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Cronache

Ancora un femminicidio, donna uccisa a Sassari: fermato il compagno

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Ha ucciso la sua ex compagna, una donna di 41 anni di nazionalità ceca, dopo aver violato la misura restrittiva, un divieto di avvicinamento, che gli impediva di andare a Sorso, il paese in cui viveva la donna, nei confronti della quale aveva già usato violenza. L’uomo e’ stato fermato dai carabinieri ed ora e’ sotto interrogatorio. Al termine di un litigio all’interno di un bar di via Tiziano, al quale tra gli altri avrebbero assistito anche i due figli della donna, l’uomo l’ha accoltellata e, prima che i carabinieri intervenissero su segnalazione di alcuni testimoni, e’ scappato in compagnia della sua vittima e dei piccoli.

Dopo oltre mezz’ora una seconda chiamata al 118 ha segnalato la presenza della donna a Ossi, in via Spinoza. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del nucleo operativo del comando provinciale di Sassari, l’uomo si sarebbe presentato a casa di un amico, avrebbe suonato il campanello e non ricevendo risposta avrebbe sfondato il portone di ingresso. Dopo essere salito per la prima rampa di scale ha abbandonato la donna, in gravissime condizioni nel salone dell’appartamento in cui in quel momento si trovava solo il padre 81enne del suo amico, che non si sarebbe accorto di nulla. Da quel momento in poi la ricostruzione dei fatti si fa abbastanza imprecisa. L’unica cosa certa e’ che l’intervento dei sanitari e il tentativo di rianimazione effettuato all’interno di un’ambulanza si e’ rivelato inutile. Durante quei concitati frangenti un giovane si e’ avvicinato agli investigatori per riferire della presenza del presunto assassino in un bar di Usini, altro centro dell’hinterland sassarese, dove i carabinieri hanno fermato il presunto assassino.

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Cronache

Conclave, la maggioranza silenziosa pronta a incidere: i nomi in gioco e le strategie dei cardinali

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Settantina di voti tra Asia, Africa e Oceania: non bastano per eleggere un Papa, ma sono decisivi per condizionare la scelta finale.  Alla vigilia del Conclave che eleggerà il successore di Papa Francesco, c’è una maggioranza silenziosa che non si è ancora espressa nei media né nei gruppi di pressione organizzati: è quella formata dai cardinali di Asia, Africa e Oceania, che insieme rappresentano circa settanta voti. Non abbastanza per raggiungere il quorum (oggi fissato a 89 voti, il più alto della storia), ma abbastanza per incidere in modo determinante sull’esito finale.

I favoriti: Parolin ancora in testa

Nonostante le critiche interne al mondo bergogliano, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, resta tra i favoriti. I voti della diplomazia ecclesiale potrebbero convergere su di lui fin dalla prima votazione. Con lui, i cardinali Zenari, Filoni, Mamberti e Koovakad.

Il Papa “pastore” e i profili missionari

Tra i profili più apprezzati per la loro vicinanza alla gente ci sono due nomi forti:

  • Cristobal Lopez Romero, salesiano spagnolo e arcivescovo di Rabat;

  • Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, stimato per equilibrio e sobrietà.

Il riformista e l’uomo-ponte

Chi cerca un nuovo Francesco e non un suo clone punta invece su:

  • Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, profilo intellettuale e sensibile, ma penalizzato dal poco italiano;

  • Robert Francis Prevost, statunitense di formazione agostiniana e missionario in Perù, considerato un “ponte” tra tre mondi culturali.

Gli outsider pronti a sorprendere

Potrebbe tornare in corsa Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, forte di una fiducia consolidata nel mondo cattolico africano. Il cardinale Luis Antonio Tagle, filippino, rimane un nome carico di simpatia, specialmente in Asia.

Le new entry e i kingmaker

Tra le new entry da non sottovalutare:

  • Péter Erdő, ungherese, esperto di diritto canonico e volto del Congresso Eucaristico 2021;

  • Ángel Fernandez Artime, salesiano spagnolo e pro-prefetto del Dicastero dei Religiosi, molto stimato e considerato vicino a Papa Francesco.

Infine, un possibile “kingmaker”: il cardinale Fridolin Ambongo di Kinshasa. Figura di peso, capace di orientare il voto africano in caso di stallo.

Il Conclave si apre con molti scenari aperti. E la maggioranza silenziosa potrebbe diventare decisiva.

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Cronache

Investito e ucciso a Roma, caccia a pirata strada

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E’ stato travolto da un furgone che, dopo l’impatto, l’ha lasciato sull’asfalto proseguendo la corsa. E’ morto così Luca Tucciarelli, pensionato 83enne, investito stamattina intorno alle 7 alla periferia di Roma. L’incidente è avvenuto nel quartiere in cui abitava, San Basilio. L’anziano era appena uscito di casa e si trovava nell’area del mercato rionale quando il veicolo, probabilmente un furgone o un autocarro, l’ha travolto. Qualcuno ha sentito un forte boato e poco dopo ha visto l’83enne a terra, immobile. Sono stati chiamati subito i soccorsi, ma purtroppo non si è potuto fare nulla per salvarlo. L’incidente è avvenuto intorno alle 7 in via Arquata del Tronto, all’incrocio con via Recanati. Sul posto pattuglie del IV Gruppo Tiburtino della polizia locale che hanno avviato indagini per risalire al conducente del mezzo.

