Non ci sono buone premesse per una revoca dello sciopero dei benzinai del 25 e 26 gennaio prossimi. Se domani al tavolo tecnico sul settore non si riparte dal decreto “pasticciato” sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti, le tre sigle di categoria Fegica, Figisc Confcommercio e Faib Confesercenti avvertono che lo stop “sarà confermato”. A irrigidire ulteriormente i benzinai, che si sentono “criminalizzati”, la notizia dell’indagine dell’Antitrust su alcune compagnie petrolifere che non avrebbero vigilato sui prezzi applicati alla pompa risultati in molti casi più alti di quelli pubblicizzati, stando alle rilevazioni della Guardia di finanza. Mentre sale la tensione, dunque, sulla rete i prezzi dei carburanti restano poco mossi, mentre sui mercati internazionali sono in calo quelli di petrolio e gas. Rimaste deluse e contrariate dal decreto legge, pubblicato sabato sera in Gazzetta ufficiale all’indomani dell’incontro giudicato “positivo” con il governo che aveva consentito di congelare lo sciopero, Fegica, Figisc Confcommercio e Faib Confesercenti avvertono che “a queste condizioni” non ci stanno. Sul caro carburanti “continua lo scaricabarile del Governo” afferma il presidente della Fegica, Roberto Di Vincenzo mentre il presidente nazionale della Figisc Bruno Bearzi osserva che “all’opinione pubblica viene rimandato che non siamo corretti ed è un messaggio che non ci piace.
Domani è l’ultima occasione utile per scongiurare lo sciopero”. Un segnale che arriva alla vigilia del tavolo tecnico, convocato dal ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit) per esaminare la situazione di tutta la filiera e a cui quindi sono invitati tutti i rappresentanti del settore. L’Unem, che rappresenta le aziende petrolifere che operano in Italia, ci sarà ed esprime “preoccupazione e contrarietà” per le misure annunciate dal Governo ritenendole “inutili e controproducenti per i consumatori stessi”. La filiera è allineata. Le tre associazioni vogliono che l’incontro si apra proprio con il riesame del decreto, in particolare dei due punti che contestano: l’obbligo di esporre un nuovo cartello con i prezzi medi regionali che porta a una “giungla inutile e non corretta” di cartelli e l’inasprimento “inaccettabile” delle sanzioni “sproporzionate e che non fanno deterrenza” con il rischio di risoluzione di contratti da parte delle compagnie e chiusura di aziende. L’avvio dell’incontro sarà dunque dirimente.
“Prenderemo le decisioni conseguenti”, annuncia la Faib, ricordando che al centro della piattaforma sindacale “rimane la lotta alla diffusa illegalità fiscale e contrattuale, che si stima sia superiore ai 13 miliardi l’anno. Non è ammissibile che oltre la metà della rete carburanti sia condotta in modo illegale, con ampio ricorso a fenomeni di caporalato petrolifero e che oltre il 30% dell’erogato sia in evasione iva quando non anche di accise”. I gestori delle stazioni di servizio hanno accolto come un “carico da 90” l’avvio di istruttorie dell’Antitrust e contestuali ispezioni con la guardia di Finanza nei confronti dei gruppi petroliferi Eni, Esso, IP, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil che non avrebbero controllato almeno in un migliaio di casi i prezzi alla pompa risultati più alti di quelli pubblicizzati.
Le Fiamme Gialle hanno rilevato in molti casi dopo controlli in tutta Italia anche la mancata comunicazione dei prezzi al portale “Osservaprezzi carburanti” del Mimit, utile al consumatore per vedere dove risparmiare, e l’assenza del cartello con il prezzo praticato. Sulla “omessa diligenza” nei controlli, in violazione dell’art. 20 del Codice del Consumo, Unem garantisce per tutte le compagnie ed Eni fa sapere che sta collaborando con l’Autorità confermando “la totale correttezza” del proprio operato e di “avere adottato da tempo ogni misura contrattuale od operativa contro eventuali comportamenti impropri”. Mentre sulla rete i prezzi dei carburanti restano poco mossi (la benzina in modalità self è ferma a 1,820 euro al litro e al servito a 1,961 mentre il diesel self è a 1,871 euro e servito a 2,011), il prezzo del petrolio cala con il Wti a 79 dollari al barile (-1%) e il Brent oltre la soglia degli 84 dollari (-1%) e quello del gas ad Amsterdam scivola a 55 euro al megawattora.