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Carlo e Camilla di Borbone, festa a Napoli per i venti anni di matrimonio all’Archivio Storico del Vomero

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Hanno deciso di festeggiare il loro ventesimo anniversario di matrimonio a Napoli Carlo e Camilla di Borbone e lo hanno fatto insieme con cari amici: una colazione ed una cena, poi l’inaugurazione di un asilo nido all’ospedale Cardarelli, infine tappa a Caserta con una troupe televisiva francese che sta realizzando uno speciale su Napoli e la Campania. I Principi di Borbone hanno condiviso parte dei festeggiamenti con i rappresentanti del Movimento Neo borbonico. La festa d’anniversario in un locale del Vomero, la zona collinare di Napoli. L’archivio storico: un ristorante che trae ispirazione dai Borbone, non a caso sul sito è spiegato bene che “in un momento storico, economico politico come questo è più che mai necessario spiegare agli italiani e ai napoletani in particolare le vere cause dell’antica questione meridionale che inizia proprio all’indomani dell’unificazione del 1860.

L’Archivio storico di Luca Iannuzzi, Cavaliere di Merito del Sacro Militare ordine costantiniano di San Giorgio è “un omaggio alla Napoli che fu. Le 5 sale sono dedicate ad altrettanti Re Borbone delle Due Sicilie. E cioè Carlo, Ferdinando, Francesco I e Francesco II con le rispettive regine”: in altre parole gli antenati di Carlo e Camilla di Borbone.
E qui i principi hanno dimostrato di gradire un piatto di antiche e umili quanto incerte origini, la genovese, cult della tradizione partenopea, interpretata da un bravo chef stellato, Pasquale Palamaro, che la fa come da tradizione con tre tipi di cipolle diverse ma con raffinata tecnica moderna. Solo l’ultima versione di un piatto che secondo gli antichi libri di cucina ha tante possibili origini. Le più lontane secondo il “Liber de coquina” scritto le 1300 e dedicato a Carlo d’Angiò che presenta una ricetta intitolata “De Tria Ianuensis” che corrisponde che oggi sarebbe la ricetta della Genovese.

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Ex parlamentari contro il taglio dei vitalizi: “Sentenza sbagliata, servono tagli equi per tutti”

Gli ex deputati contestano la sentenza della Camera sui vitalizi. Proposta di rinuncia all’Istat per distribuire i tagli in modo equo. Possibile ricorso alla Corte europea.

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Gli ex deputati non ci stanno. Dopo la decisione del Collegio di Appello della Camera – definito la “Cassazione di Montecitorio” – che mercoledì ha respinto il ricorso contro il taglio ai vitalizi, l’Associazione degli ex parlamentariinsorge: parla apertamente di «sgorbio giuridico», solleva dubbi sulla natura tecnica della sentenza e rilancia con una controproposta politica.

A guidare la protesta è Peppino Gargani, giurista, ex parlamentare ed ex membro del Csm, secondo cui le motivazioni della decisione sarebbero più politiche che giuridiche. Un’accusa che trova conferma – a loro dire – nelle parole di Giuseppe Conte, che ha parlato di “vittoria politica”. Dichiarazioni che hanno suscitato la reazione della presidente del Collegio di Appello, Ylenia Lucaselli (FdI), la quale ha replicato: «Valutiamo le questioni alla luce del diritto e dei principi dell’ordinamento. Nessuna pressione politica».

La proposta degli ex parlamentari: meno Istat, ma tagli più equi

Il cuore della polemica è il meccanismo disomogeneo con cui i tagli vengono applicati: oggi la sforbiciata grava solo su 800 dei 3.300 ex deputati, lasciando “salvi” i più anziani. L’Associazione propone una soluzione: rinunciare all’adeguamento Istat per tutti gli assegni, in cambio di una ridistribuzione uniforme dei tagli. La proposta – avanzata già in primavera al presidente della Camera Lorenzo Fontana – permetterebbe di risparmiare 20 milioni di euro, secondo il bilancio interno della Camera, in discussione questa settimana.

Una cifra importante, soprattutto a fronte del Fondo da 113 milioni già accantonato per far fronte a eventuali sconfitte nei ricorsi futuri. Un rischio concreto: gli ex parlamentari sono pronti a ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo, a Strasburgo.

La sentenza e i suoi effetti: 250 ex parlamentari deceduti

Il ricorso, ora respinto, nasce dalla delibera 14/2018 voluta dall’allora presidente della Camera Roberto Fico, che per la prima volta introdusse il taglio dei vitalizi. Tuttavia, i tribunali interni di Montecitorio con diverse sentenze hanno finito per tutelare gli ex deputati più anziani, rendendo il sistema ingiusto secondo i ricorrenti.

