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Esteri

Amanpour non mette il velo, Raisi rifiuta l’intervista

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  Niente hijab? Niente intervista. La famosa giornalista della Cnn Christiane Amanpour si e’ rifiutata di indossare il velo per un incontro a New York con il presidente conservatore iraniano Ebrahim Raisi, scatenando la reazione del leader di Teheran che ha prontamente annullato il faccia a faccia. A raccontarlo e’ stata la stessa reporter, di origini iraniane, mentre da giorni nel Paese si susseguono le manifestazioni per denunciare la morte di Mahsa Amini, la 22enne curda deceduta mentre era sotto custodia della polizia morale per non aver indossato correttamente il velo islamico. “Credo che Raisi non voglia essere visto con una donna senza velo nel momento in cui nel suo Paese infuriano le proteste”, ha spiegato la stessa Amanpour sul suo account Twitter. “E cosi’ ce ne siamo andati. L’intervista non c’e’ stata. Con le proteste che continuano in Iran e le persone che vengono uccise, sarebbe stato un momento importante per parlare con il presidente Raisi”, ha scritto la giornalista, che ha pubblicato la foto che la ritrae senza copricapo accanto alla sedia vuota nel luogo in cui si sarebbe dovuta tenere l’intervista a margine dell’Assemblea generale dell’Onu. Un volto scoperto, un gesto coraggioso, ma anche provocatorio che ricorda quello di Oriana Fallaci che nel 1979, al termine di un’intervista con l’ayatollah Khomeini, si tolse indispettita il velo. Poco prima il capo della rivoluzione islamica le aveva detto che “la veste islamica e’ per le donne giovani e perbene”, scatenando lo sdegno della reporter che defini’ il foulard uno “stupido cencio da medioevo”. Gesti simbolici che da giorni si ripetono in Iran, dove una marea umana sta sfidando il regime inneggiando al coraggio e al sacrificio di Amini. Le manifestazioni, in oltre una trentina di citta’, puntano a rompere il tabu’ e a porre il potere di fronte a una sfida senza precedenti. Ma il costo in termini di vite umane e’ altissimo: secondo l’ong Iran Human Rights (Ihr) con sede a Oslo, sono almeno 31 i civili uccisi dalla repressione, mentre la televisione di Stato ha diffuso un altro bilancio parlando di 17 morti fra manifestanti e poliziotti. Centinaia i feriti e gli arresti di massa. Sono le due facce dell’Iran, Paese stremato da una pesante crisi economico-sociale, dove le donne vogliono ritagliarsi finalmente un loro spazio politico, manifestando la loro rabbia con forti azioni simboliche, come quelle di dare fuoco ai veli e alle immagini dei leader religiosi o quella di tagliarsi i capelli. Proteste che hanno ricevuto il plauso delle cancellerie occidentali a cominciare dagli Stati Uniti, che hanno deciso di imporre sanzioni alla polizia morale iraniana. Dura anche la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, che ha denunciato “il brutale attacco contro le donne coraggiose” che da diversi giorni manifestano, vedendo nella repressione dei cortei “un attentato contro l’umanita’”. Raduni che per Teheran sono incitati da un nemico straniero con l’aiuto di agenzie di intelligence e ambasciate. Intanto, mentre il regime iraniano ha bloccato l’accesso a Instagram e WhatsApp, il padre di Amini ha accusato le autorita’ di mentire sulla morte della donna, rivelando che quando vide il corpo della figlia prima del funerale era completamente avvolto da un telo, tranne il viso e i piedi su cui c’erano i lividi: “Non ho idea di cosa le abbiano fatto”.

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Trump: la Crimea resterà alla Russia, Zelensky lo sa

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Donald Trump torna a parlare della guerra in Ucraina e lo fa con dichiarazioni destinate a far discutere. In un’intervista rilasciata a Time, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che “la Crimea resterà con la Russia”, aggiungendo che anche il presidente ucraino Zelensky ne sarebbe consapevole.

“La Crimea è andata ai russi, fu colpa di Obama”

«La Crimea è stata consegnata alla Russia da Barack Hussein Obama, non da me», ha ribadito Trump, sottolineando come la penisola fosse “con i russi” ben prima del suo arrivo alla Casa Bianca. «Lì ci sono sempre stati i russi, ci sono stati i loro sottomarini per molti anni, la popolazione parla in gran parte russo», ha aggiunto. Secondo l’ex presidente, se lui fosse stato alla guida del Paese, “la Crimea non sarebbe mai stata presa”.

“Questa guerra non doveva accadere”

Trump ha definito il conflitto in Ucraina “la guerra che non sarebbe mai dovuta accadere”, lanciando un messaggio implicito al presidente Joe Biden e alla gestione democratica della politica estera. A suo avviso, con lui alla presidenza, la situazione in Ucraina si sarebbe sviluppata in modo del tutto diverso, senza l’invasione da parte delle truppe russe.

Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto internazionale già molto teso, mentre si continua a discutere del futuro della Crimea e dei territori occupati.

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Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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