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Bendarono l’arrestato per omicidio del vicebrigadiere Cerciello, carabinieri a rischio processo

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Quella foto fece il giro del mondo. Un ragazzo in stato di fermo in una caserma a Roma con una benda sugli occhi, il capo chino e le mani legate dietro la schiena. Per quello scatto, che ritraeva in stato di fermo Gabriel Christian Hjort, uno dei due americani accusati dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, rischiano di finire sotto processo due carabinieri. La Procura di Roma ha chiuso gli ultimi filoni di indagine relativi ai fatti del 26 luglio, il giorno in cui Cerciello venne ucciso con 11 coltellate inferte da Finningan Lee Elder. I pm di piazzale Clodio contestano al carabiniere Fabio Manganaro l’accusa “di misura di rigore non consentita dalla legge” per avere bendato il giovane californiano, mentre al collega Silvio Pellegrini il reato di abuso d’ufficio e pubblicazione di immagine di persona privata della liberta’ per avere scattato la foto, poi diffusa. E anche la Procura militare ha chiuso le sue indagini relative al vicebrigabiere Silvio Pellegrini che gia’ risultava indagato per il reato di “”divulgazione di notizie segrete o riservate”. I magistrati della Procura di Roma, coordinati dal procuratore Michele Prestipino e dall’aggiunto Nunzia D’Elia, hanno notificato l’atto di chiusura delle indagini, che precede la richiesta di rinvio a giudizio, anche nei confronti dell’ex comandante della stazione di piazza Farnese, il luogotenente Sandro Ottaviani. Nei suoi confronti l’accusa e’ di falso per avere attestato nella informativa di servizio del 29 luglio che la notte il collega di pattuglia Andrea Varriale gli aveva consegnato la pistola di ordinanza al pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito. “Fatto non corrispondente al vero”, scrivono i pm nell’avviso di conclusione delle indagini. Per la vicenda della foto, scattata in un ufficio della caserma di via in Selci, gli inquirenti hanno accertato che venne diffusa “su almeno due chat Whatsapp, delle quali una dal titolo ‘Reduci ex Secondigliano’ con 18 partecipanti, dalla quale veniva poi ulteriormente diffusa da terzi ad altri soggetti e chat” arrecando al giovane statunitense “un danno ingiusto”.

 

Mario Rega Cerciello. Il vicebrigadiere ucciso che vede indagati i due americani

Pellegrini, inoltre, avrebbe anche fornito “specifiche indicazioni sui primi risultati investigativi ottenuti (circa ad esempio il fatto che i ragazzi erano in cerca di cocaina) violando quindi i doveri inerenti alle funzioni o al servizio o comunque abusando delle sua qualita’, rivelava a terzi notizie che dovevano rimanere segrete (tale essendo quella relativa alla individuazione di sospettati nel corso delle indagini di polizia giudiziaria) e comunque agevolava la conoscenza”. Oggi il legale di Pellegrini, Andrea Falcetta, ha dichiarato di essere pronto ad andare al processo serenamente “nella ferma e ribadita convinzione che nessuno dei carabinieri presenti in quella stanza abbia alcunche’ da rimproverarsi” poiche’ il suo assistito “ha unicamente condiviso la foto del ragazzo arrestato in una chat di colleghi operativi”. Nel filone principale la Procura, il 14 novembre scorso, ha chiesto ed ottenuto il giudizio immediato per i due studenti americani che aggredirono Cerciello e il suo collega Varriale in via Pietro Cossa, nel quartiere Prati, dove si erano recati per recuperare uno zaino che era stato sottratto alcune ore prima a Trastevere all’intermediario dei pusher Sergio Brugiadelli. Nei confronti dei due imputati, che si trovano nel carcere di Regina Coeli, sono contestati i reati di concorso in omicidio, tentata estorsione, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Il processo e’ stato fissato al prossimo 26 febbraio davanti alla prima corte d’assise.

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Anziana investita e uccisa a Napoli, caccia a pirata strada

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Una donna anziana e’ morta a Napoli, vittima di un pirata della strada. Alle 18.15 circa di ieri, in via Labriola, sulla carreggiata in direzione via E. Ciccotti, R.R., 80 anni, e’ stata investita mentre attraversava la strada. Secondo prime ricostruzioni, un’auto si era fermata per consentire il passaggio alla signora, ma una Citroen di colore blu scuro, nel tentativo di sorpassare questa vettura, ha investito la donna e poi e’ fuggita. La Polizia Locale e’ impegnata nelle indagini per identificare il conducente e il veicolo coinvolto. La vittima era stata trasportata all’ospedale Cardarelli in stato di incoscienza e dopo poche ore e’ deceduta.

