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Politica

Assegno unico, 1,75 milioni di domande arrivate

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 Cresce piu’ rapidamente il numero delle domande di Assegno unico universale per i figli a carico presentate dalle famiglie italiane anche se ne mancano all’appello ancora tre su quattro: secondo i dati Inps appena aggiornati sono 1,75 milioni le domande di Assegno universale arrivate all’Istituto per 2,897 milioni di figli a fronte di sette milioni di nuclei per circa 11 milioni di figli aventi diritto. L’Istituto ha pubblicato la circolare con le istruzioni per chiedere il nuovo beneficio che sostituira’ tutte le altre misure a sostegno della famiglia ricordando che partira’ da marzo e che fino a giugno si potra’ presentare la domanda avendo diritto anche agli arretrati. Le famiglie che la presenteranno da luglio avranno diritto al beneficio dal mese successivo alla presentazione della domanda ma senza diritto agli arretrati. L’importo che si ottiene e’ legato all’Isee, ovvero all’indicatore sulla situazione economica della famiglia, ma se non si presenta o si presenta un Isee superiore a 40mila euro si ha diritto comunque, facendo la domanda, all’Inps, a 50 euro per ogni figlio. L’importo massimo ottenibile per ogni figlio e’ 175 euro se l’Isee e’ pari o inferiore a 15mila euro, ma il beneficio complessivo puo’ crescere in caso di famiglia numerosa (fino a 85 euro per ogni figlio oltre il secondo, 30 euro a figlio se entrambi i genitori lavorano). In caso di una famiglia con tre figli minori con due genitori che lavorano l’importo puo’ arrivare quindi a 700 euro al mese. Con un quarto figlio si ha una maggiorazione forfettaria di 100 euro per cui il beneficio per la famiglia, sempre in caso di fascia piu’ bassa di reddito, supera i mille euro. Un nucleo di tre figli con i genitori che lavorano ma con un Isee pari o superiore a 40mila euro avra’ un assegno complessivo di 165 euro al mese (50 per ogni minore e 15 euro per il terzo figlio). In caso di figlio minorenne con disabilita’ gli importi aumentano di 105 euro al mese in caso di non autosufficienza, 95 euro in caso di disabilita’ grave e 85 euro in caso di disabilita’ media. Per il 2022 la spesa complessiva prevista e’ di 15,12 miliardi ma a regime si prevede di spendere oltre 18 miliardi. Da marzo, come chiarisce la circolare, indipendentemente dalla presentazione della domanda non si avranno piu’ gli assegni familiari in busta paga e le detrazioni fiscali per i figli a carico che si avranno solo per i figli con oltre 21 anni. Saranno poi abrogate anche le altre misure come il premio alla nascita. Questo potrebbe spingere al rialzo le domande delle famiglie che vedranno ridurre le proprie entrate. A gennaio comunque si e’ registrato un boom delle Dichiarazioni sostitutive uniche necessarie per l’Isee con un +47% che fa immaginare un aumento delle domande nelle prossime settimane. L’assegno unico e universale non concorre a formare la base imponibile dell’Irpef. L’assegno universale si puo’ chiedere per i figli fino a 21 anni purche’ frequentino la scuola superiore, gli istituti tecnici superiori (gli Its) o un corso di laurea o siano in un percorso di formazione, compresi i tirocini e i contratti di apprendistato. Per ottenere il beneficio bisogna essere cittadino italiano o di uno Stato Ue, o suo familiare, titolare del diritto di soggiorno, ovvero o se extracomunitario essere in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo o titolare di permesso unico di lavoro autorizzato per un periodo superiore a sei mesi o titolare di permesso di soggiorno per motivi di ricerca autorizzato superiore a sei mesi. Il beneficio puo’ essere diviso tra i due genitori mettendo i due dati di pagamento e puo’ anche essere erogato in contanti presso gli uffici postali.

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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Politica

L’ex ministro De Lorenzo torna a percepire il vitalizio: sono stato un perseguitato politico

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Francesco De Lorenzo (foto Imagoeconomica in evidenza), 87 anni, ex ministro della Sanità della Prima Repubblica, torna a percepire il vitalizio parlamentare grazie alla riabilitazione concessa dal Tribunale di Sorveglianza di Roma. Una cifra importante tra arretrati e pensione, che giunge 31 anni dopo l’arresto per Tangentopoli e una condanna definitiva a 5 anni per associazione a delinquere e corruzione.

«Ho pagato più di tutti, ho subito una persecuzione»

«Sono stato il capro espiatorio perfetto» ha dichiarato De Lorenzo al Corriere del Mezzogiorno, rivendicando la correttezza del proprio operato. Secondo l’ex ministro, i magistrati dell’epoca avrebbero voluto colpire un simbolo e lui si prestava bene al ruolo, specie dopo la riforma della sanità che vietava il doppio lavoro ai medici. «Non ho mai preso una lira per me – ha aggiunto – la Cassazione ha riconosciuto che i soldi finivano interamente al Partito Liberale».

«Vitalizio? È un diritto, come stabilito dalla Boldrini»

De Lorenzo ha ribadito che la richiesta del vitalizio è legittima: «La delibera del 2015 firmata da Laura Boldrini prevede la restituzione in caso di riabilitazione. Io l’ho ottenuta, come altri prima di me». A pesare sulla sua memoria, anche la condanna della Corte dei Conti per danno d’immagine: «Ho dovuto vendere la mia casa di Napoli per affrontare le conseguenze economiche di quella sentenza, pur non avendo causato alcun danno erariale».

Tangentopoli e il crollo della Prima Repubblica

Arrestato a Napoli nel 1994, De Lorenzo fu al centro di uno dei più noti scandali di Tangentopoli. «Durante la stagione giudiziaria serviva un terzo nome dopo Craxi e Andreotti, e io ero perfetto», ha detto. Ricorda con amarezza il clima di quegli anni: «Mi ritrovai contro i medici per la riforma e contro i malati per i tagli alla sanità. Il bersaglio ideale».

«Non ho mai tradito per salvarmi»

«Mi venne chiesto di accusare altri ministri, anche Berlusconi – racconta – ma non l’ho mai fatto». Critico nei confronti della magistratura, De Lorenzo ha sottolineato le irregolarità nel suo arresto e nella gestione del processo. «I miei coimputati si avvalevano della facoltà di non rispondere. Il mio processo è stato un coro di muti».

Rapporti con il passato: «Non sento più nessuno»

Con i vecchi compagni di partito come Paolo Cirino Pomicino e Giulio Di Donato i contatti si sono interrotti: «Ho chiuso ogni rapporto con loro», ha ammesso De Lorenzo. Nonostante l’età, conserva ancora una voce lucida e battagliera: «Sono malato di giustizia, non dimentico quello che ho subito».

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