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Arrivati a Terra i campioni dell’asteroide Bennu

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Sono arrivati a Terra i campioni di un fossile del Sistema Solare, 250 grammi di materiali così antichi da poter raccontare molte cose sulle origini del nostro sistema planetario e inoltre ricchi di minerali a base di carbonio, ingredienti fondamentali per le molecole della vita, come è emerso da ben sette articoli pubblicati nel marzo scorso su Nature. A consegnare questo carico prezioso è stata la capsula rilasciata dalla sonda Osiris-Rex della Nasa. Sono anche i campioni più grandi arrivati sulla Terra dai tempi delle missioni Apollo sulla Luna e i terzi prelevati da un asteroide, dopo quelli consegnati nel 2010 e nel 2020 dalle missioni giapponesi Hayabusa 1 e Hayabusa 2. “E’ una capsula del tempo”, hanno detto gli esperti della Nasa, riferendosi alle lontane origini dei campioni di Bennu, un asteroide che appartiene a una delle famiglie più primitive, quella delle condriti carbonacee.

“Una vera star’, l’ha definita Brian May, chitarrista dei Queen e astrofisico, nella lunga diretta trasmessa online dalla Nasa. Entusiasta l’amministratore capo della Nasa Bill Nelson, che dopo l’atterraggio ha detto: “questa missione dimostra che la Nasa fa grandi cose. Cose che ci ispirano, cose che ci uniscono, cose che dimostrano che nulla è fuori dalla nostra portata”. Lanciata l’8 settembre 2016 da Cape Canaveral, la sonda Osiris Rex ha utilizzato nel suo lungo viaggio una speciale ‘bussola’: il sensore di assetto stellare realizzato in Italia da Leonardo; è entrata in orbita intorno a Bennu nell’agosto 2018 e da allora per due anni ha rilevato dati e misure sulla superficie dell’asteroide.

Il 20 ottobre 2020 ila sonda è scesa sull’asteroide e ha raccolto i campioni dal suolo, immagazzinandoli nella capsula. Il viaggio di rientro è iniziato nel 2021 e dopo oltre due anni, alla distanza di 101.000 chilometri dalla Terra, la sonda Osiris-Rex ha rilasciato la capsula perché proseguisse da sola il suo viaggio verso il deserto dello Utah, dove si trova la base Uttr (Utah Test and Training Range) del ministero della Difesa degli Stati Uniti. Al momento dell’ingresso nell’atmosfera, la capsula aveva una velocità di oltre 43.000 chilometri orari ed è riuscita a sopportare senza danni la temperatura altissima grazie al suo guscio, progettato per resistere a una situazione così estrema. Circa due minuti più tardi si è aperto il primo paracadute, che ha rallentato notevolmente la corsa e quando, in seguito, si è aperto il paracadute principale, la velocità si è ridotta a poco più di 17 chilometri orari e la capsula è atterrata senza danni.

Fra i primi a verificarlo sono stati gli ingegneri della Lockheed Martin, l’azienda che ha costruito la capsula: arrivati con gli elicotteri qualche minuto dopo l’atterraggio, si sono avvicinati protetti da maschere per le prime verifiche sulla sicurezza. Ora inizia un’altra fase delicata di questa missione: il recupero dei campioni, che dovrà avvenire all’interno di una camera pulita per evitare contaminazioni che potrebbero alterare il risultato di una missione da un miliardo di dollari. Per l’apertura della capsula, prevista non prima del 26 settembre, bisognerà attendere che siano completati tutti i controlli di sicurezza e solo allora la capsula sarà portata con un aereo a Houston, nello Johnson Space Center della Nasa. Da qui i campioni partiranno per diversi centri di ricerca di tutto il mondo. Il 70% dei resterà alla Nasa, presso il Jet Propulsion Laboratory, il 25% sarà condiviso da 200 ricercatori di 35 centri, il 4% sarà donato all’Agenzia spaziale canadese Csa e lo 0,5% a quella giapponese Jaxa. Quanto alla sonda Osiris-Rex, è già in viaggio per una nuova missione, chiamata Osiris-Apex e diretta all’asteroide Apophis, che dovrebbe raggiungere nel 2029.

