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Cronache

Ancora caos aerei in Sicilia, file e disagi per utenti

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Ancora disagi negli aeroporti siciliani dopo il rogo, il 16 luglio scorso, nel Terminal A dello scalo di Catania: le strutture sono sotto stress con lunghe code e attese, mentre si aspetta ancora la data del possibile uso della base militare di Sigonella. Intanto Enac, Sac, vigili del fuoco e Protezione civile hanno eseguito un sopralluogo nel Terminal B per verificarne l’utilizzo. A Palermo i sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil e Ugl protestano contro Enac e Gesap, società che gestisce lo scalo, dicendosi “estremamente preoccupati” per i dipendenti perché “in queste condizioni si continua a mettere a rischio l’incolumità di lavoratori e passeggeri” Sui disservizi le associazioni di consumatori ipotizzano il ricorso a denunce e a richieste di risarcimenti danni. Il Codacons annuncia la creazione del ‘Comitato utenti vittime caos aeroporti Sicilia’.

L’Adoc segnala “viaggiatori e turisti lasciati alla mercé, senza informazioni e servizi” oltre a “file sono interminabili”. La presidente Anna Rea parla di “situazione vergognosa non da Paese civile”, con “condizioni indegne per i viaggiatori” e contesta che “a questa ennesima situazione emergenziale non si sta rispondendo con azioni altrettanto straordinarie da parte di tutti gli attori responsabili, dalle Istituzioni nazionali a quelle regionali, fino alle società di gestione aeroportuali e alle compagnie aeree”. Tra le ‘vittime’ dei disservizi legati al rogo di Fontanarossa anche una paziente oncologica residente a Ravenna, che doveva rientrare per sottoporsi a una seduta di chemioterapia, che non ha avuto assistenza a Comiso.

 

“Durante l’attesa – afferma il Codacons che ha ricevuto la segnalazione – la signora ha tentato di acquistare una bottiglietta d’acqua al bar interno all’aeroporto, ma era costretta ad attendere a lungo il proprio turno in quanto erano in fila ben 857 persone. Inoltre all’interno dell’aeroporto non c’erano né aria condizionata né scale mobili, causando grande disagio”. Due studentesse universitarie di Enna, tornate a casa da Padova con un volo decollato da Venezia, sono rimaste a terra al Pio La Torre perché “c’era solo una navetta per 40 persone e sul bus di linea che non ci hanno fatto salire perché eravamo senza contanti e non avevano il pos per il bancomat”. Lasciate a terra nello scalo sono riuscite ad arrivare a Catania con l’autobus successivo. Per l’ex presidente della Regione, il ministro Nello Musumeci, in Sicilia, oltre all’emergenza, “c’è il problema di rendere omogenee le società di gestione: sei diverse per altrettanti aeroporti mi sembra una esagerazione, siamo un popolo di individualisti noi siciliani, ma fino a questo punto….”.

Per Annalisa Tardino, eurodeputata siciliana della Lega e commissaria regionale del partito, componente della commissione Trasporti al Parlamento europeo, “l’emergenza ha messo in evidenza gravi criticità”, ma, aggiunge, “centri di interesse e certa politica locale hanno negli anni impedito di creare un sistema regionale a regia unica, in grado di migliorare ricettività e competitività del trasporto aereo dell’Isola, nonché di gestire situazioni del genere”.

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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