Lavoratori esclusi anche dalla possibilità di avere voce in capitolo nelle politiche gestionali delle banche. Dopo lo stop all’obbligo di integrare i cda delle società a partecipazione pubblica con almeno un rappresentante dei dipendenti, prende forma un altro colpo alla proposta di legge per la partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati dell’impresa. L’ennesima modifica che, secondo le opposizioni, stravolge totalmente la proposta originaria della Cisl. Ma la maggioranza parla di svolta, mentre il segretario del sindacato Luigi Sbarra si appella alla politica perché lo spirito del testo “sia preservato” e replica alle critiche del leader della Cgil Maurizio Landini: “O è in cattiva fede o non ha letto il testo”.
Le commissioni Lavoro e Finanze della Camera sono tornate a riunirsi per chiudere in serata l’esame del testo (il mandato ai relatori sarà votato domani), atteso lunedì in Aula a Montecitorio. Ha il parere favorevole di governo e relatori, ed è quindi destinato ad essere approvato, l’emendamento presentato dalla Lega che sopprime l’articolo 15 sulla consultazione preventiva e obbligatoria negli istituti di credito, nelle banche e nelle imprese erogatrici di servizi pubblici essenziali. La norma stabiliva la costituzione di “commissioni paritetiche di consultazione con i rappresentanti dei lavoratori” su politiche di remunerazione del personale, compresi dirigenti e amministratori, politiche di incentivazione della produttività del personale, politiche commerciali, ove presenti. La soppressione si aggiunge allo stop, approvato, ieri, all’obbligo per le società a partecipazione pubblica di integrare i consigli con almeno un rappresentante dei lavoratori. Ma le modifiche al testo sono tante, alcune arrivate in extremis con altri 6 emendamenti dei relatori.
“Della proposta della Cisl non è rimasto assolutamente niente, solo il titolo. Non è più una legge sulla partecipazione”, commenta dall’opposizione la responsabile Lavoro nella segreteria del Pd Maria Cecilia Guerra. Che non garantisce il voto dei Dem al testo (“Sicuramente non possiamo sostenerlo”) e aggiunge: “Mi chiedo anche la Cisl come la prenderà”. La risposta del leader del sindacato, ospite nelle stesse ore di un convegno organizzato da FI alla Camera proprio sulla pdl, non si fa attendere: “Per noi è un grande risultato storico dopo 75 anni attuare l’articolo 46. Poi, fatta la legge la possiamo sempre migliorare e rafforzare”, afferma Sbarra, che spera in un ravvedimento del Pd e osserva: “non vorrei che qualche forza di opposizione cerchi alibi per votare contro”.
Risponde anche a Landini, che nei giorni scorsi si è scagliato contro una proposta che “distrugge la contrattazione collettiva”: “Lo vogliamo rassicurare, la legge sostiene e valorizza la libera contrattazione tra le parti”. Dal mondo delle imprese la prima reazione arriva da Confindustria, che evidenzia la necessità che la scelta di adottare modelli partecipativi sia “volontaria”. Mentre la maggioranza, FI in testa, fa quadrato a sostegno della pdl. Si apre ad “una partecipazione volontaria per il bene dell’impresa”, dice il leader azzurro Antonio Tajani, che difende la Cisl (“non si è mai sottomessa a diktat di altri sindacati”), stigmatizzando invece le “parole fondamentaliste” di Landini. “Mi rammarico quando vedo autorevoli esponenti di sindacati che osteggiano questa legge”, dice anche la capogruppo di FI in commissione Lavoro Chiara Tenerini. “E’ un risultato importantissimo”, sottolinea il presidente della commissione Lavoro Walter Rizzetto di FdI. Nessun depotenziamento, assicura il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega): “E’ una legge innovativa dove la partecipazione finalmente entra”.