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Economia

Bollette, Legambiente: con efficienza e rinnovabili 1 miliardo di risparmio

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Generazione distribuita da rinnovabili ed efficienza energetica in edilizia possono produrre da qui al 2030 1,1 miliardi di risparmio in bolletta per i consumatori, ridurre del 50% la spesa energetica negli edifici, creare 170 mila nuovi posti di lavoro, tagliare le emissioni climalteranti di 30 milioni di tonnellate di CO2, ridurre i consumi energetici di 10 Mtep e muovere 150 miliardi di nuovi investimenti. Lo sostiene uno studio di Elemens per Legambiente, presentato oggi nella prima giornata del 14/o Forum QualEnergia. Lo studio stima che ulteriori 3,5 GW di fotovoltaico e 1,8 GW di eolico sarebbero potuti essere in esercizio nel 2021 se non bloccati dall’iter autorizzativo. La presenza di una maggior quantita’ di rinnovabili nel mix energetico ridurrebbe il costo sostenuto dai consumatori di piu’ di 1,5 miliardi di euro, sterilizzando in parte l’aumento di costo causato dal prezzo delle fonti fossili. Nei prossimi dieci anni il Mite stima installazioni per 14,5 GW di nuova generazione distribuita (cioe’ pannelli solari, pale eoliche e biomasse in case, capannoni, e piccole comunita’). Case, condomini e comunita’ energetiche potrebbero arrivare a 8.360 MW, il 58% del totale. Piccole e medie imprese (PMI) e distretti artigiani posson salite a 320 MW. il terziario a 1.080 MW. Il 7% del percorso di crescita della generazione distribuita potra’ riguardare la Pubblica Amministrazione e il settore agricolo (rispettivamente 370 MW per settore). La partecipazione a comunita’ energetiche e a configurazioni di autoconsumo consente di ridurre la bolletta elettrica fino a circa il 25%. Secondo lo studio Elemens, si possono realizzare gli obiettivi Ue di efficienza energetica degli immobili attraverso interventi su circa 1,3 milioni di edifici, ossia il 10% del parco immobiliare italiano, dove realizzare un miglioramento di almeno 4 classi energetiche (o per raggiungere almeno la classe B). Politiche di questo tipo – piu’ ambiziose di quanto prevede il superbonus del 110% – permettono di ridurre le bollette tra il 40 e l’80%, evitando l’emissione di 22,2 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, corrispondenti a quasi tutte le emissioni provocate dal settore dei servizi. Cio’ comporterebbe la riduzione del consumo annuo nazionale di gas naturale fino a 8 Mtep (13% del consumo lordo nazionale). Inoltre, una politica integrata di questo tipo con interventi sulla produzione da rinnovabili attraverso comunita’ energetica e di riduzione dei consumi, avrebbe vantaggi sul fronte del lavoro, con almeno 170.000 nuovi occupati e 135 miliardi euro di nuovi investimenti.

Lo studio stima che ulteriori 3,5 GW di fotovoltaico e 1,8 GW di eolico sarebbero potuti essere in esercizio nel 2021 se non bloccati dall’iter autorizzativo. La presenza di una maggior quantita’ di rinnovabili nel mix energetico ridurrebbe il costo sostenuto dai consumatori di piu’ di 1,5 miliardi di euro, sterilizzando in parte l’aumento di costo causato dal prezzo delle fonti fossili. Nei prossimi dieci anni il Mite stima installazioni per 14,5 GW di nuova generazione distribuita (cioe’ pannelli solari, pale eoliche e biomasse in case, capannoni, e piccole comunita’). Case, condomini e comunita’ energetiche potrebbero arrivare a 8.360 MW, il 58% del totale. Piccole e medie imprese (PMI) e distretti artigiani posson salite a 320 MW. il terziario a 1.080 MW. Il 7% del percorso di crescita della generazione distribuita potra’ riguardare la Pubblica Amministrazione e il settore agricolo (rispettivamente 370 MW per settore). La partecipazione a comunita’ energetiche e a configurazioni di autoconsumo consente di ridurre la bolletta elettrica fino a circa il 25%. Secondo lo studio Elemens, si possono realizzare gli obiettivi Ue di efficienza energetica degli immobili attraverso interventi su circa 1,3 milioni di edifici, ossia il 10% del parco immobiliare italiano, dove realizzare un miglioramento di almeno 4 classi energetiche (o per raggiungere almeno la classe B). Politiche di questo tipo – piu’ ambiziose di quanto prevede il superbonus del 110% – permettono di ridurre le bollette tra il 40 e l’80%, evitando l’emissione di 22,2 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, corrispondenti a quasi tutte le emissioni provocate dal settore dei servizi. Cio’ comporterebbe la riduzione del consumo annuo nazionale di gas naturale fino a 8 Mtep (13% del consumo lordo nazionale). Inoltre, una politica integrata di questo tipo con interventi sulla produzione da rinnovabili attraverso comunita’ energetica e di riduzione dei consumi, avrebbe vantaggi sul fronte del lavoro, con almeno 170.000 nuovi occupati e 135 miliardi euro di nuovi investimenti.

