Aperta e subito rinviata – al 5 settembre – l’udienza davanti al tribunale del riesame di Firenze per l’arresto di Salvatore Baiardo. La procura fiorentina aveva infatti fatto ricorso contro la decisione del giudice delle indagini preliminari di negare misura, ma non non si è discusso di niente: c’era stata infatti la rinuncia del difensore di fiducia. E così il gelataio di Omegna, amico dei boss di mafia i fratelli Graviano, si è presentato con un avvocato di ufficio.
Che ha presentato un’istanza di rinvio spiegando di dover studiare le 1.500 pagine di fascicolo di indagine depositate dalla Dda fiorentina per chiedere l’arresto. Col rinvio passeranno altre settimane prima di avviare questo passaggio al tribunale della libertà. Salvatore Baiardo è indagato per calunnia ai danni del giornalista Massimo Giletti per averlo accusato di aver fatto false dichiarazioni al pubblico ministero e nei confronti del sindaco di Cerasa, Giancarlo Ricca. Baiardo sostiene che Ricca avrebbe custodito ingenti somme di denaro appartenenti ai Graviano. Dopo l’arresto dei fratelli Giuseppe e Filippo nel gennaio 1994, Baiardo racconterebbe che all’epoca Ricca avrebbe consegnato a Gaspare Spatuzza 800 milioni di lire e avrebbe ricevuto dai Graviano in dono una casa sul Lago Maggiore; ma per gli investigatori di Firenze sono calunnie, dato che hanno accertato che Ricca aveva ricevuto quell’abitazione in eredità dai suoi genitori.
La procura però va al riesame anche contestando a Baiardo il favoreggiamento nei confronti di Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi. L’ex gelataio di origini palermitane, si apprende da fonti inquirenti, avrebbe reso dichiarazioni tese a delegittimare i collaboratori di giustizia Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina. Intanto la procura di Firenze tornerà nei prossimi giorni a occuparsi di un altro fascicolo, quello relativo ai presunti mandanti occulti, esterni delle stragi del 1993. Il 18 luglio i procuratori aggiunti Luca Turco Luca Tescaroli e il pm antimafia Lorenzo Gestri interrogheranno Marcello Dell’Utri.
In passato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, per l’ex senatore si profilano accuse più pesanti. Avrebbe “istigato l’organizzazione delle stragi per favorire l’affermazione di Forza Italia”. In particolare avrebbe sollecitato il boss Graviano – si legge nel decreto di perquisizione – “ad organizzare e attuare la campagna stragista e, comunque, a proseguirla, al fine di contribuire a creare le condizioni per l’affermazione di Forza Italia, fondata da Silvio Berlusconi, al quale ha fattivamente contribuito Dell’Utri”. Tutto sarebbe avvenuto, per la Dda fiorentina, “nel quadro di un accordo, consistito nello scambio tra l’effettuazione, prima, da parte di Cosa nostra, di stragi, e poi, a seguito del favorevole risultato elettorale ottenuto da Berlusconi, a fronte della promessa da parte di Dell’Utri, che era il tramite di Berlusconi, di indirizzare la politica legislativa del Governo verso provvedimenti favorevoli a Cosa nostra in tema di trattamento carcerario, collaboratori di giustizia e sequestro di patrimoni, ricevendo altresì da Cosa nostra l’appoggio elettorale in occasione delle elezioni politiche del marzo 1994”. Accuse pesanti che la difesa dell’ex senatore ha già definito “incredibile e fantasiosa”.