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All’Hombre Habanos Valerio Cornale il “premio Nicola Costa” assegnato dal Club del Sigaro di Ischia

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Giardini di Ravino. Da sinistra il patròn di Primera Emoción consegna il premio Nicola Costa a Valerio Cornale. A seguire sul palco Marco Starace (presidente del Cigar Club di Ischia), Paolo Chiariello (presidente della giuria del premio Costa) e Marco Ielasi (membro del club del sigaro di Ischia e cognato di Nicola Costa) .

Diceva François Alexandre Frédéric De La Rochefoucauld che “il sigaro è una grande risorsa in quanto inganna la fame, sconfigge la noia, rasserena, aiuta a riflettere e spesso richiama alla mente dolci ricordi”. Ecco, se non avete mai fumato un sigaro (a me piacciono gli Habanos dop, ma ce ne sono tanti altri di altrettanta qualità ) e dunque non avete potuto apprezzarne i benefici effetti sulla psiche umana (ho scritto psiche, non salute), lasciate perdere questa lettura noiosa. È stato bello condividere con gli amici del Cigar Club di Ischia alcuni momenti di serenità, convivialità e comunità davanti ad un eccellente sigaro un buon vino, un ottimo cocktail, un buon piatto figlio dei prodotti di questa terra così ricca e generosa come l’isola Verde. L’occasione era la seconda edizione del premio Nicola Costa, un messinese che s’innamorò d’Ischia e di una bellissima donna ischitana e nella vita si distinse per uno stile di vita misurato, elegante e generoso. 

Conversazioni. Valerio Cornale tra Marco Ielasi e Paolo Chiariello prima della consegna del premio Costa

Il premio Costa è molto sentito dagli amici d’Ischia ed è stato assegnato nell’ambito della Ottava edizione della Rassegna Primera Emoción ad una personalità di levatura internazionale come Valerio Cornale, 68 anni (50 dei quali vissuti lontano dall’Italia), originario di Valdagno ma cresciuto nella frazione di Collicello di Valstagna, nominato “Hombre Habanos 2016”, una sorta di premio Nobel del sigaro, conferito ogni anno all’Avana, capitale di Cuba, all’interno del Festival Habanos, la più grande manifestazione a livello internazionale dedicata alla promozione dei sigari cubani nel mondo. 

Cornale è stato il primo italiano a riceverlo. Credo abbia aperto la strada al secondo italiano, Hombre Habanos, nel 2018, Francesco Minetti, presidente di un Cigar Club di Matelica, anche lui presente sull’isola d’Ischia.  A contendere il premio concesso a Cornale altri due uomini di grande spessore come Vittorio Capovilla (fondatore dell’azienda Distillati Capovilla) e Marcello Lunelli (Ceo di Cantine Ferrari). È stato preferito Cornale solo perchè un premio vuole che ci sia un vincitore. E però Cornale, a parte il pedigree internazionale di cui abbiamo detto, è nella realtà tra i massimi esperti di tabacco al mondo. Collabora con le più famose e quotate aziende di sigari, che si avvalgono della sua esperienza per migliorare i prodotti. Insomma non è un Hombre Habanos per caso. È consulente d’eccezione della casa d’aste Christie’s di Londra, seleziona personalmente i sigari più pregiati, che vengono battuti all’asta per cifre da capogiro. Possiede una delle più grandi collezione di sigari e cimeli legati al tabacco esistente. In bacheca, anche un paio di sigari fumati da Churchill e un “umidor” appartenuto a Hemingway.

Tra i personaggi illustri che hanno chiesto più volte i suoi consigli c’è anche Fidel Castro. Anche questo ha contribuito a far sì che i componenti della giuria del premio Costa di Ischia lo selezionassero come vincitore. E la consegna del premio sull’isola di Ischia, nello scenario incantevole, quasi magico, dei Giardini di Ravino, è stata anche l’occasione per conoscerlo meglio e per comprendere le ragioni del successo di quest’uomo. Un successo che è frutto di una ricetta semplice oltre che di fortuna. E che  Cornale attribuisce al tabacco e ai sigari in un precisa scala di valori. 

Prima è un appassionato, poi un collezionista e infine un uomo d’affari, che vende anche sigari. Proprio in questo preciso ordine di importanza. Le motivazioni per cui Cornale è risultato essere il prescelto per il premio Nicola Costa le ha pronunciate Valentino Federico, patron di Primera Emoción. Le ripeto a memoria, perchè a me sono piaciute per la semplicità che rimanda a quelle che sono un po’ le caratteristiche degli amanti di un buon sigaro, cubano in questo caso. “Cornale – ha spiegato Valentino Federico –  è un uomo educato, pacato e raffinato che ha fatto dell’eleganza una cosa così naturale da sembrare semplice”. 

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Giorgio Locatelli: «La Locanda è chiusa, ma sto benissimo. Ora sogno un ristorante in Puglia»

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Dopo 23 anni, Giorgio Locatelli ha chiuso la sua celebre Locanda di Londra. Una decisione forte, ma ponderata. «È come se mi avessero tolto un peso dalla schiena», racconta lo chef stellato in un’intervista al Corriere della Sera. «Eravamo aperti tutti i giorni, con uno staff fino a 84 persone: troppa pressione. A 62 anni, avevo bisogno di respirare». La chiusura è arrivata il 31 dicembre 2024 e, oggi, Locatelli guarda avanti con entusiasmo.

