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Cronache

Cadavere affiora in un canale della Laguna a Venezia, potrebbe essere il corpo di un 19enne atleta promessa del rugby

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Il corpo di una persona di colore, in avanzato stato di decomposizione, è stato recuperato dai sommozzatori dei vigili del fuoco lungo un canale a Mira (Venezia). L’allarme è stato dato da un passante che ha notato il corpo in acqua. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco e i carabinieri. Il cadavere è in stato di decomposizione avanzata e sono in corso le indagini per accertarne l’identità. Tra le ipotesi, in attesa del’identificazione, è che si tratti di un giovane italo-nigeriano di 19 anni promessa del rugby residente in paese che si era allontanato da casa, dopo un litigio, il 28 novembre scorso non dando più notizie di sè. Gia’ disposta dal magistrato di turno l’autopsia.

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Il questore di Parma sull’aggressione ai tifosi del Napoli: “Risposta puntuale e decisa dello Stato”

Di Domenico ringrazia la Digos e respinge le critiche sulla gestione dell’ordine pubblico

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Volevo ringraziare la Digos per l’attività investigativa, ma anche gli operatori delle volanti e i vigili urbani che sono subito intervenuti sul posto”. Con queste parole il questore di Parma Maurizio Di Domenico ha commentato le indagini sull’aggressione avvenuta ai danni di un gruppo di tifosi del Napoli da parte di ultras parmigiani. Un episodio che ha suscitato clamore e critiche, soprattutto in relazione alla gestione della sicurezza durante i festeggiamenti per lo scudetto del club partenopeo.

L’agguato definito “sgradevole”

Il questore ha definito l’episodio uno “sgradevole agguato”, respingendo indirettamente le accuse di mala gestione dell’ordine pubblico e sottolineando la prontezza della risposta istituzionale. “La risposta della Procura è stata puntuale, decisa e soprattutto in tempi molto brevi”, ha dichiarato, richiamandosi alle parole del procuratore capo di Parma Alfonso D’Avino.

Difesa dei principi democratici

Di Domenico ha inoltre ribadito l’importanza del rispetto delle regole democratiche: “Siamo uno Stato democratico, principi fondamentali sono manifestare il pensiero e la libertà di unirsi pacificamente, senza armi soprattutto”. Un richiamo netto alla legalità e alla necessità che ogni manifestazione, anche sportiva, si svolga senza violenza e nel rispetto delle libertà costituzionali.

(Immagine realizzara con sistemi di Ia)

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Cronache

Risucchiato dal motore di un aereo, vittima è 35enne bergamasco

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Aveva 35 anni, si chiamava Andrea Russo e abitava a Calcinate, in provincia di Bergamo, l’uomo che questa mattina attorno alle 10 è morto risucchiato dal motore di un aereo Volotea che stava rullando sulla pista di Orio al Serio. L’uomo, che in passato aveva avuto qualche problema di droga, ha raggiunto l’area antistante lo scalo bergamasco al volante della sua Fiat 500 rossa, l’ha lasciata in mezzo al parcheggio, si è diretto verso gli arrivi e, pare passando da una porta che dà direttamente sulla pista, sia corso verso il velivolo, buttandosi nel motore.

Invano i poliziotti in servizio allo scalo hanno cercato di bloccarlo. “Di fronte a questa tragedia che ci lascia attoniti e profondamente addolorati – scrive in un messaggio il sindaco di Calcinate, Lorena Boni -, desidero esprimere, a nome mio personale, dell’amministrazione comunale e dell’intera cittadinanza, la più sentita vicinanza e il cordoglio alla famiglia e a tutti coloro che hanno voluto bene a questo giovane ragazzo”.

