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Economia

Cashback alle porte ma Italia cashless in 5 anni

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La rivoluzione del Cashback e’ in atto ma l’Italia sara’ totalmente cashless in 5 anni mentre in Europa si va piu’ veloci. L’indicazione arriva dall’ultimo European Payment Report (EPR) di Intrum che annualmente, in 29 paesi europei, intervista le aziende sul tema dei pagamenti. Per l’edizione 2020, la consueta analisi dell’operatore europeo nei credit services ha preso in esame un campione di circa 10mila rappresentanti di pmi e grandi aziende europee di 25 paesi. In Italia poco meno di 900. A pensare che saremo totalmente cashless in 5 anni e’ il 48% degli intervistati italiani, un dato in crescita rispetto al 34% dello scorso anno ma, comunque, al di sotto della media europea che e’ del 57%. Ma questo passaggio comportera’ anche delle conseguenze. Il 56%, infatti pensa che ci sara’ un aumento degli attacchi informatici mentre il 37% ritiene che aumenteranno i costi per le aziende e uno zoccolo duro, pari al 33%, crede che una societa’ dove i pagamenti siano dematerializzati comporti una perdita di clienti. Tra le regioni piu’ positive sul tema figurano Abruzzo Puglia e Lazio. Scettiche Friuli Venezia Giulia, Umbria e Molise. Intanto pero’ il conto alla rovescia e’ terminato e da mercoledi’ 8, effettuando almeno 10 acquisti con carte e app di pagamento entro il 31 dicembre in negozi fisici, gli italiani potranno ottenere un rimborso del 10% di quanto speso fino ad un massimo di 150 euro. Per accedere e’ possibile o una registrazione su Io, l’app dei servizi pubblici da effettuare con lo Spid, l’identita’ digitale, oppure direttamente attraverso diverse grandi societa’ di pagamenti digitali come Nexi, Satispay, Applepay, Samsungpay, Hype. E, a scanso di equivoci, dopo i blocchi verificatisi con l’accesso allo Spid nella corsa al bonus bici, Poste sottolinea che il proprio servizio funziona correttamente, “come verificabile per tutti i servizi ad esso connessi. Eventuali errori o caricamenti prolungati riscontrati dagli utenti nell’accesso all’App IO possono essere dovuti agli interventi di rafforzamento della piattaforma in vista dell’avvio del cashback”. “Dai dati del nostro EPR si nota un mutamento dei comportamenti di pagamento dei consumatori in tutta Europa con i governi come quello italiano – sottolinea Intrum – che offrono incentivi ai consumatori per i pagamenti cashless. La lotteria degli scontrini italiana e’ infatti pronta a entrare nel vivo e dal 1 dicembre – viene ricordato – e’ possibile registrarsi e ottenere il codice lotteria da esibire agli esercenti per i pagamenti solo cashless, le estrazioni partiranno dal 2021. E’ facile notare come dal lato dei consumatori il cashless sia uno degli abilitatori degli acquisti online che a loro volta, vengono anche influenzati dai social media”. In tal senso alla domanda fatta al campione italiano dell’European Consumer Payment Report se ‘i social media creano una pressione al consumo’ il 32% si dichiara d’accordo contro il 36% della media europea. Nel 2019 questo dato valeva il 39%. “Un segno che la pressione la si puo’ gestire o che, semplicemente, la crisi economica puo’ rallentare gli acquisti”, rileva Intrum. I pagamenti cashless fanno parte dell’esperienza di pagamento positiva dei clienti alle aziende che nel 61% dei casi accettano termini di pagamento sfavorevoli pur di non perdere clienti contro una media europea del 69% mentre il 43% propone un’estensione dei termini di pagamento contro una media europea del 41 per cento.

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Economia

Françoise Bettencourt Meyers lascia il consiglio di L’Oréal

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Dopo quasi 30 anni, Françoise Bettencourt Meyers (foto Imagoeconomica) lascia il consiglio di amministrazione di L’Oréal, pur mantenendo la presidenza della holding familiare Tethys, primo azionista del gruppo. Al suo posto nel board entrerà un altro rappresentante di Tethys, mentre il ruolo di vicepresidente sarà assunto dal figlio Jean-Victor Meyers, 38 anni. Françoise Bettencourt Meyers, 71 anni, è l’unica erede diretta del fondatore di L’Oréal, Eugène Schueller.

