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Cultura

Beni culturali, rivoluzione a Napoli: nuove nomine, conferme e l’addio clamoroso di Candida Carrino

Il Ministero della Cultura rinnova 140 incarichi dirigenziali: a Napoli e in Campania arrivano nuove nomine e debutti, ma fa rumore l’esclusione di Candida Carrino dall’Archivio di Stato.

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Promozioni, trasferimenti, conferme e un clamoroso allontanamento stanno ridisegnando in queste ore il vertice dei beni culturali a Napoli e in Campania. Il Ministero della Cultura ha ufficializzato 140 nuove nomine dirigenziali – 128 in questi giorni, a cui se ne aggiungono 12 decise con un decreto precedente – che riguardano tutte le principali aree operative: tutela, valorizzazione, amministrazione e attività culturali.

L’addio di Carrino all’Archivio di Stato

Il nome che più fa discutere è quello di Candida Carrino (foto tratta dal profilo pubblico Fb della funzionaria), esclusa dalla guida dell’Archivio di Stato di Napoli, dove in quattro anni aveva rilanciato l’istituto trasformandolo in un presidio culturale attivo e aperto alla città, ospitando mostre, festival ed eventi.

Il mancato rinnovo – in un contesto dove la prassi è spesso quella di una conferma naturale – sembra legato alle polemiche di dicembre scorso, quando Carrino finì al centro delle critiche per aver concesso gli spazi dell’archivio a una festa privata. Un’ispezione ministeriale smentì poi ogni rischio per il patrimonio.

A succederle sarà Ferdinando Salemme, già interno all’ente.

I nuovi vertici della tutela

La soprintendenza Abap per l’area metropolitana di Napoli sarà ora guidata da Paola Ricciardi, attualmente reggente di Palazzo Reale, in attesa della pubblicazione del bando per il nuovo direttore del palazzo. Ricciardi prende il posto di Mariano Nuzzo, promosso a soprintendente per Caserta e Benevento dopo due anni di mandato caratterizzati da importanti ritrovamenti archeologici subacquei.

Per la soprintendenza comunale di Napoli è stata scelta Rosalia D’Apice, mentre tra le conferme spiccano Gabriele Capone, alla soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania, e Silvia Scipioni, alla direzione della Biblioteca nazionale “Vittorio Emanuele II”.

Luigina Tomay ai musei della Campania

Tra i nuovi nomi, spicca anche Luigina Tomay, archeologa ed ex direttrice del museo di Pontecagnano, nominata nuova direttrice regionale dei musei della Campania. Succede a Marta Ragozzino, ora alla guida del Servizio di arte contemporanea e fotografia del ministero.

Tomay si dice «soddisfatta e pronta», sottolineando l’importanza di valorizzare i musei cosiddetti “minori” come presidi culturali territoriali. L’obiettivo sarà quello di rafforzarne l’accessibilità – fisica, percettiva e sociale – e di fare rete tra soprintendenze, grandi musei, comunità locali e istituzioni civiche.

Il commento del ministro Giuli

A chiudere il quadro delle nomine è stato il ministro della Cultura Alessandro Giuli, che ha parlato di un’operazione nel segno del merito:

«Con questo atto accresciamo le capacità operative del Mic, rafforzando il principio del merito. È un impegno che conferma la nostra volontà di dotare il patrimonio culturale italiano di un’organizzazione amministrativa all’altezza del proprio valore».

Una riorganizzazione che apre una nuova fase per la gestione del patrimonio culturale napoletano e campano, tra speranze, nuove sfide e qualche addio doloroso.

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Cultura

Riapre sala Palazzo Vecchio che conserva affresco Sant’Anna

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Riapre al pubblico dal 26 luglio, in occasione del festeggiamento annuale di Sant’Anna protettrice di Firenze, la sala del Museo di Palazzo Vecchio nella quale si conserva, tra le altre opere, una rara testimonianza iconografica dell’avvenimento storico dal quale discendono gli omaggi speciali che i fiorentini tributano alla Madre della Vergine. Si tratta di un affresco staccato, attribuito all’Orcagna e databile tra il 1343 e il 1349, proveniente dall’antico carcere delle Stinche: raffigura, in chiave allegorica, il tirannico signore angioino Gualtieri di Brienne, duca d’Atene, costretto a lasciare la città da una rivolta che ebbe inizio proprio nel giorno del calendario liturgico dedicato a Sant’Anna. La celebrazione della santa ha origini antiche che affondano nella Firenze trecentesca, durante la cacciata appunto di Gualtieri di Brienne.

