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Biden richiama Netanyahu,il premier israeliano in bilico

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Dopo 27 giorni di silenzio e gelo il presidente Usa Joe Biden è tornato a parlare con Benyamin Netanyahu, per ribadirgli che gli Stati Uniti continuano a puntare sulla creazione di uno Stato palestinese malgrado il premier israeliano appena ieri l’abbia esclusa. E che Israele – ha fatto sapere la Casa Bianca dopo il colloquio di 40 minuti tra i due – deve ridurre i danni subiti dai civili a Gaza. Ma le difficoltà di Bibi non si registrano solo con Washington: anche in Europa l’Alto rappresentante Josep Borrell ha detto senza giri di parole che “il governo di Israele” guidato da Netanyahu rappresenta “un impedimento” ad una qualsiasi soluzione del conflitto, e che la comunità internazionale dovrebbe “imporre dall’esterno” la soluzione a 2 Stati. Intanto resta la tragedia degli ostaggi nella Striscia: le Brigate Al-Nasser Salah al-Deen, alleate di Hamas, hanno diffuso un video che mostra un ostaggio israeliano che, secondo loro, è stato ucciso in un attacco aereo di Israele.

Secondo i miliziani si tratta di Ohad Yahalomi, 49enne rapito nel Kibbutz Nir Oz il 7 ottobre insieme al figlio 12enne Eitan. Il ragazzino è stato rilasciato a novembre durante la tregua per lo scambio di prigionieri e ostaggi, dopo essere stato picchiato e costretto dai suoi rapitori a guardare i video degli orrori del massacro di Hamas, secondo le testimonianze dei parenti. Con il dramma degli ostaggi irrisolto e in un clima di crescente isolamento internazionale, Netanyahu cola a picco anche nei sondaggi interni, mentre nel Likud, il suo partito, cresce la fronda contro un leader il cui destino politico appare sempre più in bilico. Se si votasse oggi – ha certificato l’ultima rivelazione del quotidiano Maariv – il Likud crollerebbe a 16 seggi (dagli attuali 32) contro i 39 del centrista Benny Gantz, che ne avrebbe quindi più del doppio.

A certificare la caduta libera nel gradimento popolare, lo stesso sondaggio del Maariv rivela che Netanyahu si ferma al 31% di consensi, rispetto al 50% di Gantz. Se è vero che i sondaggi possono sbagliare, è tuttavia innegabile che il premier più longevo della storia di Israele non sia mai stato tanto in difficoltà, senza contare i guai giudiziari che lo vedono sotto processo a Gerusalemme per corruzione, frode e abuso di potere. Nel Likud insomma c’è già chi si prepara alla successione.

Fonti anonime del partito hanno riferito al Jerusalem Post di considerare finita la sua epoca e contati i suoi giorni al potere. La sensazione prevalente tra la base del partito, secondo le stesse fonti, è che oltre a non aver saputo prevenire l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso Netanyahu ora non sia in grado di mantenere la promessa di distruggere la fazione islamica e far tornare tutti gli ostaggi a casa. Ad alimentare la congiura pesa anche il fatto che se il Likud scendesse davvero a 16 seggi come prevedono i sondaggi, molti dei pesi massimo del partito sarebbero a rischio rielezione. Per questo sarebbero già cominciate le grandi manovre per la successione: in pole position si parla dell’attuale ministro della Difesa Yoav Gallant, non a caso molto più allineato alle posizioni americane nelle ultime dichiarazioni; ma in lizza ci sarebbero anche il responsabile degli Esteri Israel Katz, quello dell’Economia Nir Barkat e l’attuale presidente della Commissione Affari costituzionali Yuli Edelstein. L’ex premier Ehud Barak ha chiesto elezioni al massimo entro giugno “prima che sia troppo tardi”, ovvero prima che le liti tra Netanyahu e gli Usa portino la sicurezza di Israele “nell’abisso”.

Non da meno è stato il vice di Gantz, l’ex capo di stato maggiore Gadi Eisenkot che pure è ministro del Gabinetto di guerra: “È necessario entro qualche mese riportare l’elettore israeliano alle urne per rinnovare la fiducia, perché in questo momento non c’è fiducia. Come possiamo continuare così con una leadership che ci ha miseramente deluso?”, è sbottato. Al 105esimo giorno di guerra – mentre lunedì prossimo i ministri degli Esteri di Israele e Palestina saranno separatamente a Bruxelles al Consiglio Esteri della Ue e una delegazione di Hamas è volata a Mosca – l’Idf continua a martellare la Striscia dove è stato eliminato in un attacco mirato Wael Abu-Fanounah, membro anziano della Jihad islamica e vice capo delle operazioni psicologiche di guerra dell’organizzazione. Il portavoce militare ha spiegato che era l’uomo che creava e distribuiva i video shock degli ostaggi israeliani. Secondo l’agenzia palestinese Wafa, altre 12 persone sono state uccise in un attacco vicino all’ospedale Shifa di Gaza City. Mentre in Cisgiordania un 17enne palestinese è morto in scontri con l’esercito: aveva anche la cittadinanza americana, un altro motivo di attrito tra Washington e lo Stato ebraico.