Dal 10 maggio riaprirà al pubblico nella prestigiosa National Gallery di Londra con il nuovo progetto Locatelli’s, affiancato dal Bar Giorgio e da un club. «Abbiamo già 400 prenotazioni. Finalmente cucinerò senza dovermi occupare dei conti», confessa. «Non sono un bravo businessman. Anzi, sono terribile coi soldi».

Tra truffe, lutti familiari e riscatto personale

Il passato non è stato privo di ostacoli: «Mi hanno truffato quando ero allo Zafferano a Londra. Ho perso tutto. Ma il dolore più grande è stata la morte di mio fratello Roberto per un cancro. Mio padre Ferruccio non ha retto ed è mancato poco dopo. È lì che ho deciso di vivere diversamente».

Locatelli ripercorre anche la sua infanzia «scapestrata», il difficile rapporto con i genitori, il senso di inadeguatezza accanto al fratello «perfetto», e la voglia di emergere con la cucina. Una vocazione scoperta presto, tra scuola alberghiera e lavoro nel ristorante degli zii a Varese.

Il ritorno a Londra con una nuova filosofia

Dopo l’esperienza a Dubai, finita anche per divergenze culturali («un nostro dipendente finì in carcere per aver fumato una canna»), il cuore di Locatelli resta a Londra. E proprio nella capitale britannica, nell’ala Sainsbury della National Gallery — che sarà inaugurata il 6 maggio da Re Carlo III — lo chef porterà avanti la sua missione culinaria.

Re Carlo è un affezionato cliente: «Ogni Natale gli mando un tartufo. Una volta non mi ha ringraziato, e l’anno dopo me ne ha mandato uno trovato nella sua tenuta. Buonissimo!».

Politica, antifascismo e delusione per l’Italia

Locatelli non nasconde il suo pensiero politico: «Vengo da una famiglia antifascista. Mio zio Nino fu fucilato dai nazisti a 20 anni. Al Quirinale, durante la cena con Mattarella, ho fatto fatica a stringere la mano a certi ministri italiani. Mi ha infastidito».

Sulla premier Giorgia Meloni: «È stata eletta e ha consenso. Va accettata, come impone la democrazia». Più critico con il Regno Unito: «La Brexit ha creato solo problemi. Saremmo dovuti restare nell’Unione Europea».

Tra allergie, cucina etica e nuovi sogni

A commuoverlo è la figlia Margherita, affetta da oltre 600 allergie. «Ho creato una linea di cucina anallergica per lei. Pensavo di nutrirla, invece la stavo avvelenando. Ora porteremo quei piatti anche alla National Gallery». La figlia gli ha chiesto se gli piacerebbe diventare nonno. «Le ho detto di sì, ma mi chiedo che mondo stiamo lasciando ai nostri figli».

MasterChef, la Michelin e Arnold Schwarzenegger

Locatelli, giudice amatissimo di MasterChef Italia, è alla sua ottava stagione. «Continuo finché mi diverto. Antonino è esattamente come lo vedete. Bruno, invece, la mattina è intrattabile». Alla cerimonia della Guida Michelin non ci va da anni: «Ho avuto la stella per 23 anni, ma non cucinavo per quello. Cucinavo per il ristorante pieno».

Tra i ricordi più curiosi? «Servii ad Arnold Schwarzenegger due friselle con scamorza e pomodori. Le mangiò come un panino!».

Un futuro tra la Puglia e la libertà

Il sogno di Giorgio Locatelli? «Un viaggio di sei mesi con mia moglie Plaxy. E aprire un ristorante in Puglia, dove abbiamo casa. Ma per ora, c’è ancora Londra».

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Nicola Sorrentino: “La mia nuova dieta mediterranea è un elisir di salute e sostenibilità”

Il noto dietologo si racconta in un’intervista al Corriere della Sera: “La dieta è come un abito su misura, non una taglia unica. E va vissuta come uno stile di vita, non come una moda”.

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Una dieta per stare bene con se stessi e con gli altri, per riscoprire la convivialità, la sostenibilità e il benessere profondo. È questo il cuore del nuovo libro del professor Nicola Sorrentino (foto in evidenza di Imagoeconomica), La mia dieta mediterranea – La madre di tutte le diete (Salani editore), in uscita il 25 aprile. Un volume che non solo riafferma il valore della dieta mediterranea, ma la allarga, la arricchisce, la modernizza, aprendola a culture e ingredienti di tutto il mondo, senza tradirne i principi.

“La dieta è una cura, non una moda”

«Il dietologo non può prescrivere una dieta che passa di mano in mano: è una cura, va costruita sul paziente come un vestito su misura», sottolinea Sorrentino nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera.

Per lui, la dieta mediterranea resta l’unica alimentazione seria, riconosciuta a livello globale per i suoi effetti preventivi su malattie cardiovascolari, diabete, obesità:

«Non è certo la pasta e fagioli con le cotiche, ma una cucina leggera, attenta alle cotture e all’equilibrio dei nutrienti».

