Aurelio De Laurentiis, il patron del Napoli ospite al ‘Passepartout Festival’ di Asti abbandona il silenzio stampa e fa risentire la sua voce. Ha spaziato dal calcio, alla Superlega , dalla cultura partenopea a Maradona. Tra le sue idee, tra l’altro, un documentario sul Napoli che racconterà in tre stagioni la storia del club, dalla sua fondazione, agli anni felici di Diego fino alla sua presidenza.
I GIOCATORI ‘NAPOLETANI’ NELLE LORO NAZIONALI
“Hanno fatto due gol su tre credo. Quanto pesa l’evento? Poi mi chiedono l’aumento, speriamo pesi meno (ride, ndr) senza togliere nulla all’Italia”.
NAPOLI e la CULTURA Partenopea
“C’è una grande cultura partenopea, fatta anche di strada che non va abbandonata, ma bisogna utilizzarla anche per attrarre i visitatori. La città ha una grandissima forza, gli manca una classe dirigente all’altezza, Il coraggio glielo dai se gli dai denaro da investire. Io ho la scorta alle partite, ma a Napoli da solo la rifiuto, mi voglio sentire libero. Anche se mi scrivono ‘ti uccidiamo’ perchè forse ho fatto arrestare qualcuno, con me il compromesso non esisterà mai! Io quando vado a dormire non devo avere problemi, infatti mi addormento subito e mi sveglio molto presto. Non avrò mai problemi di coscienza”.
DIEGO ARMANDO MARADONA
“E’ stato unico ed irripetibile, la fortuna e sfortuna è che ce l’hanno avuto i napoletani. La sfortuna è che con un calcio malato delle istituzioni non si può sempre vincere lo Scudetto, Maradona gli ha portato due scudetti perchè veniva veramente da altrove. Mio figlio ci sta facendo una fiction. Faremo 3 stagioni, sarà tipo come la serie su Jordan con interviste, 150 personaggi: da prima della nascita del 1926, quando il simbolo era il cavallo che poi per i disastri divenne asino, il famoso ‘ciuccio”, fino al 1984, poi dal 1984 con Maradona al 2001, e poi la mia gestione”.
DE LAURENTIIS SUL BARI
“Il Sindaco di Bari mi chiamò e mi chiese di interessarmi. Mi disse che era fallito e come il Napoli potevo resuscitarlo. Mi chiese di scrivergli 2 pagine, me ne vennero fuori 30 e mi incitò a prenderlo. Mio figlio era a Londra per una serie Amazon, non ne voleva sapere nulla’, poi dopo 2 ore ci aveva ripensato perché ‘in fondo calcio e cinema sono nel nostro DNA…” e gli dissi che avrebbe fatto tutto lui . È molto soddisfatto. Se la gente sa fare, io lascio fare. A volte mi imputano di occuparmi di bassa macelleria, ma nulla lo è, ogni cosa si può fare in modo straordinario”.
SUPERLEGA
“Sono riuscito a smascherare Blatter quando era alla Fifa, Platini all’Uefa, ora non sono riuscito ancora a ripianare totalmente il calcio a livello mondiale. Questo fatto della Superlega è figlia delle organizzazioni calcistiche che pensano di fare loro le istituzioni con i nostri soldi. Che interesse ha un Real o un Napoli a fare la Champions, indebitandosi per poter fatturare 70-100 mln in più? Se ne ho spesi già 200 c’è qualcosa che non quadra. Io faccio parte dell’ECA e mi sono interessato del marketing. Ho sempre detto ad Andrea Agnelli che stava sbagliando, perché loro volevano diventare gli attori principali del sistema, quando invece bisogna democraticamente lasciare la porta aperta a tutti. Lui, Perez e gli altri hanno sbagliato, ma non nel dichiarare che il calcio sta fallendo per colpa delle istituzioni. Serve una competizione non gestita dalla Uefa”.
Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».
Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni
Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.
Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.
Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.
Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.
Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”
«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».
Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”
Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (
Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.
La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.