Nel frattempo, però, oltre 250 ex deputati sono deceduti, tra cui nomi noti come Guido Bodrato, Giorgio Carta, Roberto Cicciomessere, Gianfranco Spadaccia, Aristide Gunnella e molti altri. Anche uno degli avvocati patrocinatori, Felice Besostri, è scomparso.

Ora la palla passa alla politica

Esaurite le strade giurisdizionali interne, la questione torna sul tavolo politico. La proposta di Gargani e Giuseppe Soriero è ora nelle mani del presidente Fontana, a cui gli ex parlamentari si stanno appellando per avviare una riflessione sulla riforma dei vitalizi, più equa e meno discriminatoria.

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Economia

Intesa sui dazi appesa a un filo, Trump vuole il 15-20%

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I venti tra le due sponde dell’Atlantico preannunciano tempesta. Affatto persuaso dall’ultima offerta europea di un do ut des sulle auto, Donald Trump preme per dazi minimi tra il 15% e il 20% su tutte le merci in arrivo dal Vecchio Continente. Una richiesta che, secondo le rivelazioni del Financial Times, segna l’irrigidimento del tycoon in un negoziato che resta appeso a un filo. Quello che a Bruxelles definiscono “l’ultimo miglio”, più che una distanza da colmare somiglia a un campo minato.

La missione del capo negoziatore Ue, Maros Sefcovic, a Washington non ha prodotto svolte. I faccia a faccia con il tandem trumpiano Lutnick-Greer sono stati definiti “intensi”, ma il tweet promesso per raccontarne l’esito è rimasto nel cassetto. L’unico messaggio riportato al rientro è stato un monito: “Solo sforzi concertati e autentici da entrambe le parti potranno portarci al traguardo”. Parole che lasciano intravedere frizioni ancora vive su dossier cruciali come automotive e agroalimentare, con l’incognita tutt’altro che secondaria dell’imprevedibilità di The Donald. Tanto che nei palazzi Ue nessuno si sente di escludere un nuovo rinvio last minute della scadenza del primo agosto da parte della Casa Bianca.

L’esecutivo von der Leyen – al momento non sono previste interlocuzioni dirette tra le tedesca e il presidente Usa – resta fermo sulla via del dialogo. “La nostra priorità è una soluzione negoziata”, è tornato a ribadire il portavoce Olof Gill, sottolineando ancora una volta come la sospensione del primo pacchetto di contro-dazi da 21 miliardi di euro (pronto a entrare in vigore il 6 agosto) rappresenti un segnale distensivo, per lasciare spazio al confronto “in buona fede”. Nel briefing riservato agli ambasciatori dei Ventisette – rigorosamente in formato ristretto e senza cellulari – Sefcovic però ha illustrato l’intera gamma degli scenari possibili: dall’auspicata intesa su un’aliquota tra il 10 e il 15%, fino all’ipotesi più onerosa per l’industria continentale, con tariffe al 20%.

Senza dimenticare la minaccia del 30% messa nero su bianco da Trump, preludio a uno scontro frontale e a contromisure che potrebbero estendersi alle Big Tech. Una ricostruzione che ha trovato nei rappresentanti dei Paesi membri una convergenza netta, con il “pieno mandato” politico alla Commissione in ogni fase della trattativa, consapevoli che la pressione del tycoon è destinata a toccare “l’apice” a ridosso del gong. Se lo spettro del 20% dovesse materializzarsi, tuttavia, la tenuta politica dell’Europa potrebbe incrinarsi sotto il peso di interessi divergenti e della portata della rappresaglia allo studio.

Con Bruxelles che continua a mantenere “tutte le opzioni aperte”. Sognare un pareggio a dazi zero è “irrealistico”, ha riconosciuto da Berlino il cancelliere Friedrich Merz, osservando come per Washington il disavanzo commerciale transatlantico si misuri soltanto sulle merci, ignorando il surplus nei servizi. L’unico approdo plausibile, nella sua visione, resta dunque un’intesa “asimmetrica”, ma fondata sulle “aliquote più contenute possibili”. A partire dall’automotive, trainato dalle ammiraglie tedesche, sul quale tuttavia la mano tesa dell’Ue ad azzerare le proprie tariffe sui veicoli Usa in cambio di una riduzione fino al 17,5% da parte statunitense – rispetto al 25% in vigore – non ha sortito gli effetti sperati.