“Non è solo pasta: è uno stile di vita”

Il professor Sorrentino insiste sul fatto che la dieta mediterranea non è solo un elenco di alimenti, ma uno stile di vita:

«Conta cosa mangi, ma anche come lo mangi: convivialità, stagionalità, prodotti locali. Se un alimento ha le stesse proprietà e rispetta l’ambiente, ben venga anche da altre culture».

Così nella sua nuova proposta entrano il cous cous, il pesce crudo, le spezie orientali, purché sani e sostenibili.

“Sì alla pasta, ma con criterio”

«La pasta non fa ingrassare: dipende da cosa ci mettiamo sopra», spiega. Una pasta con verdure o legumi è un piatto sano, completo e coerente con la dieta mediterranea:
«La trasgressione è la carbonara tutti i giorni, non un bel piatto di pasta e ceci».

Un decalogo per la sostenibilità

Nel libro c’è anche un manifesto della sostenibilità che include:

  • Limitare lo spreco di cibo

  • Preferire prodotti locali e di stagione

  • Ridurre il consumo di carne rossa

  • Bere acqua del rubinetto

  • Evitare imballaggi di plastica

  • Alternare proteine animali e vegetali

“Il benessere è armonia tra corpo, mente e ambiente”

«Una dieta sana va sempre accompagnata da attività fisica mirata e da uno stile di vita corretto. Solo così si raggiunge l’equilibrio con se stessi e con l’ambiente».

Con questo libro, Sorrentino propone un ritorno consapevole alla salute, attraverso un modello alimentare scientificamente fondato, moderno e sostenibile: la sua “nuova dieta mediterranea”, capace di coniugare tradizione, scienza e futuro.


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Le 8 regioni più accoglienti d’Italia per rigenerare corpo e mente

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Un nuovo trend del turismo consapevole tra natura, silenzio e autenticità

Cresce in Italia il desiderio di staccare dalla routine con un “annual reset”, un viaggio rigenerante tra natura, tradizione e autenticità. Sempre più persone scelgono soggiorni immersivi per ritrovare equilibrio e benessere. A intercettare questa tendenza è Vamonos-Vacanze.it, tour operator specializzato in viaggi di gruppo, che ha selezionato le 8 regioni più accoglienti d’Italia, ideali per ricaricare corpo e spirito.

Puglia: tra trulli, ulivi e mare segreto

Sole, ritmi lenti e sapori decisi. La Puglia è una terra che invita alla semplicità. Una meta suggerita è Pugnochiuso, sulla costa tra Vieste e Mattinata. Il resort, fortemente voluto da Enrico Mattei negli anni ’60, rappresenta l’inizio dell’industria turistica sul Gargano. La sua spiaggia privata, circondata dal verde e accessibile solo via mare o dal resort, è oggi uno dei luoghi simbolo dell’undertourism. Suggestiva anche la Torre dell’Aglio, da cui si gode un panorama mozzafiato.

Sardegna: Caraibi vicini e antiche tradizioni

Non solo mare turchese, ma anche canyon, foreste e nuraghi. La Sardegna è pura bellezza silenziosa. Da vivere a San Teodoro, piccolo comune della Gallura che offre spiagge paradisiache e atmosfere autentiche. Perfetto per chi cerca esperienze condivise e paesaggi da cartolina.

Sicilia: l’anima del Mediterraneo

Cultura, cucina e accoglienza calorosa. Ogni viaggio in Sicilia è un viaggio nei sensi. Da non perdere San Vito Lo Capo, tra Trapani e Palermo, che ospita ogni anno il celebre Cous Cous Fest, evento simbolo dell’incontro tra culture. A colazione, granite artigianali e brioche con frutta fresca: un rituale che da solo vale il viaggio.

Trentino-Alto Adige: avventure e benessere tra le vette

Piste da sci, terme e gourmet. Questa regione è l’equilibrio perfetto tra adrenalina e relax. Panorami alpini spettacolari, sentieri da esplorare e una gastronomia che racconta storie di montagna.

Umbria: spiritualità e silenzio verde

Borghi, boschi e bellezza discreta. L’Umbria è un cuore verde che batte lento. Perfetta per un reset slow e sostenibile, tra meditazione, passeggiate e sapori autentici.

Basilicata: l’Italia autentica

Matera, il Pollino e Maratea. La Basilicata è un mix sorprendente di storia e natura. Tra le pietre della città dei Sassi e le scogliere della “piccola Rio”, il viaggio diventa intimo e potente.

Valle d’Aosta: pace alpina e castelli

Montagne, yoga e silenzi. Rifugio ideale per chi cerca spiritualità e aria pura, la Valle d’Aosta offre castelli fiabeschi, sentieri meditatativi e scenari rigeneranti.

Molise: la bellezza nascosta

Borghi genuini, tradizioni e autenticità. Il Molise è una perla riservata. Lontano dalle folle, regala esperienze vere, tra prodotti tipici, paesaggi lenti e incontri sinceri.

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