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Omicidio Giulia Cecchettin, Turetta premeditò il delitto: rischia ergastolo

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E’ un carico accusatorio molto pesante quello che la procura di Venezia contesta nell’avviso di chiusura delle indagini a Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Mentre il ‘rumore’ esploso nelle piazze e nelle coscienze in nome di Giulia non si e’ mai spento, a sei mesi dalla notte dell’11 novembre quando venne ammazzata tra le fabbriche e le strade vuote di Fosso’, pochi chilometri lontano dalla sua casa di Vigonovo, gli inquirenti tirano una linea e sciolgono alcuni nodi giuridici. E decidono che si’, Turetta aveva premeditato di ucciderla come dimostrerebbero, spiega il procuratore Bruno Cherchi, “la ricerca dei luoghi tramite internet, l’acquisto del materiale necessario per immobilizzare la vittima, la cartina geografica, l’atto di silenziare la persona offesa mettendole del nastro adesivo per non farla urlare, serrare i polsi e le gambe della ragazza”.

Aggiungono l’aggravante della crudelta’, da intendersi come la giurisprudenza la intende: aver inflitto “sofferenze gratuite e non collegabili al normale processo di causazione della morte”. In questo caso con venti coltellate, le prime nel parcheggio davanti alla villetta dove viveva quando Turetta l’aggredi’ a bordo della sua Fiat Punto nera. Qui per diverse ore sono rimaste sull’asfalto le tracce di sangue della ragazza ed e’ stato trovato un coltello da cucina. Poi, dopo averla immobilizzata con lo scotch, questa e’ la ricostruzione della Procura, l’ha spinta in auto, superando la sua resistenza, ha raggiunto in pochi minuti Fosso’ e l’ha assalita di nuovo, finendola. Da li’ e’ iniziata la fuga che ha tenuto l’Italia col fiato sospeso per una settimana. Dopo il delitto Turetta era scappato verso il Friuli e, abbandonato il corpo in un dirupo vicino al lago di Barcis, era fuggito verso l’Austria e poi in direzione Germania, dov’e’ stato fermato dalla polizia tedesca, vicino a Lipsia, nella mattinata del 19 novembre. “L’ho uccisa io” ha detto subito Filippo a chi l’ha fermato, una confessione non utilizzabile nel processo mentre lo e’ quella messa a verbale nel carcere Montorio di Verona, dov’e’ detenuto.

Il contesto in cui il delitto e’ maturato sarebbe stato quello dello stalking, come suggerito alla Procura da chat e testimonianze che riferiscono delle insistenze morbose del giovane nei confronti dell’ex compagna dopo che la loro storia era finita. Omicidio aggravato da premeditazione, crudelta’, efferatezza, sequestro di persona, porto d’armi e occultamento di cadavere, e’ il robusto capo d’imputazione da cui dovra’ difendersi davanti alla Corte d’Assise. Non c’e’ spazio per il rito abbreviato, che avrebbe comportato uno sconto di un terzo della pena, perche’ i reati sono cosi’ gravi da ipotizzare l’ergastolo. Si chiude cosi’ la prima parte ‘giudiziaria’ di quella che nel frattempo e’ diventata la storia di Giulia e non, come spesso accade nella narrazione mediatica, quella del suo presunto omicida, sul quale si sono spente le luci. La storia di Giulia, di suo padre Gino e della sorella Elena che mai come prima hanno portato l’attenzione sul tema dei femminicidi con i loro appelli a un cambiamento culturale profondo.

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Adr lancia ‘Airport in the City’: a Termini check-in di Ita

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All’inaugurazione di “Airport in the City” sono intervenuti, tra gli altri , la ministra del Turismo Daniela Santanchè, il presidente di Ita, Antonino Turicchi, il presidente dell’Enac, Pierluigi Di Palma, il Presidente di Unindustria, Angelo Camilli. “È con grande soddisfazione che oggi ci uniamo ad Aeroporti di Roma per celebrare l’inaugurazione di Airport in the City, un servizio che rende l’esperienza di viaggio sempre più agile e confortevole – ha detto Turicchi – Questo progetto riflette la stretta collaborazione tra ITA Airways e Aeroporti di Roma, evidenziando il comune impegno per l’innovazione e la sostenibilità nel settore dei trasporti”.

“Il progetto di Adr si inscrive appieno nel processo di innovazione e interconnessione del trasporto aereo che l’Enac persegue da tempo” – ha aggiunto il presidente Enac Pierluigi Di Palma. “L’hub di Fiumicino, prima porta d’accesso all’Italia più volte premiato come migliore scalo d’Europa, sviluppa l’integrazione con la stazione Termini, primo snodo ferroviario nazionale, rafforzando l’intermodalità aria-ferro. Con il check-in off-airport Termini Fiumicino, il comparto aereo italiano si riconferma una realtà innovativa, sostenibile e, soprattutto, attenta ai diritti dei passeggeri con l’offerta di servizi di qualità che, oggi, rappresentano l’elemento più importante per le scelte dei consumatori”.

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