Stava per imbarcarsi su un volo diretto in Turchia per poi raggiungere la Siria e andare a combattere per l’Isis, ma è stata bloccata sabato scorso in aeroporto a Bergamo ed è finita in cella. Si è concluso con un fermo per “arruolamento con finalità di terrorismo internazionale” la presunta militanza di Hafa Bakari Mohamed, la 19enne kenyota che, come risulta dalle attività di “monitoraggio degli ambienti jihadisti radicali online”, avrebbe voluto unirsi all’esercito dello Stato Islamico.
L’indagine, coordinata dalla pm Francesca Crupi e dall’aggiunto Eugenio Fusco e condotta dalla Digos di Milano-Sezione Antiterrorismo Internazionale e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione-Servizio per il Contrasto dell’Estremismo del Terrorismo Esterno, è scattata ad ottobre scorso: era stato individuato un profilo social aperto di video sharing, nel quale venivano pubblicati, con crescente intensità, filmati di propaganda dal contenuto radicale in cui era ritratta una donna con il niqab, successivamente identificata nella giovane originaria del Kenya. Su Instagram e TikTok inneggiava sempre più ad “atti di violenza contro il mondo occidentale”, metteva “le emoticon dell’iconica bandiera nera” dell’Isis e scriveva “jihad (…) sta più a significare ‘lotta contro i nemici’ (…) non vuoi meritare il livello più alto in Paradiso?”.
A chi riteneva che la guerra santa “è solo per gli uomini” lei replicava citando “l’esempio di ‘Aisha’, seconda sposa di Maometto”. Inoltre faceva riferimenti al “suicidio a scopo terroristico” e diceva di essere una “supporter dell’Isis” mostrando pure una pistola giocattolo, che poi le è stata sequestrata, e immagini mentre sparava “con un fucile ad aria compressa”. Dagli accertamenti è emerso che la ragazza, residente a Carugate, nel Milanese, avrebbe maturato un “rapido percorso di radicalizzazione ideologico-religioso sfociato, nell’ultimo periodo, nell’intenzione di raggiungere la Turchia per poi stanziarsi in zone occupate da formazioni jihadiste”. Avrebbe avuto “contatti” con utenze telefoniche in Medio Oriente, con persone, come un tale Yusif, che l’avrebbero aiutata a predisporre il suo arrivo. Inoltre, per mettere a segno il suo piano, che nei giorni scorsi ha avuto una accelerazione, aveva già, “ripetutamente tentato di contattare le rappresentanze diplomatiche turche in Italia”.
Secondo la ricostruzione del gip Luca Milani che ha accolto la richiesta della Procura e ha firmato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, la 19enne una settimana fa era andata a Malpensa per chiedere informazioni per comprare un biglietto per la Turchia, sempre “vestita col niqab”, che lascia scoperti solo gli occhi, con uno “zainetto” nascosto “sotto la giacca”. Il 29, poi, era riuscita a prendere un volo “di sola andata” con partenza il giorno dopo e destinazione finale “Ankara”, con uno scalo ad Istanbul. Interrogata dal gip ieri, la ragazza ha raccontato che voleva andare in Turchia per sposarsi con un 23enne che aveva conosciuto sui social. Ha ammesso “di avere idee conservatrici circa la religione islamica”, di condividere le idee dell’Isis su una “reazione armata”, ma che non voleva andare in Siria per combattere, ma per “ammirare uomini e donne che lottano per salvaguardare il proprio credo in nome dell’Islam”. Ma per il giudice era “a completa disposizione della jihad”.