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Calcio: Milan-Ibra si fa, ma annuncio non imminente

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Il ritorno di Zlatan Ibrahimovic al Milan si farà. L’annuncio non è imminente perché vanno limati gli ultimi dettagli ma l’accordo è ormai definito. Il ruolo dell’ex campione rossonero non è ancora stato comunicato ma sembra escludere una sua posizione nell’organico del Milan. Insomma non dovrebbe essere un “tutor” di Stefano Pioli, la gestione della squadra resta nelle mani dell’allenatore rossonero e del suo staff. La sua non sarà una presenza costante a Milanello, quindi, anche perché rischierebbe di delegittimare Pioli. Darà il suo apporto ma senza appropriarsi di competenze e ambiti altrui.

Secondo quanto filtra, non dovrebbe neppure entrare nell’organico dirigenziale dell’Ac Milan e non dovrebbe agire sul mercato che manterrà un approccio collegiale nelle scelte. Più probabile, ma solo l’annuncio chiarirà davvero il ruolo, che Ibra mantenga un rapporto diretto con Gerry Cardinale e che sia di supporto e partecipativo nel Milan come in altri affari. Qualunque sia la carica, Ibra tornerà nell’orbita Milan dopo aver salutato per l’ultima volta San Siro e i tifosi il 4 giugno scorso. “Mi avete fatto sentire a casa, rimarrò milanista per tutta la vita”, aveva dichiarato nel commosso messaggio ai 70 mila accorsi allo stadio nel giorno del suo addio al calcio. Gli scarpini li ha appeso al chiodo, ma la passione per il pallone resta come anche l’interesse per altri business e per nuovi mondi. Ibra è sempre stato poliedrico, tanti gli affari in cui ha investito. Ma il cuore resta rossonero e se c’è la possibilità di restare vicino a quella che è stata “casa”, è impossibile dire di no.

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Internazionali: Zverev vince a Roma: battuto Jarry in finale

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Alexander Zverev è il campione degli Internazionali d’Italia. Il tedesco ha battuto il cileno Nicolas Jarry nell’ultimo atto del Masters 1000 di Roma in due set con il punteggio di 6-4, 7-5 dopo un’ora e 41 minuti di gioco. Per Zeverev è il secondo successo sulla terra della Capitale dopo quello ottenuto nel 2017 quando battè Novak Djokovic con il punteggio di 6-4, 6-3.

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Pogacar onnipotente a Livigno, uno dei giorni più belli

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Un uomo solo al comando. La sua maglia non è biancoceleste ma di un un rosa che riflette i raggi del sole sulla neve a bordo strada; la tappa non è la mitica Cuneo-Pinerolo ma un durissimo arrivo sulle rampe di Livigno; il suo nome non è Fausto Coppi ma Tadej Pogacar. A distanza di 75 anni, la sensazione di onnipotenza è la medesima. Scatta sul Foscagno a 15 km dall’arrivo e fa letteralmente il vuoto: il gruppo è inerme, non prova nemmeno rispondere al suo attacco e sale regolare per evitare una punizione ancora più severa. Quella del fuoriclasse sloveno è una ritmata marcia solitaria che ha il sapore delle principali imprese in Maglia Rosa dei tempi recenti: Nibali nella tormenta della Tre Cime di Lavaredo nel 2013 e Egan Bernal a Cortina nel 2021. Vincere è bello, stravincere è meglio.

Nei primi due chilometri in solitaria Pogacar dimezza gli oltre 3′ di svantaggio dalla coppia formata da Steinhauser e dal vincitore del Giro 2014 Nairo Quintana e stacca il plotone degli uomini di classifica di oltre un minuto. E piano piano riprende tutti: prima la decina dei fuggitivi della prima ora, sverniciandoli al doppio della velocità; poi il tedesco; infine, il colombiano, a due chilometri dall’arrivo. Proprio quando la strada si trasforma in un inferno con punte al 19% sulla pista da sci del Mottolino. Pogacar fa un altro sport, è un marziano sceso sulla Terra.