“La notizia di quanto accaduto – ha aggiunto – ci colpisce nel profondo e ci ricorda quanto siamo fragili e quanto sia importante coltivare ogni giorno il senso della comunità, perché nessuno si senta mai solo di fronte alle proprie difficoltà. In questo momento di grande dolore, l’intera comunità si stringe in silenzio, con rispetto e commozione, attorno ai familiari e agli amici, augurando a ciascuno di loro di trovare conforto e sostegno nell’affetto delle persone care”.

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Spara e uccide l’uomo condannato per la morte del figlio

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Uccide l’uomo condannato per la morte del figlio, massacrato di botte cinque anni fa. Una vendetta privata, un rancore inestinguibile sarebbe l’ipotesi più credibile per l’omicidio a colpi d’arma da fuoco avvenuto questa mattina nel cuore di Rocca di Papa, cittadina dei Castelli Romani a pochi chilometri dalla Capitale. A premere il grilletto Guglielmo Palozzi, 62 anni, operatore ecologico. La vittima è Franco Lollobrigida, 35 anni. Ma in questa storia di sangue c’era già stata un’altra vittima, ed è Giuliano Palozzi, figlio di Guglielmo. Aveva 34 anni nel gennaio del 2020 quando Lollobrigida lo picchiò per un debito di soli 25 euro: Giuliano morì dopo qualche mese di agonia in un ospedale romano.

Ora dopo cinque anni è lui a essere morto, per mano del padre del ragazzo. E’ l’epilogo di una vicenda che ha scosso la comunità dei Castelli Romani, nata da una rissa per futili motivi. Imputato per la morte del giovane, nell’ottobre del 2023 Lollobrigida aveva ammesso con gli inquirenti di aver colpito il coetaneo con un pugno tra il naso e lo zigomo dopo aver visto il rivale estrarre qualcosa, forse un’arma, e dunque di avere agito per difesa. Sostenne però anche la tesi che altri, dopo di lui, sarebbero sopravvenuti dopo il pugno e avrebbero finito di massacrare Palozzi.

Nel febbraio del 2024 la corte d’Assise gli aveva dato ragione, assolvendolo. Lo scorso maggio però la Corte d’Appello aveva ribaltato la sentenza condannando il giovane di Rocca di Papa a dieci anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. Il suo avvocato aveva presentato ricorso in Cassazione, ed ecco perché l’uomo era a piede libero. Lollobrigida dunque poteva circolare per il paesino. Siamo in via Roma, vicino a piazza della Repubblica, ci sono dei giardini pubblici e non lontano c’è il capolinea dei pullman. Caldo afoso. Palozzi è in giro con il suo carrettino degli attrezzi per la nettezza urbana. Se per caso o perché si erano dati un appuntamento lo chiariranno le indagini in corso, ma sta di fatto che in cima a una salita i due si incontrano. E la situazione precipita. Secondo la stampa locale Lollobrigida viene colpito da un solo proiettile, alla schiena, sfiorando l’aorta. L’uomo ferito riesce a percorrere qualche decina di metri, poi stramazza al suolo. Gli avventori di un bar lo vedono crollare a terra, si alzano, si avvicinano.

Qualcuno urla. Arrivano un’automedica e diverse ambulanze. Accorre anche il vicesindaco Ottavio Atripaldi. Nulla da fare. La salma viene coperta. Guglielmo Palozzi viene fermato dai carabinieri di Frascati e non oppone resistenza. Qualcuno lo vede dai finestrini della gazzella in cui è tenuto sott’occhio dai militari. I carabinieri intanto proseguono le indagini. Ciò che manca, al momento, è l’arma, forse detenuta illegalmente, forse un revolver perché sulla scena dell’aggressione non sarebbe stato trovato un bossolo. E poi mancano dettagli sulla dinamica dell’incontro, sui quali potrebbero dare informazioni decisive i filmati delle telecamere di sicurezza acquisiti dai carabinieri. Ciò che al momento, invece, sembra meno oscuro è il movente: nelle prossime ore Palozzi verrà sentito dal magistrato e potrà rendere la sua verità.

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