Collegati con noi

Economia

Bonomi: 50-60 miliardi per tagliare le tasse sul lavoro

Pubblicato

del

Ora il lavoro e il cuneo. Dopo le misure “positive” del governo sull’energia, è il momento di fare interventi strutturali e di tagliare il costo del lavoro. Le risorse si possono trovare, rimodulando la spesa pubblica. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, dal forum della Piccola industria in Veneto, il giorno dopo l’incontro delle imprese a Palazzo Chigi, riconosce lo sforzo in campo innanzitutto per contenere il caro-bollette ma chiede di fare finalmente quel passo decisivo sul taglio del cuneo fiscale, in vista della legge di Bilancio. L’unico modo, sottolinea, “per rimettere soldi in tasca ai lavoratori” soprattutto quelli con i redditi bassi, sotto i 35 mila euro, che di più soffrono il peso dell’inflazione a doppia cifra: per loro arriverebbero almeno 1.200 euro in più l’anno. Un intervento dal costo rilevante, 16 miliardi la proiezione nella proposta di viale dell’Astronomia, che si possono trovare rivedendo gli oltre mille miliardi di spesa pubblica annua: “Riconfigurare il 4-5%” significa avere a disposizione 50-60 miliardi, risorse per fare anche questo intervento, sostiene Bonomi. Il taglio del cuneo fiscale è un obiettivo del governo, che la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha da subito indicato nella misura di cinque punti. Un impegno a cui arrivare progressivamente, nella legislatura. Avverrà “gradualmente”, afferma parlando dallo stesso palco della piccola industria il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: “Non si può fare tutto e subito, possiamo fare ciò che è possibile e tracciare la rotta”, comunque, “sarà per due terzi per il lavoratore e un terzo per l’azienda”. Perché “dobbiamo alzare i salari”. Nella prossima manovra dovrebbe essere confermato il taglio di almeno due punti. Non convince, invece, la misura sui fringe benefit esentasse fino a 3 mila euro che le aziende potranno erogare: la platea “è molto ridotta, circa il 17%”, afferma Bonomi. Dall’altro lato, il numero uno della Cgil, Maurizio Landini, chiede che questa somma vada a tutti i lavoratori e che si tuteli chi sta peggio: il perimetro tracciato dalla Nadef per la manovra è “insufficiente”. La legge di Bilancio parte dai 21 miliardi in deficit destinati al contrasto del caro-energia, dopo i 9,1 miliardi stanziati con il decreto Aiuti quater. Altri fondi serviranno per finanziare le altre misure sul tavolo, dalla flat tax alle pensioni. Si parla di una manovra che dovrebbe valere complessivamente circa 30 miliardi e che si punta a varare nelle prossime due settimane. La prossima, martedì 15 e mercoledì 16 novembre la premier Giorgia Meloni ed il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, saranno a Bali per il G20. Nell’agenda del ministro ci sono già gli incontri bilaterali con la segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen, la direttrice del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva. Sul tavolo, oltre la revisione del Reddito di cittadinanza nella direzione di una stretta per chi è nelle condizioni di lavorare, anche una possibile rimodulazione della tassa sugli extraprofitti (al 25%). In arrivo interventi sulla flat tax: oltre alla soglia per autonomi e partite Iva che dovrebbe essere estesa dagli attuali 65mila a 85mila euro, è attesa la versione cosiddetta incrementale (sull’incremento di reddito nel 2022 rispetto al maggiore dei redditi dichiarati nei tre anni precedenti). Sempre nel capitolo fisco, si lavora anche sulla tregua fiscale. Le cartelle sotto i 1.000 euro precedenti al 2019 dovrebbero essere sanate, per quelle tra i 1.000 e 3.000 il saldo e stralcio e oltre i 3.000 euro una tregua fiscale, come già affermato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari. Sulle pensioni resta l’obiettivo di superare la legge Fornero: in manovra dovrebbe intanto arrivare la proroga di Opzione donna (58 anni per le dipendenti, 59 per le autonome e 35 anni di contributi) e Ape sociale (da 63 anni per i lavori gravosi) e vedere la luce, per un anno, Quota 41, ma con 61-62 anni. La soluzione secca con soli 41 anni di contributi costerebbe 4,5 miliardi soltanto il primo anno. Poi si partirà per la riforma strutturale. Dibattito ancora aperto sul Superbonus, dopo le nuove regole del dl Aiuti: per Bonomi, le parole di Giorgetti sulla volontà di “continuare a sostenere il settore ci tranquillizzano”. Fi chiede attenzione sui tempi e fa sapere che presenterà un emendamento in Parlamento per spostare le modifiche di almeno un mese, dal 25 novembre al 31 dicembre.