La sollevazione popolare (1343), che costrinse il duca alla fuga da una porticina seminascosta di Palazzo Vecchio, avvenne proprio nel giorno dedicato a Sant’Anna e, secondo quanto ritenuto al tempo, per sua diretta intercessione. Questo episodio investì la figura della santa di un’importanza, oltre che religiosa, anche di alto valore civico, ponendola come protettrice della città”. In passato, nel giorno della ricorrenza della festività di Sant’Anna, il popolo offriva ceri e denaro davanti alla sua immagine in Orsanmichele che veniva decorata con le bandiere delle Arti.

Oggi la celebrazione è stata recuperata e sarà celebrata con l’apertura straordinaria della sala con l’affresco e con un corteo storico che farà tappa in piazza Signoria e sul sagrato del Duomo, prima di raggiungere Orsanmichele, concludendosi con la cerimonia della consegna del cero all’altare di Sant’Anna. In occasione della riapertura in programma speciali visite guidate alle ore 10.30, 12.00, 15.00, 16.30 a cura di Muse: i partecipanti potranno “eccezionalmente percorrere la scala segreta voluta da Gualtieri di Brienne, visitare gli spazi del Mezzanino che ospitano oggi la donazione Loeser ed essere introdotti alla sala riaperta per l’occasione”. “Una Firenze insolita, da scoprire e vivere, una parte importante di Palazzo Vecchio che torna a far parte del percorso museale” ha detto l’assessore alla cultura Giovanni Bettarini.

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Cultura

Concerto Gergiev annullato a Caserta, polemiche su De Luca e accuse di propaganda russa

Annullato il concerto di Valery Gergiev alla Reggia di Caserta dopo proteste internazionali. De Luca nel mirino per le sue contraddizioni tra cultura e propaganda russa.

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La Direzione della Reggia di Caserta ha appena annunciato l’annullamento del concerto sinfonico di Valery Gergiev, previsto il 27 luglio per la rassegna Un’Estate da Re, anticipando le forti proteste da parte di associazioni ucraine. Ma dietro la decisione emergono contrasti politici e diplomazia culturale, con il presidente della Regione Vincenzo De Luca al centro del dibattito.

La cancellazione è avvenuta dopo una mobilitazione internazionale: oltre 700 intellettuali, tra cui premi Nobel e attivisti, hanno chiesto a Von der Leyen e a De Luca di interrompere il concerto, ritenuto un potenziale strumento di propaganda del Cremlino. A queste sollecitazioni si sono aggiunte la vedova di Navalny e molte associazioni ucraine.

Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha definito la scelta “deplorevole”, avvertendo che il concerto, pur di alto livello artistico, poteva trasformarsi in una “cassa di risonanza della propaganda russa”.

De Luca in prima linea: tra dialogo e pragmatismo

Fin dall’inizio, De Luca aveva difeso il concerto sostenendo che “non intendiamo accettare logiche di preclusione o di interruzione del dialogo”, sottolineando l’importanza di mantenere “canali di comunicazione con tutti, anche con chi decide, come Putin”.

Per avvalorare questa posizione, ha pubblicato un video collage intitolato “Cessate il fuoco”, che mostra iniziative regionali a favore della pace in Ucraina e Gaza , sostenendo che l’arte può essere un ponte tra popoli in conflitto.

Tuttavia, questa linea di equidistanza è stata criticata come contraddittoria: difendere un esecutore pubblico del regime russo allo scopo di promuovere la pace suona in contrasto con il contesto bellico attuale, specialmente dopo la richiesta unanime di cancellare eventi che possano essere percepiti come supporto al Cremlino .

