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Cantine aperte a San Martino: il Capodanno del vino celebrato a Guardia Sanframondi, nella zona della Falanghina pluripremiata in tutto il mondo

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Cantine aperte a San Martino perché questa ricorrenza segna la fine di una stagione del vino e l’inizio di quella nuova, il Capodanno dei Vignaioli come l’ha definita Titina Pigna, vulcanica vicepresidente della Cooperativa La Guardiense, l’azienda vitivinicola più premiata della Campania in questa stagione. Un riconoscimento per tutti: i 3 bicchieri del Gambero rosso conquistati con Senete, falanghina del Sannio Dop, un premio fresco fresco ritirato a Roma da Titina Pigna, con l’ enologo aziendale Marco Giulioli che si aggiunge ai molti altri vinti in Italia e all’estero dalla coop sannita. Si schernisce la dottoressa Pigna: “Ogni traguardo è un nuovo inizio”, dice ai microfoni di Juorno.


Così si apre la stagione di Benevento città (diffusa) europea del vino: alcune centinaia di persone hanno fatto visita alle cantine della Cooperativa La Guardiense formata da 33 soci, 33 coraggiosi che sono insieme dal 1960. Una visita per capire che cosa il vino che beviamo, per conoscere la cultura del vino, grazie alle spiegazioni dell’enologo.


Un cenno in particolare per gli spumanti, una lavorazione lunga e faticosa per ottenere dei prodotti di qualità.

E poi gli abbinamenti dei piatti con i vini: un menu degustazione di prodotti rigorosamente del territorio, così con l’antipasto, un fagotto di verza su vellutata di patate va bevuto un delizioso, freddo Quid spumante di falangi brut, sugli gnocchetti di patate con borragine e fagioli e le tagliatelle zucca e noci è stata servita la Falangina Dop Janare,con la lonza ai porcini con castagne mela annurca i fortunati commensali han bevuto l’Aglianico del Sannio Dop Janare e sulla torta sannita il Quid, stavolta nella versione spumante dolce di Falanghina.

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Esteri

Iran accusa Israele: “Aggressione illegale, risponderemo con forza”

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L’Iran risponde con durezza dopo i raid aerei condotti da Israele su alcuni siti sensibili del territorio iraniano. In una dichiarazione ufficiale, il ministero degli Esteri di Teheran ha definito l’attacco «una chiara aggressione all’integrità territoriale e alla sovranità nazionale dell’Iran», accusando Tel Aviv di aver violato apertamente la Carta delle Nazioni Unite.

Secondo la nota, si è trattato di un atto deliberato che giustifica «una risposta legale e legittima»: le forze armate iraniane, prosegue la dichiarazione, «difenderanno il Paese con tutta la loro potenza e a modo loro». L’Iran ribadisce inoltre che «il regime sionista e i suoi sostenitori sono responsabili delle conseguenze» dell’azione militare.

Le accuse contro gli Stati Uniti e l’appello alla comunità internazionale

Teheran punta il dito anche contro gli Stati Uniti, ritenendoli corresponsabili degli attacchi israeliani: «Le aggressioni del regime sionista non sarebbero state possibili senza il coordinamento e l’autorizzazione degli Stati Uniti, che in quanto principali sostenitori di Israele ne sono responsabili».

Attraverso l’agenzia Tasnim, il governo iraniano ha lanciato un appello ai membri delle Nazioni Unite, con particolare riferimento agli Stati islamici e regionali, affinché «condannino immediatamente l’attacco israeliano» e si uniscano in un’azione collettiva per fermare quella che definisce «l’avventurismo pericoloso di Israele, che mette a rischio la pace e la sicurezza globale».

Nucleare e missili: Teheran rilancia sul rafforzamento delle difese

Nella stessa dichiarazione, le autorità iraniane affermano che i raid dell’IDF (Israel Defense Forces) dimostrano quanto sia necessario rafforzare il programma nucleare e missilistico nazionale. «Un regime così predatorio può essere affrontato solo con il linguaggio della forza», si legge. E ancora: «Il mondo ora comprende meglio perché l’Iran insiste sul proprio diritto all’arricchimento dell’uranio, alla tecnologia nucleare e alla potenza missilistica».

Un’escalation verbale e militare che rischia di innescare una nuova crisi regionale in un Medio Oriente già profondamente instabile.

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Esteri

Il volo maledetto verso Londra: l’unico sopravvissuto e le storie spezzate dell’Air India 171

L’unico sopravvissuto del disastro aereo a Ahmedabad racconta il terrore dopo il decollo. 241 morti, l’aereo si è schiantato su un ostello per studenti.

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Zoppica verso l’ambulanza, il volto segnato, la maglietta bianca macchiata di sangue e cenere. Vishwash Kumar Ramesh, 40 anni, è l’unico sopravvissuto del disastro aereo che ha sconvolto Ahmedabad, in India. Lo si vede in un video amatoriale mentre si allontana dall’inferno ancora avvolto dalle fiamme. A chi gli chiede dei passeggeri risponde, frastornato: «Sono tutti dentro».

