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Esteri

Attacco Isis con autobombe imminente, ora c’è paura all’aeroporto di Kabul

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Il tempo sta per scadere, sono le ultime ore possibili per lasciare l’Afghanistan, sfuggire ai talebani e alle minacce dell’Isis. Le operazioni di evacuazione dei civili dall’aeroporto di Kabul si stanno per concludere, per lasciare gli ultimi giorni disponibili prima del 31 agosto al ritiro dei militari occidentali: truppe americane – cosi’ come quelle italiane, canadesi, turche – hanno gia’ cominciato a rientrare, riducendo di fatto le possibilita’ per quei 10.000 afghani ancora accalcati attorno all’aeroporto di riuscire a imbarcarsi su un volo. “Stiamo correndo contro il tempo”, ha fatto sapere il Pentagono. Anche perche’, hanno avvertito gli 007 di Washington, Londra e Berlino, sullo scalo afghano incombe la minaccia sempre piu’ concreta e “imminente” di attentati suicidi della branca asiatica dello Stato islamico, il cosiddetto Isis-Khorasan, nemico giurato dei talebani, pronto a creare il caos nel pieno del ritiro della Nato. Fonti dell’antiterrorismo americano hanno riferito alla Cnn che l’Isis-K potrebbe contare su centinaia di jihadisti fuggiti dalle prigioni di Bagram e Pul-e-Charkhi, tra cui anche “veterani della Siria e altri foreign fighters”. Erano 5.000 tra miliziani dei talebani, di al Qaida e dello Stato islamico nel solo carcere di Bagram a luglio, prima che gli Usa ne cedessero il controllo alle forze afghane, poi dileguatesi precipitosamente davanti all’avanzata degli studenti del Corano. Finora sono state portate via da Kabul oltre 82.300 persone, ma a rischio di rappresaglie talebane ve n’erano almeno 300 mila, contando solo gli ex collaboratori della Nato. Washington sta cercando di esfiltrare anche 250 magistrate – con le loro famiglie – che, pur non avendo lavorato direttamente con gli americani, in passato avevano emesso severe condanne nei confronti dei talebani. “Ci danno la caccia casa per casa”, e’ stato l’sos lanciato da una giudice nella provincia di Herat. E’ impensabile, a questo punto, che si riesca a mettere in salvo tutti i civili in pericolo entro martedi’ prossimo, tanto piu’ che i talebani ostacolano l’accesso degli afghani allo scalo, minacciando e picchiando chi cerca di raggiungerlo, cosi’ come avevano promesso: “Faremo passare solo gli stranieri”. Che pure hanno difficolta’ ad arrivare, tanto che il Pentagono ha dovuto compiere un terzo blitz con un elicottero per andare a prendere un gruppo di 20 persone fuori dal perimetro dell’aeroporto. A Kabul restano ancora 4.100 civili americani e 5.400 soldati Usa, piu’ quelli degli alleati, consapevoli che non potranno restare un giorno di piu’ senza l’ombrello di Washington. Londra ha quindi avvertito in mattinata che porra’ fine alle evacuazioni dei civili entro 24-36 ore, Parigi fermera’ il suo ponte aereo nella serata di giovedi’, Varsavia ha gia’ concluso le sue operazioni, Berlino fara’ altrettanto entro venerdi’ quando, secondo la Bild, lascera’ del tutto “l’inferno afghano”. “La fine del ponte aereo non deve essere la fine degli sforzi per aiutare gli afghani”, ha pero’ sottolineato Angela Merkel al Bundestag e per questo, secondo la cancelliera, “il dialogo con i talebani deve continuare”. E una prima “promessa” sembra averla strappata il suo ambasciatore, Markus Potzel, dopo un incontro a Doha con il vicecapo dell’ufficio politico dei mullah, Sher Abbas Stanikza: “Mi ha assicurato che gli afghani con i documenti validi avranno la possibilita’ di partire su voli commerciali dopo il 31 agosto”, ha annunciato il tedesco su Twitter. Intenzione confermata sempre con un tweet da uno dei portavoce dei talebani, Suhail Shaheen: il ritiro delle truppe straniere entro la scadenza “aprira’ la strada alla ripresa dei voli civili”, sospesi dalla caduta di Kabul del 15 agosto. In quest’ottica, i nuovi padroni dell’Afghanistan hanno chiesto alla Turchia di fornire “assistenza tecnica” nella gestione dell’aeroporto Hamid Karzai dal primo settembre, ma senza i 600 militari di Ankara – come aveva proposto il presidente Erdogan – che come gli altri si stanno ritirando. E con l’Isis gia’ ai cancelli.