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Economia

Effetto Trump, bruciati in Borsa 6.500 miliardi in 100 giorni

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Nei primi cento giorni di presidenza Trump ci sono stati 70 giorni di scambi a singhiozzo sui mercati finanziari e 32 giorni di perdite, con oltre 6.500 miliardi di dollari cancellati dal valore delle società quotate. Lo scrive il New York Times, secondo cui per i mercati finanziari il calo del 7% dell’indice S&P 500 rappresenta il peggior inizio di mandato presidenziale da quando Gerald R. Ford subentrò a Richard M. Nixon nell’agosto del 1974, dopo lo scandalo Watergate. La crisi, sottolinea il quotidiano, è persino peggiore di quando scoppiò la bolla tecnologica all’inizio del secolo, e George W. Bush ereditò un mercato già in caduta libera. Al contrario, Trump ha ereditato un’economia solida e un mercato azionario in ascesa da un massimo storico all’altro. La situazione è cambiata rapidamente quando Trump ha annunciato i suoi dazi il 2 aprile, facendo esplodere la volatilita’ nei mercati finanziari.

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Oxfam, compensi ad cresciuti del 50% per lavoratori solo +0,8%

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A livello globale, negli ultimi 5 anni, la retribuzione mediana degli amministratori delegati d’impresa è cresciuta del 50%, in termini reali, passando da 2,9 milioni di dollari nel 2019 a 4,3 milioni nel 2024. Un aumento che supera di ben 56 volte la modesta crescita del salario medio reale (+0,9%), registrata nello stesso periodo nei Paesi per cui sono pubblicamente disponibili le informazioni sui compensi degli ad.

E’ quanto riporta un’analisi di Oxfam diffusa in occasione del Primo maggio. Nel dettaglio, tra i Paesi in cui il campione di imprese analizzate è sufficientemente ampio, emerge che: Irlanda e Germania vantano alcuni tra gli ad più pagati con una retribuzione annua mediana rispettivamente di 6,7 milioni e 4,7 milioni di dollari nel 2024; in Sudafrica il compenso annuo mediano degli AD era di 1,6 milioni di dollari nel 2024, mentre in India ha raggiunto i 2 milioni di dollari.

“Anno dopo anno assistiamo allo stesso spettacolo a dir poco grottesco: i compensi degli ad crescono vertiginosamente, mentre i salari dei lavoratori in molti Paesi restano fermi o salgono di pochi decimali”, spiega Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia. L’analisi di Oxfam si è concentrata inoltre sui divari salariali di genere a livello d’impresa. Esaminando 11.366 imprese di 82 Paesi, che pubblicano informazioni sul gender pay gap aziendale, si evince che il divario retributivo di genere a livello di impresa si sia, in media, ridotto tra il 2022 e il 2023, passando dal 27% al 22%. Ma tra le 45.501 imprese di 168 Paesi con un fatturato annuo superiore a 10 milioni di dollari e che riportano il genere del proprio ad, meno del 7% aveva una donna nella posizione apicale dell’organigramma aziendale.

Per quanto riguarda la dinamica dei salari reali in Italia, secondo Oxfam se, anziché ricorrere agli indici generali dell’inflazione, si facesse riferimento alla variazione dei prezzi del carrello della spesa (come approssimazione dei beni maggiormente consumati dai lavoratori con basse retribuzioni), il salario lordo nazionale registrerebbe, in media, una perdita cumulata di circa il 15% nel solo quadriennio 2019-2023 e la dinamica positiva del 2024 non rappresenterebbe che un placebo per i lavoratori con le retribuzioni più basse.

“Fino ad oggi, nell’azione del Governo è del tutto assente una chiara politica industriale, orientata alla creazione di posti di lavoro di qualità, che scommetta su innovazione, transizione verde e formazione, senza lasciare indietro nessuno. – conclude Maslennikov – Il Governo stenta a intervenire sul rafforzamento della contrattazione collettiva e sulla revisione del sistema di fissazione dei salari e ha affossato il salario minimo legale che rappresenta una tutela essenziale per i lavoratori più fragili”.

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Economia

Wsj, cda di Tesla cerca un nuovo ceo per sostituire Musk

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Il consiglio di amministrazione di Tesla ha iniziato a cercare un nuovo CEO per sostituire il fondatore Elon Musk. Lo riporta il Wall Street Journal. Secondo il quotidiano la decisione è stata presa dopo il crollo delle azioni e degli utili di Tesla. Alcuni investitori ritengono che Musk sia troppo impegnato con il suo lavoro di capo del Dipartimento per l’Efficienza Pubblica (DOGE), che pure sembra volgere al termine. Non è stato reso noto se Musk sia stato informato della decisione.

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