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L’energia atomica pulita e il dibattito in Italia

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A quasi 40 anni dai referendum che portarono alla chiusura delle vecchie centrali, in Italia si torna a parlare di nucleare. E ipotizzare un suo ritorno nell’ambito del contrasto ai combustibili fossili non è più un tabù. Certo, quella del futuro viene dipinta come un’energia atomica ‘pulita’, grazie alla fusione e alle nuove tecnologie che promettono di essere rispettose del principio di uno sviluppo economico sostenibile e sicuro. Del resto l’aggravarsi della crisi climatica e l’impennata del prezzo del gas naturale provocata dalla guerra in Ucraina non potevano non riaccendere il dibattito politico e quello nell’opinione pubblica, in Italia e in Europa. Con la Commissione Ue che ha inserito il nucleare tra le fonti energetiche che possono dare un contributo allo sviluppo futuro. Come in queste ore chiedono in molti al summit della Cop28 in corso a Dubai. L’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, fa chiarezza sulle nuove tecnologie e sullo stato dell’arte nel nostro Paese.

– LA DIFFERENZA TRA FUSIONE E FISSIONE. Nella fusione nucleare due nuclei si uniscono per formarne uno più pesante con lo stesso meccanismo che ‘accende’ gli astri. Si ottienee energia rinnovabile e inesauribile in un modo che viene definito “intrinsecamente sicuro”. Non vengono prodotte emissioni di gas serra, né rifiuti radioattivi che restano tali per millenni. Nella fissione, invece, un nucleo si divide in due nuclei più leggeri, e questo processo comporta la produzione di scorie altamente radioattive.

– IL RUOLO DI ENEA. Al Dipartimento Fusione e Sicurezza Nucleare dell’agenzia lavorano quasi 500 fra ricercatori e tecnologi che hanno registrato 50 brevetti nella fusione negli ultimi 20 anni. L’agenzia partecipa ai progetti mondiali Iter e Broader Approach e ha ideato il Dtt, Divertor Tokamak Test, un polo scientifico-tecnologico in costruzione a Frascati con Eni.

– IL PROGETTO ITER E L’ITALIA. Iter, l’International Thermonuclear Experimental Reactor, é il maggior progetto internazionale sulla fusione. È in fase di costruzione in Francia con un investimento di 20 miliardi di euro. L’obiettivo É dimostrare la fattibilità della produzione di energia da fusione e progredire nei tempi più brevi possibili verso un reattore dimostrativo Demo. Le imprese italiane coinvolte sono circa 50, a partire da Asg superconductors, Cecom, Delta TI e Ansaldo: hanno vinto oltre 1,8 miliardi di euro di commesse. – SMR E AMR. Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, ha citato come tecnologie da valutare gli ‘Small modular reactor’ (Smr) e gli ‘Advanced modular reactor’ (Amr), che sono meta’ strada fra la terza e la quarta generazione di reattori. Gli Smr sono reattori modulari di dimensione ridotta, che producono comunque rifiuti radioattivi a lunga vita. Gli Amr, invece, utilizzano metalli liquidi come refrigeranti che minimizzano i rifiuti a lunga vita prodotti. Entro il 2035 saranno istallati oltre 20 GW di Smr a livello globale (il 3% della capacità nucleare totale oggi installata), accompagnata da investimenti in ricerca e sviluppo per 1 miliardo di euro per la realizzazione di reattori nel prossimo decennio.