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Cambio ai vertici di Engineering: Aldo Bisio nuovo amministratore delegato

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Cambio della guardia al vertice di Engineering, multinazionale specializzata nella trasformazione digitale. Maximo Ibarra (foto Imagoeconomica sotto) ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato con effetto immediato. Al suo posto, il consiglio di amministrazione della società – controllata dai fondi Bain e Renaissance – ha nominato Aldo Bisio (foto Imagoeconomica in evidenza), ex numero uno di Vodafone Italia dal 2014 al 2024.

MAXIMO IBARRA EX AD ENGINEERING

Prima della sua lunga esperienza in Vodafone, Bisio ha ricoperto incarichi di rilievo in Ariston Thermo e in McKinsey. Attualmente siede anche nel board di Coesia, produttore globale di soluzioni industriali per l’imballaggio.

Il bilancio della gestione Ibarra

Maximo Ibarra lascia Engineering dopo quasi quattro anni di gestione che hanno visto la società crescere significativamente: circa 14.000 dipendenti, oltre 80 sedi tra Europa, Stati Uniti e Sud America, con un fatturato che ha raggiunto quasi 1,8 miliardi di euro, generato da oltre 70 società controllate in 21 Paesi.

«Negli ultimi mesi ho maturato la volontà di prendermi del tempo per valutare nuovi progetti professionali», ha dichiarato Ibarra, aggiungendo che resterà disponibile fino al prossimo 1° settembre per garantire un efficace passaggio di consegne e che continuerà a essere investitore nella società.

La sfida per Bisio: crescita e nuove operazioni strategiche

Il presidente di Engineering, Gaetano Micciché, ha ringraziato Ibarra per il lavoro svolto ed espresso fiducia nella capacità di Bisio di guidare l’azienda verso una nuova fase di sviluppo e innovazione.

Tra i primi dossier sul tavolo del nuovo amministratore delegato c’è la valutazione sulla vendita di Municipia, società del gruppo attiva nei servizi ai Comuni. Engineering ha incaricato Klecha di esplorare il mercato alla ricerca di investitori interessati, con una valutazione che si aggira intorno ai 250 milioni di euro.

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Economia

Wsj, Trump verso un alleggerimento dei dazi sulle auto

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Donald Trump intende attenuare l’impatto dei dazi sulle auto prodotte all’estero, impedendo che si accumulino ad altre tariffe dazi da lui imposte e alleggerendo alcuni dazi sui componenti esteri utilizzati per la produzione di veicoli negli Usa. Lo scrive il Wall Street Journal citano una persona a conoscenza del dossier. In base a questa mossa, le case automobilistiche che pagano i dazi di settore non saranno soggette anche ad altri dazi, come quelli su acciaio e alluminio. La decisione sarebbe retroattiva, hanno affermato le fonti, il che significa che le case auto potrebbero essere rimborsate per tali tariffe già pagate.

Il dazio del 25% sulle auto finite prodotte all’estero è entrato in vigore all’inizio di questo mese. L’amministrazione Usa, sempre secondo il Wsj, modificherà anche i dazi sui ricambi delle auto estere – previsti al 25% e in vigore dal 3 maggio -, consentendo alle case automobilistiche di ottenere un rimborso per tali dazi fino a un importo pari al 3,75% del valore di un’auto prodotta negli Stati Uniti per un anno. Il rimborso scenderebbe al 2,75% del valore dell’auto nel secondo anno, per poi essere gradualmente eliminato del tutto. Si prevede che Trump adotti queste misure in vista di un viaggio in Michigan per un comizio alla periferia di Detroit martedì sera, in occasione dei suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca. Le misure mirano a dare alle case automobilistiche il tempo di riportare le catene di approvvigionamento dei componenti negli Usa e rappresenterebbero probabilmente un significativo impulso per le case automobilistiche nel breve termine, ha affermato una fonte a conoscenza della decisione. Le case auto dovranno presentare domanda di rimborso al governo, ma non è immediatamente chiaro da dove arriveranno questi fondi.

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