Il quadro complessivo

La vicenda del concerto a Caserta è diventata un caso politico internazionale che rivela una profonda tensione fra la volontà di libertà artistica e cultura diplomatica e la necessità di contesti simbolici privi di ambiguità, soprattutto in guerra. De Luca ha oscillato tra il difendere la cultura come ponte e l’uso pragmatico degli strumenti regionali a favore dell’immagine istituzionale, finendo per accettare l’annullamento travolto dall’intensità delle critiche.

Questo episodio evidenzia una discrasia politica significativa: promuovere una denominazione di dialogo culturale con Gergiev, poi ritirarsi di fronte alle pressioni internazionali. La reazione unanime di esponenti istituzionali e intellettuali segna una svolta: la cultura può ancora essere ponte, ma non può essere percepita come strumento di propaganda.

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Cultura

Valentina Alferj ricorda Andrea Camilleri: “Mi manca il suo senso civile, le parole erano pietre”

L’ex assistente di Camilleri, Valentina Alferj, racconta il loro legame umano e professionale, dal metodo di scrittura condiviso fino al ruolo civile della parola.

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Valentina Alferj, per sedici anni accanto ad Andrea Camilleri (foto Imagoeconomica), oggi guida una sua agenzia letteraria. È reduce dalla prima edizione del Festival di Teatro della Biennale di Venezia, realizzata insieme a Willem Dafoe. In una lunga intervista al Corriere della Sera, racconta il suo legame con il grande scrittore siciliano.

L’ultimo saluto e una promessa di vita

«Lo salutai al telefono il giorno prima che perdesse conoscenza. Ero a Ischia, rientravo a Napoli in barca. Mi disse: sarà un viaggio bellissimo». Un saluto che Valentina ha trasformato in un impegno a celebrare ogni giorno l’esperienza condivisa con lui.

Una bottega di scrittura condivisa

Alferj incontrò Camilleri nel 2003 al Festival di Massenzio. Fu lui a cercarla il giorno dopo: «Hai degli occhi intelligenti, mi piacerebbe lavorare con te». Da allora, un rapporto professionale e umano che si è trasformato in una vera e propria “bottega” letteraria. Dopo la perdita della vista, Camilleri le chiese di scrivere con lui, dettando i romanzi. «Facevo da tubo catodico tra lui e la pagina bianca», racconta Alferj.

Il metodo Camilleri: rigore e musicalità

Ogni libro di Montalbano obbediva a una “gabbia narrativa”: numero fisso di capitoli, righe per pagina, ritmo preciso. Anche da cieco, Camilleri chiedeva: “Siamo a riga 15, vero?” La padronanza del ritmo narrativo era totale. Il vigatese, lingua in progress, era appreso da Valentina “leggendo e ascoltando”, per comprenderne evoluzioni e sonorità.

I personaggi di Camilleri erano reali

«I romanzi non nascevano da invenzione, ma da occasioni reali. Mio figlio Andrea e mia figlia Gilda, i problemi scolastici, la mia migliore amica: tutto diventava racconto». Camilleri trasformava ogni aneddoto quotidiano in letteratura.

L’eredità morale di un autore civile

Ciò che più le manca non è solo l’amico, ma la sua “responsabilità civile”. «Negli anni di pandemia e di guerre mi sono spesso chiesta cosa avrebbe detto lui». Per Camilleri, nato nel 1925, la parola “pace” aveva un valore assoluto. «Le parole erano pietre – afferma Alferj – le costruiva con il corpo, la voce, il silenzio. Non si poteva non ascoltarlo».

L’incontro con Willem Dafoe e la Biennale

L’incontro con Willem Dafoe, voluto da Pietrangelo Buttafuoco, l’ha portata a collaborare con la Biennale Teatro. «Dafoe sapeva dei miei trascorsi teatrali. E uno dei momenti più belli è stato il “Pinocchio” di Davide Iodice, anche lui allievo di Camilleri all’Accademia».

Il passaggio del testimone

Dalla bottega con Camilleri, alla creazione della sua agenzia letteraria, oggi con Lorenza Ventrone e Carmela Fabbricatore. «Mi ha insegnato che la peculiarità umana delle persone con cui lavoriamo è più importante di qualsiasi successo».

Alla fine, tutto torna a lui: «Vedo il disegno che i puntini compongono. E in quel disegno, intravedo il sorriso di Andrea Camilleri».

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