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Apple acquisisce Shazam e insidia il primato di spotify nello streaming musicale

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La società di Cupertino, la Apple, ha appena completato  l’acquisizione di Shazam, la app capace di riconoscere il titolo di una canzone processando (ascoltando) anche solo pochi secondi del brano. La musica resta un campo strategico per l’azienda, e Shazam, nata nel 1999 e diventata popolarissima con l’avvento dell’iPhone e delle app, nel 2007 entra a far parte di questa strategia. “Apple e Shazam hanno una lunga storia insieme. Shazam è stata una delle prime app disponibili quando abbiamo lanciato l’App Store ed è diventata una delle preferite per i fan della musica del mond” afferma Oliver Schusser, vice presidente di Apple per Apple Music in una nota. 

Il gioco è facile. Shazam riconosce il brano, rimanda direttamente allo store della Apple che vede musica (iTunes store) e qui si può comprare, aumentando dunque notevolmente il business. Altro elemento importante dell’integrazione è Siri: già oggi è possibile chiedere all’assistente vocale di Apple di riconoscere un brano musicale. La Commissione europea aveva autorizzato la proposta di acquisizione a inizio settembre, dopo aver concluso che la fusione non avrebbe influito negativamente sulla concorrenza tra servizi di streaming musicale nello spazio economico europeo. È un passo strategico per la crescita di Apple Music, secondo servizio di streaming musicale al mondo dopo Spotify.

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Cronache

Napoli, gli sparano per uno scooter: le immagini shock della rapina, le parole della mamma

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Una rapina violenta che ha visto la vittima, un giovane ingegnere napoletano, rischiare la vita. Tutto ripreso dalle telecamere di sorveglianza dell’impianto. Una vicenda assurda, accaduta la sera del 29 marzo a San Giovanni a Teduccio, in via di Reggia di Portici. L’ingegnere va fare carburante al suo scooter, quando due rapinatori lo aggrediscono perchè vogliono il mezzo del 32enne. Lo minacciano, lo strattonano, provano a farlo scendere e infine uno dei due estrae la pistola e gli spara alle gambe. Lui cade, ferito, con tutto lo scooter. Trasportato all’ospedale del Mare, per qualche giorno è in pericolo di vita, adesso non lo è più, ma è comunque grave.

Le immagini del video della rapina sono violente, danno l’idea della crudeltà dei rapinatori che sono stati disposti a fare e poi pagare un omicidio per un vecchio SH che gli avrebbe fruttato poche decine di euro. Senza alcuno scrupolo.

 

La mamma della vittima scrive su Facebook, raccontando i momenti di angoscia che ha vissuto: “Mi avevano nascosto tutto, ma mio figlio Fabio, non rispondeva ai messaggi, non volevano darmi altro dolore. Ho realizzato stanotte che qualcosa non andava. Ho appreso solo stamani. Mio figlio è fuori pericolo, il mio cuore è impazzito, abbiamo avuto un miracolo, mio marito Enzo l’avrà protetto dal cielo. Confido che vengano presi questi criminali, e ringrazio il Signore che ha protetto mio figlio da una peggiore disgrazia. Sono distrutta, il dolore nel dolore…”

 

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ChatGpt, OpenAi sospende il servizio in Italia dopo lo stop del Garante della privacy

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OpenAi ha sospeso l’accesso al servizio ChatGpt in Italia, dopo lo stop del Garante della privacy al software d’intelligenza artificiale sviluppato dall’organizzazione di ricerca con sede negli Stati Uniti.

OpenAi ha dichiarato di aver disabilitato ChatGpt per gli utenti in Italia su richiesta del Garante, riportano i media internazionali. Il sito internet dell’applicazione risulta al momento irraggiungibile dal nostro Paese. Un avviso sulla pagina web chat.openai.com. afferma che “il proprietario del sito potrebbe aver impostato restrizioni che impediscono agli utenti di accedere”. “Lavoriamo attivamente per ridurre i dati personali nella formazione dei nostri sistemi di intelligenza artificiale come ChatGpt, perché vogliamo che la nostra intelligenza artificiale impari a conoscere il mondo, non i privati”, spiega OpenAi.

