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Politica

Bonus a genitori che tornano in Italia, resta nodo sport

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Agevolazioni più vantaggiose per chi rientra in Italia con figli. Un nuovo calendario per i versamenti fiscali. L’avvio della Global minimum tax. E uno schema di riordino del settore dei giochi online. Sono i nuovi elementi che vanno ad arricchire il disegno della riforma fiscale avviata dal governo Meloni. Sul cui tavolo però resta ancora da sciogliere il nodo delle agevolazioni per i calciatori e alle società sportive: per il momento nessun bonus, ma il tema resta aperto per una valutazione complessiva. E’ ricco il pacchetto di decreti legislativi di attuazione della delega fiscale che arriva sul tavolo consiglio dei ministri, dove è assente però per influenza la premier Giorgia Meloni.

Viene invece rinviato il via libera alla nuova Irpef a tre aliquote, per consentire il necessario “coordinamento” con la manovra, che ne stanzia le risorse. Il decreto slitta di una settimana, all’ultimo cdm dell’anno, che si svolgerà quindi a valle del via libera del Senato al testo blindato della manovra. “Si è preferito un rinvio di qualche giorno per consentire un coordinamento tecnico in coerenza con la legge di Bilancio in via di approvazione.

Un atto di grande serietà che conferma la volontà del governo di coniugare le esigenze dei cittadini e l’equilibrio dei conti pubblici”, puntualizza il viceministro dell’Economia Maurizio Leo. Che assicurando che la “rivoluzione fiscale” dell’esecutivo prosegue “a ritmi serrati, e nel pieno rispetto dei tempi previsti”, promette altri decreti delegati al prossimo cdm. Incassano intanto il disco verde definitivo di Palazzo Chigi il decreto sulla fiscalità internazionale e quello su adempimenti e versamenti. Con il primo arrivano la Global minimum tax per le multinazionali, le norme sulla residenza per le persone fisiche e per le società, le norme sul ‘reshoring’, per incentivare le imprese a riportare le attività in Italia e quelle sul cosiddetto rientro dei cervelli. Queste ultime in particolare tengono conto di alcune delle modifiche chieste nel parere sul decreto espresso dalle Camere.

Chi ritorna in Italia con figli piccoli o diventa genitore sul territorio nazionale e ne diventa residente, avrà un’agevolazione rafforzata che sale al 60% rispetto al 50% per gli altri lavoratori, che devono essere in possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specializzazione. Sono invece esclusi dai vantaggi i calciatori e il decreto non recepisce nemmeno il parere delle Camere di valutare delle agevolazioni per le società sportive anche sotto forma di credito d’imposta: il tema, però, si apprende da fonti dell’esecutivo, è ancora oggetto di approfondimento. Il secondo dlgs cambia il calendario degli adempimenti fiscali: l’anno prossimo le dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche e delle società dovranno essere inviate entro il 30 settembre e non più entro il 30 novembre. Per allentare la pressione sul fisco, inoltre, ad agosto e dicembre i contribuenti saranno lasciati senza adempimenti. Approvato in prima lettura anche un nuovo decreto legislativo per il riordino dei giochi pubblici a distanza (quelli su internet, in tv o al telefono; per quelli fisici e case da gioco invece resta la disciplina vigente).

Le principali novità riguardano le concessioni, con durata massima di 9 anni e senza rinnovo. Il concessionario sarà tenuto a versare un’una tantum di 7 milioni per ogni concessione richiesta (fino ad un massimo di 5) e un canone annuo di concessione pari al 3% del margine netto. Il concessionario dovrà anche investire lo 0,2% dei ricavi netti (con tetto di 1 milione l’anno) in campagne informative o iniziative di comunicazione responsabile. Previste anche tutele per i giocatori e una stretta sull’offerta di gioco illegale. Si delinea “un quadro generale in grado di delineare l’intera struttura del sistema e per bandire le nuove gare”, sottolinea Leo, “mettendo fine alla stagione delle proroghe”.

