Ora ci prova lo squadrone ‘Cacciatori di Calabria’ dei carabinieri a cercare nell’ex hotel Astor di Firenze tracce del sequestro della piccola Kata, la bimba peruviana di 5 anni di cui dal 10 giugno non si sa più niente. Una maxi-perquisizione del reparto speciale è scattata con la notifica del decreto ai cinque indagati che finora risultano iscritti nell’inchiesta per sequestro di persona di Kata, fra cui gli zii Abel e Marlon della bambina, coinvolti nella traccia del borsone e dei trolley che almeno per ora non ha dato i frutti sperati. I Cacciatori sono militari specializzati nella caccia ai covi e ai latitanti di mafia, ‘ndrangheta e camorra. Stavolta tocca a loro il compito di fare una ricerca meticolosa in tutto lo stabile di via Maragliano.
Il reparto si avvale dell’esperienza maturata nella ‘caccia’ ai bunker segreti e ai cunicoli in profondità, sotterranei in cui di solito si nascondono boss e killer super-ricercati della criminalità organizzata. L’Arma ha incaricato lo squadrone sperando che con i suoi metodi possa trovare lo spunto per individuare una traccia, un passaggio, un indizio utile. I ‘Cacciatori’ hanno agito con piccole demolizioni nei muri e nei soffitti, con trapani e strumenti tipo martelletti. Su via Boccherini, strada meno trafficata, hanno risuonato tutto il giorno i colpi fatti con gli utensili alle pareti. In particolare i carabinieri si sono dedicati all’ispezione dei controsoffitti, passando nei fori sonde con micro-telecamera. I ‘Cacciatori’ sono esperti nell’individuazione di nascondigli o intercapedini. Lavoreranno dentro l’Astor diversi giorni.
Una ventina affiancano nell’operazione il personale del Comando provinciale di Firenze impegnato fin dal primo giorno in questo caso difficile. La nuova ispezione, spiega l’Arma dei carabinieri di Firenze, è prosecuzione delle precedenti fatte sia nell’immediatezza del rapimento della bimba sia dopo lo sgombero dagli immigrati che occupavano abusivamente l’Astor. Adesso c’è, in più, che l’Astor è stato liberato da arredi e suppellettili. Infatti nelle ultime settimane c’è stato un continuo andirivieni di ex occupanti dell’Astor venuti volta per volta a riprendere le loro cose e così le stanze sono state ulteriormente liberate permettendo di effettuare questa perquisizione con mano più libera. Così gli inquirenti hanno voluto di nuovo affidare a un reparto speciale una ricognizione approfondita sulla struttura muraria dell’edificio. Invece, martedì sera è nuovamente tornato in carcere il padre della bambina, perché non ha obbedito all’obbligo di firma a cui doveva sottostare da quando, poche ore dopo la scomparsa di sua figlia, il giudice gli aveva accordato la scarcerazione.
I carabinieri hanno notificato a Miguel Angel Romero Chicclo un aggravamento delle misura cautelare. L’uomo a suo tempo era detenuto per le accuse di furto e di uso di carte di credito rubate. Secondo quanto spiega uno degli avvocati dei genitori di Kata, Filippo Zanasi, la motivazione dell’arresto del padre della bambina “è da individuarsi nella mancata presentazione di Miguel presso la caserma dei carabinieri in due sole occasioni”, mentre altre “due volte si è presentato in ritardo”. “Tuttavia – ha aggiunto il difensore – siamo fiduciosi di chiarire quanto prima che tale condotta non è stata attuata per sottrarsi all’obbligo di firma bensì per ragioni che rappresenteremo puntualmente alla magistratura”. “L’arresto – ha voluto precisare l’avvocato Sharon Matteoni, legale della mamma di Kata – non ha nulla a che vedere con l’indagine che riguarda la scomparsa della bambina”.