“Riteniamo inoltre che la regolamentazione dell’Ai sia necessaria. Speriamo quindi di poter lavorare al più presto stretto contatto con il Garante per spiegare come i nostri sistemi siano costruiti e utilizzati”, aggiunge l’organizzazione di ricerca sull’intelligenza artificiale.

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Esteri

Pistorius resta in carcere, negata la libertà vigilata

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Oscar Pistorius resta in carcere: lo ha deciso la commissione in Sudafrica che, a dieci anni di distanza dall’omicidio della fidanzata Reeva Steenkamp, non gli ha concesso la libertà vigilata. L’udienza si è svolta presso il carcere di Atteridgeville, vicino alla capitale Pretoria. Il motivo del parere negativo alla richiesta di Pistorius, che oggi ha 36 anni, è legato al periodo passato in prigione: la commissione, infatti, ha ritenuto che non aveva diritto alla scarcerazione anticipata perché non ha scontato il “periodo minimo di detenzione”. In un breve promemoria, il tribunale ha spiegato che la pena detentiva imposta a Pistorius è iniziata il giorno dell’ultima sentenza nel 2017, e non quando è stato condannato per la prima volta nel 2014. I detenuti in Sudafrica sono automaticamente ammissibili per l’esame della libertà vigilata dopo aver scontato metà della pena. “A questo punto ci è stato comunicato che la richiesta è stata negata” e che sarà presa nuovamente in considerazione tra un anno, ha detto ai giornalisti l’avvocato della famiglia della vittima, Tania Koen. Il campione paralimpico, soprannominato ‘Blade Runner’ per le due protesi in fibra di carbonio, sta scontando una pena a 13 anni e mezzo di reclusione per l’omicidio della fidanzata, una modella di 29 anni, uccisa il giorno di San Valentino del 2013 con 4 colpi di pistola nella sua abitazione a Pretoria. Sul delitto, Pistorius rivendicò di aver sparato per errore, perché spaventato in piena notte, non sapendo che dietro alla porta del bagno ci fosse Reeva, pensando invece a un ladro.

La tesi della difesa fu in qualche modo accolta nella sentenza di primo grado del 2014 che lo condannò per omicidio colposo a 5 anni. Ma l’accusa fece ricorso perché la considerò una pena “mite”, sostenendo che Pistorius era perfettamente cosciente di quello che stava facendo: nel processo d’appello, nel 2015, il verdetto cambiò e divenne omicidio volontario. La condanna finale, comminata nel 2017, portò infine la pena da scontare in carcere a 13 anni e 5 mesi. Sulla motivazione della commissione che gli ha negato la libertà vigilata, potrebbe aver pesato il parere negativo dei genitori di Reeva che si erano opposti a un rilascio anticipato, affermando di non credere che l’ex atleta abbia detto la verità su quanto accaduto e non abbia mostrato rimorso. “Anche se accogliamo con favore la decisione di oggi, non è un motivo per festeggiare. Reeva ci manca terribilmente e ci mancherà per il resto della nostra vita. Crediamo nella giustizia e speriamo che continui a prevalere”, si legge in un comunicato affidato al loro avvocato.

In precedenza, la madre della vittima aveva reso nota la posizione della famiglia alla commissione, intervenendo di persona all’udienza. “Non credo alla sua storia. Non credo che Oscar sia pentito o riabilitato”, ha detto June Steenkamp. La donna non ha avuto un faccia a faccia con l’assassino della figlia poiché la commissione per la libertà vigilata ha deciso di ascoltare i due separatamente, ha spiegato l’avvocato ai giornalisti fuori dal carcere. “È stato molto spiacevole per lei… ma sapeva di doverlo fare per Reeva”, ha detto Koen. Mentre il padre di Reeva, Barry, che non ha potuto viaggiare a causa delle sue condizioni di salute, ha rilasciato una dichiarazione attraverso l’avvocato “Prima di morire ha un desiderio: che Oscar ci dica esattamente cosa è successo quella notte”, ha detto. Il sei volte medaglia d’oro paralimpica dovrà restare in carcere, almeno sino ad agosto 2024 quando la commissione riesaminerà la sua richiesta di scarcerazione.

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