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Politica

L’Anac, corruzione rafforza mafie e inquina la democrazia

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“La corruzione mortifica legittime aspettative, deteriora la qualità dei servizi pubblici, rafforza le mafie, inquina la democrazia. Ha un costo, quindi, sociale, civile e umano, oltre che economico”. Nel decennale della sua nascita, l’Autorità Nazionale Anticorruzione consegna al Parlamento la tradizionale relazione evidenziando problemi e criticità di un Paese che – per usare le parole del presidente Giuseppe Busia – ha “il valore più alto in termini di danni finanziari al bilancio dell’Unione Europea, stimati a seguito di frodi e malversazioni, anche riconducibili alla criminalità organizzata”. La corruzione, dunque, continua a essere uno dei mali di cui soffre l’Italia e ha inevitabili ripercussioni in ogni ambito, dal lavoro alla salute, dagli appalti all’occupazione. In Parlamento, Busia ha provato a sintetizzare un anno in cui l’anticorruzione ha gestito 1.294 istruttorie, oltre ad aver avviato 395 procedimenti e gestito 441 istanze di precontenzioso.

“Anche quando non uccide – spiega il presidente dell’Anac -, la corruzione arreca danni inestimabili, affinando le sue armi con mezzi sempre più subdoli. Opere non ultimate, o completate con smodati ritardi e sperpero di risorse pubbliche. Imprese sane che falliscono a causa di un mercato poco aperto e trasparente. Giovani eccellenze costrette a cercare all’estero chances di realizzazione professionale, sottratte in patria da concorsi poco trasparenti”. Nella relazione, inevitabile è il passaggio sui fondi del Pnrr che – spiega Busia – ha dato impulso alla contrattualistica pubblica “con un valore complessivo degli appalti avviati di importo pari o superiore a 40.000 euro che si attesta attorno ai 283,4 miliardi di euro”. Si tratta di un aumento, scrive il presidente, “del 36,4% a confronto con il 2021, e addirittura del 65,9% rispetto al 2019”. Questi numeri, avverte però Busia, “non dicono tutto”.

“Avviare un procedimento non significa che si sarà in grado di chiuderlo in tempo, come aprire un cantiere non basta ad assicurare il completamento dei lavori in tempo utile e in modo adeguato”. Ecco perché “la strada è ancora lunga”. E con l’avvicinarsi della scadenza del 2026, “la salita diverrà sempre più ripida e per percorrerla – è il monito e l’invito – servirà lo sforzo congiunto di tutte le istituzioni, ai diversi livelli territoriali”. La relazione contiene anche numerosi appelli al legislatore, compreso quello per una disciplina organica sulle lobby.

“Una normativa che, rifuggendo da tentazioni criminalizzatrici – è il ragionamento dell’Anticorruzione – si ponga l’obiettivo di garantire piena trasparenza sull’attività dei portatori di interesse, anche mediante la creazione di canali digitali, accessibili a tutti, attraverso i quali tanto le lobby più organizzate e strutturate, quanto quelle dotate di mezzi minori, possano far pervenire le proprie proposte ed osservazioni”. Nel suo intervento, Busia, ha tenuto anche a ricordare le vittime della corruzione, “persone alle quali la corruzione ruba opportunità, prospettive, benessere, talvolta persino la vita”.

“Sono vittime della corruzione, intesa in senso amministrativo e non solo penalistico – scrive -, le donne e gli uomini sepolti vivi sotto le macerie di infrastrutture ed edifici costruiti con la sabbia al posto del cemento; i lavoratori schiacciati o soffocati nei cantieri perché chi avrebbe dovuto vigilare sulla loro sicurezza è stato indirizzato verso altri obiettivi; i pazienti che scontano la scarsa qualità di attrezzature sanitarie acquistate attraverso procedure opache; i bambini malnutriti, nei Paesi più fragili, a causa di aiuti umanitari che si perdono nelle pieghe di torbidi intrecci tra burocrazia e malaffare”.