Advertisement
Continua a leggere

Economia

L’agroalimentare punta su export, obiettivo 100 miliardi

Pubblicato

del

In tempo di guerre e dazi una “fiera internazionale dell’agroalimentare è un segno di apertura in una fase di chiusura dello scacchiere internazionale”: il presidente di Fiere di Parma Franco Mosconi ha presentato così Tuttofood, in programma da oggi all’8 maggio su una superficie di 150mila metri quadrati nei padiglioni di Fiera Milano Rho con 4.200 espositori, di cui un quarto stranieri, provenienti da 70 Paesi, tremila top buyer internazionali di cento nazionalità diverse e 90 mila visitatori attesi. La manifestazione è il frutto dell’alleanza fra le Fiere di Parma, a cui fa capo l’organizzazione, Fiera Milano e Koelnmesse, la fiera di Colonia dove ogni due anni si tiene una delle principali fiere internazionali del settore Anuga, che si svolge negli anni dispari.

E proprio per alternarsi con Anuga, Tuttofood tornerà anche il prossimo anno e poi si svolgerà sempre negli anni pari. In questo modo sarà alternata anche all’altra grande fiera dell’agroalimentare targata Parma, ovvero Cibus, che sarà una vetrina legata al made in Italy. “Si potrebbe dire che Cibus è l’Italia ma Tuttofood è il mondo” ha sintetizzato l’ad di Fiere di Parma Antonio Cellie, spiegando che l’intenzione è di arrivare ad avere a Milano una metà di espositori stranieri entro il 2028. Di una “vetrina strategica” ha parlato il presidente dell’Emilia-Romagna Michele de Pascale, realizzata facendo sistema e “superando campanilismi”. Una vetrina, ha sottolineato l’assessore lombardo all’Agricoltura Alessandro Beduschi, che potrà sfruttare anche il volano delle Olimpiadi di Milano Cortina. Di una “grande visione industriale per il Paese” parla il presidente di Fiera Milano Carlo Bonomi, ex presidente di Confindustria. Insomma un “successo di sistema che si organizza valorizzando le potenzialità di ciascuno” ha sintetizzato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.

Si tratta di un ulteriore tassello per arrivare a quello che, secondo il presidente Ice Matteo Zoppas, è un obiettivo possibile, ovvero passare dai 70 miliardi di export del settore dello scorso anno a 100 miliardi “in breve tempo”. Certo non manca la preoccupazione per i dazi da parte degli espositori, come ha ammesso Lollobrigida. “I nostri imprenditori sono preoccupati, e ci mancherebbe altro – ha osservato – Una nazione esportatrice è preoccupata da ogni chiusura di mercato”. Però, ha avvisato, la soluzione non può essere “una guerra commerciale con gli Stati Uniti”, non possono essere dazi e controdazi perché “gli Stati Uniti sono un nostro partner indispensabile”. “Il dialogo, non lo scontro è la risposta per garantire il nostro modello commerciale” ha aggiunto, rivendicando il ruolo della premier Giorgia Meloni per favorire la trattativa fra Usa e Unione Europea. A parte questo, resta però un altro grande obiettivo: l’apertura a nuovi mercati. “La sfida di aprire mercati è nella testa di ogni imprenditore ogni mattina e il nostro governo dall’inizio – ha concluso – ha collocato questo fra i suoi obiettivi strategici” .

Continua a leggere

Economia

Otb di Renzo Rosso valuta di aumentare i prezzi in Usa

Pubblicato

del

Il gruppo Otb di Renzo Rosso (foto Imagoeconomica in evidenza) sta considerando di alzare i prezzi dei suoi marchi, da Diesel a Jil Sander, Maison Margiela e Marni, negli Stati Uniti se saranno confermati i dazi di Donald Trump che rischiano di comprimere i margini, già messi a dura prova dal rallentamento degli acquisti. L’idea di quotarsi in Borsa in ogni caso resta d’attualità ma senza fretta. Dopo aver tentato di aggiungere Versace fra i suoi brand il gruppo da 1,7 miliardi di ricavi, fondato e presieduto da Rosso, non smette poi di pensare alle acquisizioni in Italia e all’estero, ma tiene le carte coperte.