Da Parigi invece il tono resta più assertivo nel chiedere di sfoderare il bazooka Ue dello strumento anti-coercizione davanti a dazi “inaccettabili”. L’ultima settimana prima della deadline per Bruxelles si giocherà su due fronti asiatici: il 23 luglio a Tokyo e il 24 a Pechino. Al summit con il Giappone, Ursula von der Leyen e Antonio Costa rilanceranno la cooperazione commerciale, spingendo per un rafforzamento del Cptpp – l’accordo transpacifico che coinvolge anche Canada, Giappone e Regno Unito – come base di un ‘Wto 2.0’. Poi sarà la volta della Cina, alla quale l’Europa chiederà un “riequilibrio” dei rapporti commerciali davanti a una situazione ritenuta oggi “inaccettabile”. Reciprocità, il mantra da ribadire al Dragone, che potrebbe rivelarsi utile anche nel dialogo con Washington.

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Cronache

Uccide l’amico d’infanzia su ordine del clan, evade dal carcere e posta su TikTok: il caso del minorenne in fuga che sfida lo Stato

Dopo aver ucciso l’amico su ordine del clan, un minorenne è evaso dal carcere di Bari calandosi con lenzuola. Ora è latitante e posta video su TikTok.

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Non ha ancora compiuto 18 anni, ma la sua storia è già segnata da omicidio, evasione e latitanza. È il ragazzo che ha confessato di aver ucciso Gennaro Ramondino, amico d’infanzia, per ordine di un boss. Un delitto avvenuto nel cuore della faida per il controllo dello spaccio nella periferia ovest di Napoli. Poi, la detenzione in un carcere minorile a Bari. Infine, la fuga clamorosa, calandosi con delle lenzuola nella notte della finale di Champions League. Da allora, è sparito. O quasi.

La fuga beffa: lenzuola, buco nella cella e silenzi sospetti

È il 31 maggio 2025. Mentre milioni di persone guardano PSG-Inter, il ragazzo trova il modo di evadere. Si ipotizza che abbia scavato un foro nella cella e si sia calato dall’alto utilizzando una corda improvvisata con lenzuola. Alcuni indizi fanno pensare che fosse atteso all’esterno, il che apre interrogativi inquietanti su eventuali complicità e omissioni nella sorveglianza. Su questo, la Procura di Bari ha aperto un’indagine specifica.

La beffa sui social: post su TikTok a tema mafia

Nonostante sia ufficialmente latitante, il giovane non ha resistito alla tentazione di postare su TikTok. Alcuni contenuti, finiti nel radar degli inquirenti, glorificano la cultura mafiosa e sarebbero riconducibili a lui. Gli investigatori della Squadra Mobile di Bari, coordinati dal primo dirigente Giovanni Leuci, stanno analizzando quei video. Proprio la stessa squadra che aveva già chiuso rapidamente il caso dell’omicidio Ramondino.

Il delitto: ucciso per “obbedienza” al clan

L’omicidio risale alla fine dell’estate 2023. Il corpo di Gennaro Ramondino viene trovato semicarbonizzato in una campagna a Pianura. È il minore ad autoaccusarsi. Racconta di aver ricevuto l’ordine diretto da un boss, che lo avrebbe scelto perché incensurato e minorenne. L’amico, secondo la sua versione, sarebbe stato colpito per paura: «Mi veniva contro. Ho avuto paura e ho sparato».

In tasca, la vittima aveva banconote da centinaia di euro poi finite insanguinate in un tombino. Una scena agghiacciante, dentro una spirale di violenza dove i ragazzini vengono manovrati come pedine da chi sta in cima alla piramide criminale.

Un caso simbolo: tra carnefici e vittime

Il ragazzo, oggi latitante e sotto indagine doppia, è simbolo di un sistema che fagocita l’innocenza. Lui stesso ha dichiarato ai magistrati: «Mai avrei pensato di uccidere un amico d’infanzia. Ho solo obbedito». Un’affermazione che, se da un lato non cancella le responsabilità penali, dall’altro solleva domande sul ruolo degli adulti, dei clan, dello Stato.

Due Procure al lavoro: Napoli e Bari unite nella caccia

La Procura per i Minori di Napoli indaga sulla rete che ha permesso al ragazzo di sparire nel nulla. La Procura di Baripunta a ricostruire eventuali complicità nell’evasione. Intanto, la caccia continua. Con un interrogativo che pesa su tutti: dov’è oggi quel minorenne che ha visto la sua giovinezza svanire dentro una pistola e ora si beffa della giustizia ballando su TikTok?

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