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Cybersicurezza: odg Costa, l’uso del Trojan va regolamentato

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“Si impegna il Governo a prevedere l’introduzione, nel primo provvedimento utile, di una disciplina organica del captatore informatico che rifletta il miglior bilanciamento tra le esigenze investigative e i principi di cui agli articoli 14 e 15 della Costituzione” cioè la tutela del domicilio e il principio della riservatezza. E’ quanto prevede l’ordine del giorno che il deputato di Azione Enrico Costa ha appena presentato al ddl sulla cybersicurezza. Un odg in cui si chiede di fatto una precisa e più severa regolamentazione dell’uso del Trojan, il captatore informatico usato in molte inchieste giudiziarie come quella ligure.

Nell’ordine del giorno di Enrico Costa, firmato anche dalla deputata di Italia Viva, Maria Elena Boschi e dal capogruppo di FI in Commissione Giustizia PIetro Pittalis, si dice anche che “risulta necessario prevedere una disciplina organica che, da un lato, indichi le gravi forme di criminalità per le quali ammettere l’utilizzo del captatore informatico e, dall’altro, dettagli le condizioni applicative e le modalità operative di utilizzo, con l’obiettivo di bilanciare l’accertamento delle ipotesi delittuose ed i principi costituzionali previsti dagli articoli 14 e 15 della Costituzione”.

Dopo aver definito il Trojan “un sistema dissimulato, inoculato da remoto, che invade il terreno della riservatezza penetrando anche nelle sfere più intime e private”, Costa sottolinea come il captatore informatico sia anche “uno strumento itinerante, che si sposta di “ambiente” in “ambiente”, potenzialmente in grado di accendere la webcam, di attivare il microfono e di captare conversazioni, di leggere qualsiasi dato venga archiviato all’interno del cellulare (dagli indirizzi in rubrica, agli sms, ai messaggi whatsapp, agli appunti salvati nelle note), di visualizzare le fotografie, di registrare la “tracciabilità” del possessore del cellulare funzionando da GPS, di catturare segretamente tutto ciò che viene digitato nel dispositivo, potendo quindi risalire anche ad eventuali password o numeri di carte di credito”.

Costa pertanto racconta anche la storia di questo strumento di indagine, a cominciare dalle sentenze della Cassazione che ne parlano e dagli interventi che ci sono stati da parte del legislatore negli anni, chiedendo con il suo ordine del giorno che il legislatore intervenga per “disciplinare” la materia visto che a suo avviso il Trojan è molto “più invasivo” delle normali intercettazioni. L’ordine del giorno, secondo quanto si apprende, potrebbe ricevere il parere favorevole del governo e pertanto venire approvato.

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De Luca: straordinaria vittoria sui fondi per la Campania

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“Il Consiglio di Stato ha confermato pienamente le tesi della Campania, ha censurato i ritardi, e stabilisce l’inaccettabilità delle procedure messe in campo dal Governo. E’ il risultato della battaglia di civiltà e di dignità nella quale si sono impegnati in questi mesi centinaia di sindaci, amministratori, semplici cittadini. E’ un motivo di grande speranza e di grande soddisfazione per quanti hanno creduto nella giustizia amministrativa del nostro Paese”. Così il governatore Vincenzo De Luca sulla decisione del Consiglio di Stato in relazione ai fondi per la Campania, giudicata una “straordinaria vittoria” dopo mesi di polemiche.

Il Consiglio di Stato, ricorda ancora De Luca, “ha considerato pretestuosa la sopravvenienza dell’articolo 10 del Decreto coesione: smantellata la norma che surrettiziamente introduceva la vicenda Bagnoli nel Fondo di sviluppo e coesione”. “Ci si augura che a questo punto sia terminata la lunga e vergognosa catena di pretesti, di dilazioni, di ritardi strumentali, che ha penalizzato e penalizza le imprese, le famiglie, i Comuni della Campania. Ci si augura di poter cominciare a lavorare nell’interesse delle nostre comunità”, conclude il presidente della Regione.

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