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Idf, avanti con operazione Rafah per portare ostaggi a casa

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“Le Forze di Difesa di Israele stanno continuando la loro operazione mirata contro Hamas a Rafah come parte degli sforzi per ottenere una duratura sconfitta di Hamas e per portare a casa tutti i nostri ostaggi”. Lo ha detto il portavoce dell’Idf, Rear Admiral Daniel Hagari, in un video diffuso sul canale Telegram dell’esercito israeliano. “La nostra guerra – ha aggiunto – è contro Hamas non contro la popolazione di Gaza”.

“Le nostre operazioni contro Hamas a Rafah restano limitate e dirette a progressi tattici, aggiustamenti tattici, progressi militari e ad evitare aree densamente popolate – ha sottolineato il portavoce dell’Idf -. Dall’inizio della nostra azione mirata contro Hamas a Rafah abbiamo eliminato dozzine di terroristi, scoperto tunnel e numerose armi. Prima delle nostre operazioni invitiamo i civili a spostarsi temporaneamente nelle aree umanitarie e ad allontanarsi dal fuoco incrociato in cui li mette Hamas”.

“Negli ultimi giorni – ha spiegato Rear Admiral Daniel Hagari – abbiamo facilitato l’ingresso di 200.000 litri di carburante dal valico di Kerem Shalom, abbiamo facilitato e coordinato l’apertura di un nuovo ospedale da campo a Gaza e ci stiamo adoperando per consentire il flusso di aiuti umanitari verso Rafah attraverso il valico di Salah Al-Din Road. Solo negli ultimi giorni, ci siamo ricordati del perché il nostro attacco contro Hamas sia vitale: Hamas ha lanciato missili da Rafah verso il valico di Kerem Shalom attraverso il quale Israele lascia entrare gli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. E venerdì notte, Hamas ha lanciato 9 missili da Rafah verso la città israeliana di Beer Sheva, colpendo un parco giochi per bambini. Continueremo a compiere la nostra missione per ottenere la sconfitta di Hamas e per riportare a casa i nostri ostaggi”.

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Esercito ucraino, abbandonate posizioni a nord di Kharkiv

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L’unità Gostri Kartuzi delle forze speciali Omega della Guardia nazionale ucraina ha dichiarato ieri sera di essere stata costretta ad abbandonare alcune posizioni nel nord della regione di Kharkiv per il pesante assalto russo e che aree popolate sono passate sotto il controllo nemico. “Alle 14 (di sabato) sono iniziate battaglie per Glubokoye, di importanza strategica. Le perdite russe sono massicce, ma continuano a fare pressione e in alcuni punti hanno avuto successo”, si legge nel messaggio dell’unità su X che ha anche postato un video in cui si vede una colonna di fanteria russa in movimento a sud del villaggio di Morokhovets.

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Idf, avanti con operazione Rafah per portare ostaggi a casa

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“Le Forze di Difesa di Israele stanno continuando la loro operazione mirata contro Hamas a Rafah come parte degli sforzi per ottenere una duratura sconfitta di Hamas e per portare a casa tutti i nostri ostaggi”. Lo ha detto il portavoce dell’Idf, Rear Admiral Daniel Hagari, in un video diffuso sul canale Telegram dell’esercito israeliano. “La nostra guerra – ha aggiunto – è contro Hamas non contro la popolazione di Gaza”.

“Le nostre operazioni contro Hamas a Rafah restano limitate e dirette a progressi tattici, aggiustamenti tattici, progressi militari e ad evitare aree densamente popolate – ha sottolineato il portavoce dell’Idf -. Dall’inizio della nostra azione mirata contro Hamas a Rafah abbiamo eliminato dozzine di terroristi, scoperto tunnel e numerose armi. Prima delle nostre operazioni invitiamo i civili a spostarsi temporaneamente nelle aree umanitarie e ad allontanarsi dal fuoco incrociato in cui li mette Hamas”.ù

“Negli ultimi giorni – ha spiegato Rear Admiral Daniel Hagari – abbiamo facilitato l’ingresso di 200.000 litri di carburante dal valico di Kerem Shalom, abbiamo facilitato e coordinato l’apertura di un nuovo ospedale da campo a Gaza e ci stiamo adoperando per consentire il flusso di aiuti umanitari verso Rafah attraverso il valico di Salah Al-Din Road. Solo negli ultimi giorni, ci siamo ricordati del perché il nostro attacco contro Hamas sia vitale: Hamas ha lanciato missili da Rafah verso il valico di Kerem Shalom attraverso il quale Israele lascia entrare gli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. E venerdì notte, Hamas ha lanciato 9 missili da Rafah verso la città israeliana di Beer Sheva, colpendo un parco giochi per bambini. Continueremo a compiere la nostra missione per ottenere la sconfitta di Hamas e per riportare a casa i nostri ostaggi”.

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