I vigili stanno raccogliendo testimonianze e analizzando i video delle telecamere di videosorveglianza ad ampio raggio. Dalle immagini potrebbero arrivare elementi importanti per risalire al modello e alla targa del veicolo visto da alcune persone andare via mentre Luca era sull’asfalto. In particolare, le telecamere potrebbero aver in quadrato il tragitto percorso in direzione del mercato o quello successivo al momento dell’investimento. Sconvolti i residenti di San Basilio, quartiere alla periferia di Roma, dove già in passato si sono verificati gravi incidenti.

“Abbiamo sentito un forte boato, poi abbiamo visto quell’uomo a terra” ha riferito qualcuno. E continua la scia di sangue sulle strade della Capitale dove, solo nei primi giorni di maggio, sono tre le persone travolte e uccise. Una escalation che ha portato l’associazione Movimento Diritti dei Pedoni a chiedere un incontro “formale” con l’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè e con il comandante della polizia locale Mario De Sclavis. “Siamo sdegnati dalla timidezza con cui le istituzioni affrontano questa emergenza – ha sottolineato nei giorni scorsi la presidente dell’associazione, Francesca Chiodi -. Non neghiamo che siano in corso alcuni interventi (dai black point agli attraversamenti rialzati) ma la portata del problema è molto più grande e richiede un cambio di passo radicale e immediato”.

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Operaio muore a 24 anni precipitando da un ponteggio

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Il lavoro continua a uccidere; a tutte le età, in settori diversi. A pochi giorni dalla Giornata che lo celebra, altri due morti in Lombardia – un muratore di 24 anni e uno spedizioniere di 60 – si aggiungono al lungo elenco che, con le tre vittime registrate lunedì in Veneto, Lazio eCampania, portano il conto dei primi tre mesi dell’anno a 210 morti di lavoro, più di due al giorno. “Siamo di fronte a una strage, non un’emergenza” sono le parole del segretario della Cgil Maurizio Landini La prima vittima è Endrit Ademi – 24 anni, italiano, nato in Kosovo e residente a Rovato, nel bresciano – stava rifacendo una facciata al terzo piano di un edificio in via Bassini, nel quartiere Lambrate a Milano per la ditta per cui lavorava, bresciana anche lei. É scivolato e sembra che il parapetto del ponteggio che doveva servire a contenerlo non abbia retto.

Il ragazzo è precipitato per oltre 12 metri, morendo sul colpo. Era un lavoratore scrupoloso e infaticabile, raccontano i colleghi sotto choc mentre il personale dell’Ats raccoglie le testimonianze durante l’intervento degli agenti della Polizia locale e dei vigili del fuoco che hanno isolato la zona per metterla in sicurezza. Il sindaco di Rovato, Tiziano Belotti, è addolorato: “un ragazzo non può morire a 24 anni, e certo non per guadagnarsi la giornata”. Un pensiero che rappresenta il sentimento del paese dove il 24enne viveva. “È una tremenda tragedia che colpisce, in maniera crudele, tutta la nostra comunità”, aggiunge. La Procura di Milano, con il pm Maria Cristina Ria, ha disposto l’autopsia e aperto un’inchiesta sulla morte del ragazzo, che era regolarmente assunto, per verificare le condizioni di sicurezza del cantiere.

Così come la stessa Procura aprirà un’inchiesta anche per la morte di Roberto Vitale, 60 anni, deceduto durante la notte perché travolto dalla motrice di un camion nel piazzale del deposito della Dhl a Carpiano, sempre nel Milanese. Alla guida del mezzo un suo collega di 62 anni che non si è accorto di lui. L’uomo, dopo aver scaricato della merce per conto di un’azienda bresciana di trasporti, si era incamminato nel piazzale della Dhl. Il buio, la stanchezza sua e del collega, forse, l’hanno ucciso. Vitale lavorava come autista ed era assunto con contratto a tempo pieno dal 2018. Lo rende noto la BS Autotrasporti S.p.A. esprimendo “profondo cordoglio per il tragico evento che ha colpito il proprio dipendente”.

“Nel corso degli anni – spiegano dall’azienda – ha dimostrato grande professionalità e dedizione al proprio lavoro, conquistando la stima e l’affetto di colleghi e collaboratori. Tutta l’azienda si stringe con commozione attorno alla famiglia, agli amici e ai colleghi, partecipando sentitamente al loro dolore”. Per il segretario della Cgil, Maurizio Landini, si tratta dunque di “una vera e propria strage. La logica è sempre quella: si continua a morire perché la salute e la sicurezza sono considerate un costo e, anziché investire, si continua a far morire le persone”. “Conta il profitto, al centro c’è il profitto, non la persona e la persona diventa una macchina – conclude Landini – è sempre la solita logica. Vincenzo Greco della segreteria Cgil di Milano pensa che non basti più continuare a parlare genericamente di sicurezza.

“Servono ispettori del lavoro, e a Milano ce ne sono solo 20, formazione, regole e responsabilità chiare – ha spiegato -. C’è bisogno di un impegno concreto da parte di aziende e istituzioni. Serve, soprattutto, una cultura del lavoro e della prevenzione che rimetta al centro la vita, la sicurezza e la salute delle persone”. “Stop alla politica degli annunci – è la sua richiesta – non è più accettabile che si risponda a ogni tragedia con parole vuote e misure di facciata. Ogni vita persa sul lavoro è una sconfitta dello Stato e del sistema produttivo”.

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