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Quattro italiane tra le 100 scienziate migliori al mondo

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Ci sono quattro italiane tra le prime 100 scienziate al mondo secondo la classifica 2023 stilata dalla piattaforma accademica Research.com sulla base del numero di pubblicazioni e citazioni ricevute. Al 20esimo posto c’è l’esperta di epidemiologia oncologica Silvia Franceschi, direttrice scientifica del Cro di Aviano; al 62esimo posto Speranza Falciano, dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare; al 70esimo posto l’epidemiologa Eva Negri, docente all’Università di Bologna; all’85esimo posto Silvia Priori, docente di cardiologia all’Università di Pavia.

Allargando lo sguardo a tutta la classifica, che elenca le top 1.000 al mondo, si trovano altre 22 studiose che lavorano in Italia, impegnate in svariati settori, dalla medicina all’astrofisica. Tra queste spiccano: Patrizia Caraveo dell’Istituto nazionale di Astrofisica (alla posizione 116); Annamaria Colao (nella foto) dell’Università Federico II di Napoli e prima donna presidente della Società Italiana di Endocrinologia (alla posizione 225); Silvia Bordiga, ordinaria di Chimica Fisica all’Università di Torino (265); l’epidemiologa Carlotta Sacerdote dell’Università di Torino (345); Lucia Pozzetti dell’Osservatorio astronomico di Bologna Inaf (355); Marcella Brusa, astrofisica dell’Università di Bologna (376).

In testa alla classifica mondiale si è piazzata la statunitense JoAnn E. Manson della Harvard Medical School, nota per le sue ricerche pionieristiche nei campi dell’epidemiologia e della salute delle donne. Nel complesso, gli Stati Uniti dominano la classifica con 623 studiose tra le top 1.000; seguono il Regno Unito, con 96 scienziate, e la Germania con 37 classificate. L’Università di Harvard è la prima istituzione con 40 scienziate incluse nella classifica, seguita dai National Institutes of Health (33) e l’Università di Stanford (27). Le migliori scienziate al mondo si occupano prevalentemente di medicina (46,8%), fisica (10,8%), immunologia, biologia e biochimica (4,4%), genetica medica (4,2%) e psicologia (4,1%). Il rapporto pubblicato da Research.com evidenzia anche le difficoltà che le donne incontrano in un mondo scientifico ancora dominato dagli uomini. Rispetto ai loro coetanei maschi, le donne hanno meno probabilità di essere nominate su un brevetto o un articolo, e i loro contributi sono spesso non riconosciuti: le ricercatrici hanno una probabilità di ottenere un’attribuzione pari al 15% rispetto al 21% degli uomini. Per quanto riguarda i finanziamenti, le donne ricevono in media circa 342.000 dollari rispetto ai 659.000 dollari degli uomini.

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Neuralink di Elon Musk raccoglie 43 milioni di dollari

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Neuralink, la società fondata da Elon Musk che sviluppa chip impiantabili in grado di leggere le onde cerebrali, ha raccolto ulteriori 43 milioni di dollari di nuovi investimenti. Lo riporta il sito TechCrunch, basandosi su un documento depositato presso la Sec, l’ente federale statunitense che vigila sulla Borsa. Il documento mostra che la nuova iniezione di capitale è arrivata pochi mesi dopo un’altra operazione da 280 milioni di dollari guidata dal Founders Fund di Peter Thiel, uno dei nomi più iconici della Silicon Valley. Secondo il sito, Neuralink ora sarebbe valutata circa 5 miliardi di dollari.

Fondata nel 2016, Neuralink ha ideato un dispositivo in grado di impiantare fili ultrasottili all’interno del cervello. I fili si collegano a un chip progettato su misura contenente elettrodi in grado di leggere informazioni da gruppi di neuroni. Dopo sperimentazioni su animali e dopo diversi dinieghi, a maggio la società di Elon Musk ha ricevuto l’approvazione della Fda per gli studi clinici sull’uomo e ha aperto al reclutamento. Sta cercando un volontario per il suo primo test clinico: un adulto con meno di 40 anni e con i quattro arti paralizzati.

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