Vince in surplace su un ex bambino prodigio come Quintana (29”), saluta agilmente un giovane di bellissime speranze come Steinhauser (2’32’) e umilia chi pensava di poterlo contrastare: Martinez e Thomas arrivano a 2’50”, O’Connor a 2’58”. Gli altri naufragano: Zana a 3’35, la Maglia Bianca Tiberi a 3’59” (ora Arensman è a soli 19”), Fortunato a 5’24”. “Questo è senza dubbio uno dei giorni più belli della mia carriera – dice dopo l’arrivo -. Avevamo l’idea di vincere questa tappa fin da dicembre, siamo stati perfetti come squadra. Sono davvero molto contento di aver avere vinto la tappa regina a Livigno che è uno dei miei posti preferiti in Italia”.

Il rapporto tra Pogacar e Livigno è consolidato da anni: lo sloveno è solito allenarsi in altura tra queste salite, oltre che divertirsi sulle piste da sci. “Abbiamo attaccato proprio come l’avevamo studiata – la sua rivelazione -. E pensare che ad inizio giornata non mi sembrava davvero di stare bene, pensavo non fosse la mia giornata migliore”. Nell’ultima settimana Pocagar può andare a caccia di altri record, dopo 4 vittorie già messe in tasca (Oropa, Prati di Tivo, la cronometro di Perugia e, appunto, Livigno): era dal 1954 che la Maglia Rosa non aveva un vantaggio così cospicuo sul secondo dopo 15 tappe (Carlo Clerici con 14’18” su Gerrit Voorting). Un divario, per quanto visto, destinato solo a dilatarsi. Lunedì di riposo, martedì altro arrivo in salita, a Santa Cristina di Val Gardena.

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Europa lontana, il Napoli riparte dal nuovo allenatore

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La piccola speranza di andare in Conference League non modifica l’idea di base del Napoli e di De Laurentiis: cambiare profondamente tutto, sia in campo che nello staff. Il presidente del club azzurro non vede l’ora di chiudere domenica con il match con il Lecce una stagione negativa per mettersi a lavorare alla ricostruzione della squadra con il nuovo ds Giovanni Manna. L’esperto del mercato internazionale e dei giovani sarebbe pronto a dare l’addio alla Juventus per cominciare con De Laurentiis un’estate lunga e difficile, che dovrà partire dal nuovo allenatore.

Dopo i tre fallimenti in panchina di quest’anno, Garcia, Mazzarri e Calzona, il club azzurro cerca ora una panchina sicura e segue tre strade. In pole c’è Gasperini, che è sulla panchina dell’Atalanta dal 2016 e quest’anno l’ha portata alla prossima Champions League, alla finale di Coppa Italia e, soprattutto, alla finale di Europa League che si gioca mercoledì contro il Leverkusen. A Napoli si sonda la voglia del tecnico torinese di cominciare una nuova avventura in una squadra di una grande città, pronta a investire sul mercato. Ma in corsa per la panchina azzurra ci sono anche Stefano Pioli, che sarebbe sul punto di salutare il Milan che guida dal 2019 per cominciare una nuova scalata verso la Champions League da Napoli, e il tecnico Vincenzo Italiano, che punta a vincere la Conference League e salutare Firenze nel trionfo.

Da non sottovalutare, però, l’abilità di De Laurentiis di muoversi con riservatezza: basti pensare a come lo scorso anno scelse a sorpresa di tutti Rudi Garcia. Si vedrà a breve, comunque, quale sarà la prima mossa del presidente in un’estate fatta di addii e nuovi arrivi. Domenica Osimhen saluterà il Maradona per fare incassare 130 milioni al club probabilmente da parte del Paris Saint Germain, anche se sui suoi passi c’è pure il Chelsea.

Il primo obiettivo resta quindi la prima punta, così come di tenere in azzurro Kvaratskhelia, che ha fatto innamorare il Psg che lo metterebbe in campo al posto di Mbappe. De Laurentiis potrebbe cedere a offerte sopra gli 80 milioni, ma intanto lavora al rinnovo di contratto, aumentando l’attuale stipendio di 1,4 milioni del georgiano. Poi arriva il momento di scelte per Di Lorenzo, Raspadori, Simeone e Mario Rui: dopo l’anno storto spesso le vie di giocatori e club si separano naturalmente e il Napoli, anche in questo caso, è pronto a ricostruire.

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