Dal letto d’ospedale racconta ciò che ha vissuto. Era seduto al posto 11A, accanto al finestrino, appena dopo la business class, vicino all’uscita di emergenza. «Dopo circa 30 secondi dal decollo c’è stato un boato, poi il fuoco. Mi sono alzato in piedi tra i corpi, cercando una via di fuga». Tra le fiamme, i detriti, forse ha cercato con lo sguardo suo fratello Ajay, che era seduto più indietro. Non lo ha ritrovato.

241 vite spezzate e una sola sopravvissuta

L’Air India 171, un Boeing Dreamliner diretto a London Gatwick, trasportava 242 persone. Solo Vishwash Kumar, emigrato da vent’anni nel Regno Unito con la moglie e il figlio, è riuscito a tornare a casa. Le altre vite si sono spente in un attimo. Tra i 53 passeggeri britannici c’erano Fiongal e Jamie, insegnanti di yoga a Londra, entusiasti del viaggio: poco prima del decollo avevano postato un video sorridente.

Il velivolo si è schiantato dopo il decollo su un ostello per giovani studenti di medicina, uccidendone molti. Cinquanta sono stati trasportati in ospedale, alcuni in condizioni disperate. Uno di loro si è salvato gettandosi da una finestra del secondo piano: «Mio figlio è vivo», racconta la madre Ramila. Ma nella sala mensa si è consumata una strage.

Un disastro che unisce cielo e terra

L’aereo, partito da Ahmedabad, ha perso quota appena dopo il decollo, schiantandosi contro un edificio, fondendosi col cemento e portando morte tra chi stava semplicemente pranzando o lavorando. Nella tragedia è scomparsa anche la famiglia Nanabawa, emigrati da Gloucester: Akeel, la moglie Hannaa e la piccola Sara di quattro anni.

Ahmedabad, città di 5,5 milioni di abitanti, terra industriale e spirituale, dove Gandhi avviò la sua storica Marcia del Sale, si è trasformata in teatro di dolore e lutto. La corsa di decollo non si è mai conclusa, e quella “quantità di metallo” che Daniele Del Giudice chiamava metamorfosi dell’aria è diventata rovina.

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Cronache

Vesuvio tra abusivismo, incendi e turismo da record: parla il presidente del Parco De Luca

Vesuvio tra contraddizioni e rilancio, il punto in un’intervista a Il Mattino. Abusivismo edilizio e demolizioni: 2500 ordinanze in 30 anni.

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Il Parco Nazionale del Vesuvio, guidato dal presidente Raffaele De Luca, compie trent’anni e affronta ancora le sfide storiche del territorio: abusivismo edilizio, incendi, rifiuti, ma anche turismo in forte crescita. In un’intervista rilasciata a Il Mattino di Napoli, De Luca ha tracciato un bilancio e illustrato progetti e interventi futuri.

«Sebbene l’abusivismo edilizio sia in forte calo rispetto al passato – spiega De Luca – restano alcune sacche di illegalità. In totale abbiamo emesso circa 2500 ordinanze di demolizione e completato 110 abbattimenti. Con un protocollo siglato con le quattro Procure competenti, il Parco anticipa le spese per le demolizioni, stanziando quasi un milione di euro l’anno».

Incendi e sorveglianza: postazioni attive 24 ore su 24

La stagione degli incendi è iniziata, ma il presidente rassicura: «I focolai sono contenuti grazie a due postazioni fisse dei Vigili del fuoco a Ercolano e Terzigno. Sono operative h24 per garantire un pronto intervento e limitare i danni». Per la lotta ai rifiuti illegali, l’Ente ha installato 60 telecamere su 38 postazioni, con altri 30 dispositivi in arrivo.

Turismo da record e strategia anti “mordi e fuggi”

Il Vesuvio si conferma meta ambita: «Registreremo un nuovo record di presenze. Il cratere è spesso sold out e stiamo lavorando per distribuire i flussi turistici anche su sentieri, siti archeologici ed enogastronomici». L’obiettivo è promuovere un turismo sostenibile ed esperienziale, in sinergia con le tante associazioni locali.

Quota mille: verso la “greenway” della Strada Matrone

Tra i progetti in cantiere anche la riqualificazione delle due porte d’accesso principali al parco, con l’imminente gara d’appalto. In particolare, la Strada Matrone è destinata a diventare la greenway del Parco del Vesuvio. Nel frattempo, a quota mille si è già risolto il problema dei bagni, del wi-fi e dei controlli, grazie alla presenza di due guardie dell’Ente.

Organico sottodimensionato: “Serve una nuova linfa”

Sulla denuncia dei sindacati Cgil, Cisl e Uil riguardo la carenza di personale e l’età avanzata dei dipendenti, De Luca conferma: «La nostra pianta organica è inadeguata. Gli attuali operatori, tutti molto impegnati, non bastano. Per una gestione moderna, servono nuove energie e competenze. Ho chiesto al ministero dell’Ambiente una revisione dell’organico e speriamo in risposte positive entro l’anno».

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