Ha da fare i conti con una situazione che non mostra segnali di ripresa da 18 mesi. Non tanto tuttavia da impedire di continuare a investire in sostenibilità e a finanziare le attività della Otb Foundation, alla quale è destinata una percentuale dell’utile operativo. Anche se quest’ultimo cala sono garantite le risorse per permettere di continuare ad appoggiare come nel 2024 380 progetti con un impatto sulla vita 380.000 persone nel mondo. Una panoramica su questi temi è stata fatta alla presentazione del bilancio di sostenibilità di Otb, che l’anno scorso ha tagliato le emissioni totali del 31% rispetto al 2023 e ha portato al 100% l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili in Europa e Nord America nei siti gestiti direttamente. I materiali certificati, a partire dal cotone, sono inoltre arrivati al 24% degli acquisti effettuati.

“La sostenibilità per noi è uno state of mind” ha spiegato Rosso sulla quale punta a coinvolgere i 7.000 dipendenti, pur consapevole che “la sostenibilità non costa poco”. Nel frattempo c’è da capire cosa fare coi dazi. “Stiamo valutando negli Usa un possibile incremento dei prezzi dell’8/9% per mantenere i margini”, ha indicato Ubaldo Minelli, amministratore delegato di Otb, parlando di “un quadro normativo ancora in divenire”: “abbiamo fatto qualche simulazione per quello che sarebbe l’impatto per il nostro gruppo in termini di oneri se dopo la moratoria di 3 mesi fossero confermati i dazi. Stiamo valutando brand per brand le possibili azioni da intraprendere per ridurre l’impatto”. Sull’idea di approdare a Piazza Affari, Rosso ha detto che “noi siamo qua prontissimi, quando i mercati saranno pronti noi lo siamo già. Penso sia giusto per la trasparenza, la successione e per avere azienda ancora più solida”. “Comunque non avere debiti, e per il signor Rosso non avere soci, dà una grande libertà anche nella scelta dei tempi” ha sottolineato Minelli.

Continua a leggere

Economia

Bolletta del gas ad aprile più leggera per i vulnerabili

Pubblicato

del

Bolletta del gas più leggera ad aprile per i clienti vulnerabili e portafoglio dei consumatori un po’ più pieno anche per il nuovo calo dei prezzi del petrolio e dei carburanti dopo che l’Opec+ ha deciso per il secondo mese di fila un aumento della produzione a giugno. Nel consueto aggiornamento mensile l’Arera ha spiegato che con le quotazioni all’ingrosso in ulteriore ribasso rispetto a marzo, il prezzo della materia prima gas è stato di 37,60 euro a megawattora il mese scorso così quello di riferimento per la famiglia tipo, che cioè consuma in media 1.100 metri cubi annui, è stato di 107,92 centesimi per metro cubo, in diminuzione dell’8,1% su marzo. Per la cronaca, oggi il gas ad Amsterdam ha chiuso sotto i 33 euro a Mwh.

Per i clienti vulnerabili, il risparmio all’anno, calcolano i consumatori di Codacons e Unc, è di 105 euro a prezzi costanti per una spesa di 1.187 euro che sommata ai 611 euro all’anno per l’elettricità porta ad una ‘stangata’ di 1.798 euro. Un ribasso ‘scontato’ quello di aprile dice il vice presidente dell’Unione nazionale consumatori, Marco Vignola, spiegando che “con la fine della stagione termica cessano come sempre le speculazioni sul gas”. Rispetto allo stesso periodo del 2021, lamenta però il Codacons, cioè prima dello scoppio dell’emergenza energia, il prezzo del gas risulta ad aprile più alto del 47%, quindi pari a una maggiore spesa di 379 euro a nucleo rispetto a 4 anni.

Vignola chiede cosa aspetta l’Europa a “eliminare il TTf di Amsterdam e il sistema del prezzo marginale che consentono questi extraprofitti vergognosi e di arricchirsi sulle spalle delle famiglie. Sono infatti le cause di questo sistema malato”. L’Italia da parte sua potrebbe ridefinire, aggiunge, “la formazione del Pun (Prezzo unico nazionale) e consentire ad Acquirente unico di riprendere a fare gli acquisti a lungo termine”. Sul fronte del petrolio, il prezzo è sceso fino a quasi il 4% per il West Texas Intermediate (Wti) per ridurre poi la perdita a -2,9% attestandosi a 56,6 dollari al barile. Il contratto sul Brent per luglio è invece arretrato fino al 3,5% per recuperare e vedere un -2,6% a 59,7 dollari al barile. Ribassi che sono la conseguenza della decisione degli otto produttori del cartello guidato dall’Arabia Saudita che hanno stabilito sabato scorso di aumentare a giugno la produzione di altri 411.000 barili al giorno, in una fase nella quale i prezzi sono già ai minimi da oltre tre anni. Anche il costo della benzina scende: il prezzo medio nazionale in modalità self è sceso a 1,704 euro al litro mentre per il diesel self la quotazione è scesa a 1,598 euro al litro.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto