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Berlusconi tesse la tela con i centristi e vede Casini

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Direzione centro. Questa la rotta che Silvio Berlusconi prova a dare al centrodestra, per riprendersi il timone. Una traiettoria che passa dalla reunion di centristi e moderati, guidati da Forza Italia purche’ siano tutti nel perimetro del Partito popolare europeo. Insomma, stiano lontani gli estremi: e’ l’avvertimento implicito che il Cavaliere manda agli alleati. Non e’ tempo di strappi. Anzi, ora la stabilita’ non va messa in discussione. E nello stesso giorno in cui l’ex premier rilancia la proposta federativa in un’intervista al Corriere della sera, riceve Pierferdinando Casini. Una colazione ad Arcore per rinsaldare l’amicizia tra i due che “sopravvive alle incomprensioni del passato”, si limita a descriverla l’ex presidente della Camera all’Ansa. Un incontro a pochi giorni dal lungo ricovero del Cav in ospedale e quindi sulla scia della “vita viene prima della politica”, insiste Casini. Ma e’ difficile immaginare che il progetto centrista non sia stato condiviso con il fondatore dei cristiani democratici. Specie nell’ottica di un possibile ponte con Matteo Renzi e Giovanni Toti, alle prese con il cantiere per costruire un gruppo parlamentare unico di Italia viva e Coraggio Italia. Nel frattempo, se FI e il suo leader provano ad emanciparsi riprendendosi la scena (rubata per giorni dal kingmaker mancato, Matteo Salvini), Lega e Fratelli d’Italia litigano apertamente. Forte delle scelte diverse fatte nella partita quirinalizia, Giorgia Meloni va sulle barricate. E incalzata, attacca Salvini chiedendogli di scegliere: “Cosa preferisce tra stare nel campo del centrodestra, costi quel che costi, o l’alleanza col centrosinistra?”. Non a caso cita e apprezza la recente astensione dei leghisti sui bambini non vaccinati a scuola, ma li punzecchia: “E quando il decreto arriva in aula, che fanno? Lo votano o no?”. Il ‘capitano’ non ci sta. Si difende dandole dell'”ingenerosa” e spiega: “fra il mio partito e il mio Paese ho scelto il mio Paese” con tutte le difficolta’ che comporta “governare con ministri come Speranza e Lamorgese”. Insomma, l’emergenza sanitaria come grande giustificazione, altrimenti “in condizioni normali, mai nella vita governo con il Pd e la sinistra”, assicura il segretario. Ma non mostra nessun entusiasmo per il progetto centrista di Berlusconi. “Il centrodestra non e’ una caserma, se uno preferisce andare a sinistra o con Renzi, o ricostruire una vecchia Dc, e’ liberissimo di farlo”, osserva. Tuttavia avverte: “Se qualcuno dice una cosa e poi ne fa un’altra, come accaduto per l’elezione del presidente della Repubblica, non dobbiamo far finta che non ci siano problemi”. Non li cita ma l’allusione sembra rivolta ai ‘totiani’ che non hanno votato Elisabetta Casellati proposta alla quinta votazione per il Colle. Non tutti, ma una parte di Coraggio Italia che ora sta lavorando per chiudere il patto con i renziani. I piu’ ottimisti assicurano che in uno o due mesi l’operazione potrebbe chiudersi e dovrebbe avere gia’ un nome, ‘Italia al centro’. Eppure, nel partito di Renzi non tutti sono d’accordo. Nei corridoi parlamentari si vocifera che il primo ad aver invitato i suoi alla calma sia lo stesso senatore di Rignano, gongolando intanto del ritrovato ruolo centrale nell’agone politico. Chissa’ quindi se Casini potrebbe prendersi in carico tutta l’operazione centrista – al momento sembrano prematuri i temi e i modi – che risulta tanto delicata quanto complessa. Non si esclude pero’ che il senatore delle Autonomie potrebbe, nel breve, fare da mediatore e ambasciatore del sistema proporzionale. Potrebbe cosi’ spingere il Cavaliere a una virata sulla legge elettorale (rispetto al maggioritario, ora sostenuto dal centrodestra in modo piu’ o meno compatto) che gli consentirebbe di avere successivamente piu’ margini di manovra per operazioni allargate. Un altro modo per dare piu’ ossigeno e autonomia a Forza Italia rispetto alle ali sovraniste.

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Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

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Da popolo di FdI standing ovation per Berlinguer

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Standing ovation del popolo di Fratelli d’Italia per Enrico Berlinguer. “Questa è la coerente continuazione dell’omaggio che il capo della destra rese a Enrico Berlinguer nel giorno della sua scomparsa”, chiama l’applauso Ignazio La Russa, Presidente del Senato intervistato dalla figlia di Berlinguer, Bianca. Tra la folla di un milione e mezzo di persone ai funerali di Enrico Berlinguer (ripresi dai più famosi registi italiani in un celebre documentario) c’era infatti Giorgio Almirante, storico leader della destra italiana venuto a rendere un commosso omaggio al segretario del Pci, accasciatosi sul palco di un comizio dopo un ictus. E’ un passaggio commosso, quello dei Fratelli d’Italia.

