Ci fu anche il “blitz” a Roma di un team nordcoreano per rintracciare Jo Song-gil, ufficialmente ambasciatore ‘reggente’ della rappresentanza diplomatica in Italia fino al 20 novembre e adesso sospettato di diserzione. All’indomani dell’anticipazione del duro colpo, e non solo, d’immagine per Pyongyang, il JoongAng Ilbo ha fornito un altro dettaglio della vicenda su cui pende un fitto mistero, a partire dall’incertezza su dove si trovi il suo protagonista. Jo e sua moglie sono “spariti” agli inizi di novembre, hanno riferito ieri alcuni deputati sudcoreani dopo l’audizione in parlamento dell’intelligence di Seul, escludendo ci sia stata richiesta di aiuto al Sud o anche contatti di qualsiasi tipo. Oltre ai quattro diplomatici in organico all’ambasciata di Roma, c’e’ stato un via vai negli ultimi due mesi di persone con “volti sconosciuti”, ha scritto il quotidiano sudcoreano citando una fonte in Italia. “Sembra che il team abbia tentato di trovare Jo e di scoraggiarne la defezione, ma dopo la richiesta di protezione alle autorita’ italiane l’attenzione s’e’ concentrata su come ricostruire la vicenda e mettere a punto le contromisure”. Al dipartimento degli Affari internazionali del Partito dei Lavoratori e al ministero degli Esteri nordcoreani fu ordinato di avviare un’indagine ad ampio raggio allo scopo di cercare altre persone a rischio diserzione e di rafforzare la prevenzione. Quando diserto’ nel 2016, Thae Yong-ho, numero due dell’ ambasciata di Londra e il piu’ alto in grado degli ultimi anni ad aver voltato le spalle al leader Kim Jong-un, chiese e ottenne asilo al Sud, mentre Pyongyang avvio’ la rapida sostituzione del capo della missione. Nella rotazione finirono funzionari in Cina, incluso il consolato di Shenyang che divento’ di fatto inattivo, e la missione in Uzbekistan, l’ultima in Asia centrale, che fu addirittura chiusa. Sulla sorte di Jo si sono moltiplicate le ipotesi, tra cui una – rilanciata ancora dai media di Seul – su eventuali contatti in corso con un’agenzia di intelligence italiana o straniera, con protezione in un’altra ambasciata per l’assistenza alla richiesta di asilo politico in un Paese occidentale terzo. Le agenzie dei servizi stranieri di solito danno il loro aiuto ai disertori del Nord, a maggior ragione se c’e’ un coordinamento gia’ definito con il Sud. Ancora piu’ difficile e’ la ricostruzione su cosa abbia fatto da inizio novembre a inizio dicembre, momento della richiesta di protezione al governo italiano, secondo il JoongAng Ilbo. Il fatto che quest’ultima mossa sia maturata a un mese dalla fuga dall’ambasciata di Roma puo’ significare che non sia stato facile trovare un posto sufficientemente sicuro. C’e’ poi la possibilita’ che Jo abbia gia’ trovato asilo in un Paese terzo (ci sono voci su Usa e Francia), su cui non pende alcun obbligo di comunicazioni pubbliche. Poi c’e’ l’ipotesi che il diplomatico sia stato catturato in Italia o in un altro Paese e deportato. In questo caso, pero’, dovrebbe esserci traccia nei documenti ufficiali.