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Esteri

Naufraga barca di migranti alle Canarie, decine i dispersi

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Naufraga un’imbarcazione con migranti a bordo al largo de El Hierro, una delle isole Canarie, lasciando decine di dispersi in mare. Stando a quanto si apprende da diverse fonti, 9 persone sono state soccorse con un elicottero e portate sull’isola per fornite loro assistenza sanitaria e alcuni di essi, scrive l’agenzia Efe, hanno raccontato ai soccorritori che la barca si è ribaltata due giorni fa, e che in quel momento a bordo c’erano circa “60 persone”. In seguito, alcune di loro sarebbero riuscite a rigirarla e tornarvici sopra.

L’incidente, avvenuto a circa 60 miglia nautiche a sud de La Restinga (El Hierro), è stato notificato dall’equipaggio di una nave mercantile di passaggio, chiamata Beskidy. Secondo questa segnalazione, la barca dei migranti era in situazione di “semi-affondamento”. Il servizio di salvataggio marittimo spagnolo, che per ora non conferma cifre di morti e dispersi in questo naufragio, ha mobilitato per i soccorsi, oltre all’elicottero, anche un’imbarcazione di emergenza.

(la foto in evidenza è di archivio e non ha a che vedere con la vicenda narrata)

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Cronache

Le gang criminali in Svezia seducono la polizia e s’infiltrano

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Un’inchiesta giornalistica del quotidiano svedese Dagens Nyheter ha portato alla luce numerosi casi in cui agenti di polizia avrebbero divulgato informazioni sensibili a membri di gang criminali. Alcuni di questi agenti avrebbero agito sotto pressioni da parenti, mentre altri avrebbero avuto rapporti intimi con individui legati alla criminalità organizzata.

Il giornale ha reso pubblici estratti di lettere d’amore inviate da una poliziotta a un membro della nota gang Foxtrot: “Sono al lavoro. Quante ore del mio tempo lavorativo ho dedicato a te? Se solo la gente sapesse”, riporta una delle lettere citate. In un altro caso, la capo squadra ‘Camilla’, specializzata in criminalità organizzata, è stata licenziata dopo essere stata sorpresa uscire da una stanza d’albergo con un membro di una gang al tempo imputato per riciclaggio: “Ci siamo accorti che qualcosa non andava”, ha dichiarato l’ex capo di Camilla al quotidiano. “Abbiamo notato un cambiamento di comportamento nei criminali che stavamo monitorando. Come se sapessero. Questo è successo più volte.

“Molti dei suoi colleghi sono rimasti scioccati dall’improvviso licenziamento di Camilla, avvenuto senza alcuna spiegazione a causa della segretezza. Lo scoop giornalistico rivela che dal 2018 è stato presentato un totale di 514 denunce per presunte divulgazioni di informazioni, ma che non tutte hanno portato a sentenze e in diversi casi non si è riusciti a individuare la fonte della fuga d’informazioni. Durante questo periodo, 30 agenti di polizia sono stati giudicati un “rischio per la sicurezza” e sono stati licenziati o invitati a lasciare il loro incarico. Le informazioni divulgate comprendono dettagli su gang rivali, metodi investigativi e dettagli privati di agenti di polizia, nonché avvertimenti di arresto e perquisizioni. Dopo la rivelazione, il Ministro della Giustizia, Gunnar Strömmer, ha convocato una riunione con i vertici della polizia: “Si tratta di un fatto molto grave” ha dichiarato a Dagens Nyheter “La divulgazione di informazioni sensibili ai criminali è un reato e può avere conseguenze molto dannose per il lavoro condotto dalle forze di polizia. A lungo termine, rischia di minare la fiducia nel sistema di giustizia e ledere la democrazia”, ha concluso il Ministro.

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Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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