovanni Paolo II fu ostaggio per sei settimane dai guerriglieri del Movimiento 19 de Abril. Il più giovane tra i nuovi cardinali è un ucraino greco-cattolico che però segue i fedeli a Melbourne, in Australia. Monsignor Mykola Bychok ha 44 anni e scavalca nel nuovo collegio cardinalizio l’italiano Giorgio Marengo, 50 anni, che deteneva questo primato. Tra le curiosità c’è il cardinale maratoneta: l’arcivescovo di Algeri, monsignor Jean Paul Vesco, nato a Lione nel 1962, domenicano, è stato un atleta in gioventù con un personal best in maratona di 2h52′.
“Chi corre prega due volte” è il motto del cardinale eletto che nel 2018, quando era vescovo di Oran, celebrò la beatificazione dei monaci martiri di Tibhirine. Gli altri cardinali sono: Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio, arcivescovo di Lima (Peru), Vicente Bokalic Iglic, arcivescovo di Santiago del Estero (Primate d”Argentina), Fernando Natalio Chomali Garib, arcivescovo di Santiago del Cile, Pablo Virgilio Siongco David, vescovo di Kalookan (Filippine), Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre (Brasile), Bruno Syukur, vescovo di Bogor (Indonesia), mons. Rolandas Makrickas, arciprete coadiutore della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. C’è poi il teologo domenicano che il Papa ha voluto per predicare al Sinodo, padre Timothy Peter Joseph Radcliffe. Infine un volto noto ai giornalisti che viaggiano con il Pontefice: mons. George Jacob Koovakad, Officiale della Segretaria di Stato, Responsabile dei Viaggi papali.