Un applauso lungo e sentito nella mattinata conclusiva della kermesse che per tre giorni li ha riuniti nel ‘villaggio’ sulla spiaggia dove Giorgia Meloni annuncerà la sua discesa in campo per le Europee. Anche se Bianca Berlinguer tiene a precisare di essere lì a titolo personale;: “mio padre non tiriamolo in ballo, parliamo di quello che mio padre ha fatto ma non di quello che avrebbe detto oggi”. E anche se poco dopo Maurizio Gasparri, capogruppo di Fi al Senato, vorrà sottolineare che “sono prive di fondamento” le lodi al segretario di un partito “oggi travolto dagli scandali” e allora beneficiario di “tre forme di finanziamento illegale”.”Non basta un’intervista sulla questione morale – affonda Gasparri citando la storica intervista di Berlinguer ad Eugenio Scalfari – per cancellare i plurimi finanziamenti illeciti che hanno costellato la storia del Partito comunista. E non si tratta solo dell’oro di Mosca ma anche dell’oro delle Coop e di quello proveniente da affari italiani”.

Ma Gasparri è fuori dal coro, perchè La Russa – che incassa la solidarietà di Sergio Mattarella per la foto sui social che ritrae a testa in giù il Presidente del Senato – oggi è qui per sostenere che la destra italiana ha rispetto dei miti politici avversari e non cerca neppure egemonie culturali.

“Nessuno vuole cacciare nessuno, neanche Scurati. Che anzi mi aspetto ora scriva di Stalin e di cui io avrei trasmesso il monologo. Senza dargli una lira però, perchè già fa un sacco di soldi parlando di Mussolini….” “Mettiamo finalmente una parola di pacificazione su tanti giovani che persero la vita”, negli anni di piombo, si prende un pezzetto di scena La Russa nella giornata di Giorgia. “Perchè vedo oggi qualche segnale brutto, di intolleranza nelle università, con la ‘caccia all’ebreo’. Vedo chi ci prova a far tornare quel clima”. Ma a differenza “degli anni ’70”, “da molte forze politiche c’è un alt a questo modo di concepire il contrasto, soprattutto dal presidente della Repubblica. Anche se c’è nelle università un piccolo focolaio che potrebbe diventare un incendio. Fermiamolo finché siamo in tempo”. Poche chiare parole di condanna anche sul generale leghista Vannacci: “Buon per lui che non ha un bambino portatore di handicap, altrimenti capirebbe di aver detto una sciocchezza”.

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Il giorno dopo di Vannacci, Salvini lo blinda

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Roberto Vannacci continua a far parlare di sé. Il segretario leghista Matteo Salvini lo blinda, annunciando che lo avrà al suo fianco a Roma, all’uscita ufficiale del libro ‘Controvento’. Da quando è stata ufficializzata la sua candidatura, il generale è rimasto nell’agone politico. Prima la bagarre sulla giornata scelta per l’annuncio, il 25 aprile, seguita dalla diatriba interna al partito, ancora in corso. Poi le frasi infelici di Vannacci a La Stampa, sulle classi separate per i disabili e quel Benito Mussolini “statista”, che hanno scatenato anche la ferma presa di distanza dei ministri leghisti. Dal canto suo Vannacci ha derubricato tutto a ‘beghe’ nella Lega. “Giorgetti? Diatribe interne al partito che reputo più che legittime ma che non mi interessano. Lasciamo che si esprimano i cittadini, quello conta”, la risposta ad Affari Italiani. Il generale, ormai incensato come candidato indipendente dal Capitano, si aspetta la vera legittimazione alle urne.

“E’ normale che chi ha militato per tanti anni in un partito veda con scetticismo una persona che, dall’oggi al domani, entra a farne parte anche con tanti consensi e ‘viene vista come usurpatrice’, ha affermato sul canale Youtube di Hoara Borselli, ribadendo che alla fine saranno “gli elettori a scrivere il nome sulla scheda a stabilire chi aveva ragione”. Così Vannacci tira dritto attraverso la bufera che ha scosso la Lega e il centrodestra. Tra gli alleati ci sono stati momenti di imbarazzo. Ed è dal palco di Pescara – alla kermesse di FdI ‘snobbata’ da Salvini – che è arrivata una stoccata dalla seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa: “Buon per lui che non ha un bambino portatore di handicap, altrimenti capirebbe di aver detto una sciocchezza”. Forti applausi del pubblico.

Il forzista e vice presidente della Camera Giorgio Mulè ha rincarato la dose: “Il generale Vannacci ha detto una solenne fesseria, per giunta gravemente offensiva”, ha detto Mulè, paragonando le frasi a quelle del partito di estrema destra tedesco Afd sui disabili a scuola, “del tutto sovrapponibili a quelle di Vannacci”. Vannacci non viene risparmiato nemmeno dall’uscente eurodeputata – compagna di lista – Susanna Ceccardi, in totale disaccordo con lui. O dalla Lega del Friuli Venezia Giulia e da quella del Veneto, che si uniscono al coro di chi non “voterà” il candidato scelto da Salvini. Vannacci, così come il segretario, non si curano delle critiche. E guardano a martedì, quando saranno a Roma, l’uno accanto all’altro, per l’uscita del libro di Salvini, “Controvento”. Intanto il generale traccia la linea della sua corsa, contro l’imposizione di “un pensiero unico” e promuovendo il “sogno italiano invece che quello americano”.

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