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Economia

Allarme di Gualtieri, con la crisi ristori a rischio

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 La crisi di governo bloccherebbe anche i nuovi ristori, piu’ urgenti che mai con il protrarsi delle misure di contenimento anti-Covid. E’ l’allarme che lancia il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri con un messaggio che tutto il Pd invia all’oramai quasi ex alleato di governo. Se Italia Viva facesse venire meno il suo sostegno all’esecutivo giallorosso, e’ il ragionamento del titolare di via XX settembre, un governo non piu’ “nella pienezza delle sue funzioni” non potrebbe riunirsi per chiedere alle Camere un nuovo scostamento da almeno un punto e mezzo di Pil, circa 24.25 miliardi, per far fronte ancora una volta ai danni piu’ immediati della pandemia con nuovi contributi a fondo perduto, rifinanziamento della cassa integrazione e fondi freschi per la sanita’, almeno tre miliardi, la meta’ da destinare al potenziamento dell’acquisto dei vaccini. Il Parlamento, in realta’, gia’ si prepara a ricevere la richiesta con una finestra per il voto la prossima settimana, per fare in modo che possa vedere la luce entro la fine del mese il decreto Ristori 5, che nessuno oramai chiama piu’ “finale”. Ma non e’ solo l’emergenza a rischiare di rimanere senza risposte in caso di fine del Conte-bis: come ricorda il viceministro Antonio Misiani, sempre Dem, sempre da via XX Settembre, anche altre “misure essenziali per l’economia, per il lavoro”, come il taglio dei contributi per gli autonomi, introdotto con l’ultima manovra ma che ha bisogno di decreti attuativi per diventare operativo e soprattutto di ulteriori risorse per essere davvero quell’anno “bianco” promesso prima di Natale. “Lavoriamo per questo”, assicura Nunzia Catalfo, sempre che, appunto, si riesca a chiedere il nuovo scostamento. Il ministero guidato dall’esponente 5 Stelle, peraltro, ha una serie di provvedimenti attuativi da mettere in campo, come quelli per il nuovo programma Gol per aiutare i disoccupati a ritrovare lavoro ma anche quelli per la formazione legata all’Iscro, la ‘cig’ per gli autonomi creata sempre con la manovra. E dovrebbe portare avanti nell’immediato la riforma degli ammortizzatori, per non farsi trovare impreparati alla fine di marzo quando si sbloccheranno i licenziamenti, e quella delle pensioni in vista della scadenza di quota 100. Dossier su cui gia’ durante le schermaglie sulla manovra sono arrivate le cannoneggiate leghiste. Anche tutta una serie di bonus della legge di Bilancio, dai rubinetti a quelli per l’acquisto delle auto elettriche per chi i redditi bassi, a quello per gli occhiali fino al kit cellulare, non potranno essere richiesti senza le regole dettate da altrettanti decreti ministeriali che in molti casi andrebbero varati nel giro delle prossime due-tre settimane, entro la fine di gennaio. In caso di crisi di governo rischierebbe di rimanere in stand by anche uno dei ‘pilastri’ dell’ultima manovra, cioe’ l’introduzione dell’assegno unico. Il susseguirsi di decreti anti-crisi ha fermato l’esame parlamentare del disegno di legge delega, che ancora non e’ stato calendarizzato in Aula Senato. La commissione Lavoro dovrebbe riprendere le fila mercoledi’, e il voto di Palazzo Madama potrebbe non essere comunque un problema, vista l’unanimita’ gia’ raggiunta alla Camera l’estate scorsa. Ma elaborare i decreti attuativi spetterebbe poi al governo e al ministero della famiglia, guidato al momento proprio da Italia Viva. Molto piu’ complicata potrebbe essere invece la strada della riforma dell’Irpef: per ora sul fronte si registra la richiesta di Leu di ‘congelare’ le audizioni avviate dalle commissioni Finanze di Camera e Senato, in attesa di una soluzione al caos politico delle ultime settimane, che Italia Viva interpreta come una rappresaglia contro i renziani. Se si dovesse entrare nel merito poi, sarebbe difficilissimo trovare una sintesi gia’ tra gli attuali alleati ma l’impresa diventerebbe quasi impossibile se si dovessero allargare gli orizzonti della maggioranza.

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Economia

Françoise Bettencourt Meyers lascia il consiglio di L’Oréal

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Dopo quasi 30 anni, Françoise Bettencourt Meyers (foto Imagoeconomica) lascia il consiglio di amministrazione di L’Oréal, pur mantenendo la presidenza della holding familiare Tethys, primo azionista del gruppo. Al suo posto nel board entrerà un altro rappresentante di Tethys, mentre il ruolo di vicepresidente sarà assunto dal figlio Jean-Victor Meyers, 38 anni. Françoise Bettencourt Meyers, 71 anni, è l’unica erede diretta del fondatore di L’Oréal, Eugène Schueller.

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Cambio ai vertici di Engineering: Aldo Bisio nuovo amministratore delegato

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Cambio della guardia al vertice di Engineering, multinazionale specializzata nella trasformazione digitale. Maximo Ibarra (foto Imagoeconomica sotto) ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato con effetto immediato. Al suo posto, il consiglio di amministrazione della società – controllata dai fondi Bain e Renaissance – ha nominato Aldo Bisio (foto Imagoeconomica in evidenza), ex numero uno di Vodafone Italia dal 2014 al 2024.

MAXIMO IBARRA EX AD ENGINEERING

Prima della sua lunga esperienza in Vodafone, Bisio ha ricoperto incarichi di rilievo in Ariston Thermo e in McKinsey. Attualmente siede anche nel board di Coesia, produttore globale di soluzioni industriali per l’imballaggio.

Il bilancio della gestione Ibarra

Maximo Ibarra lascia Engineering dopo quasi quattro anni di gestione che hanno visto la società crescere significativamente: circa 14.000 dipendenti, oltre 80 sedi tra Europa, Stati Uniti e Sud America, con un fatturato che ha raggiunto quasi 1,8 miliardi di euro, generato da oltre 70 società controllate in 21 Paesi.

«Negli ultimi mesi ho maturato la volontà di prendermi del tempo per valutare nuovi progetti professionali», ha dichiarato Ibarra, aggiungendo che resterà disponibile fino al prossimo 1° settembre per garantire un efficace passaggio di consegne e che continuerà a essere investitore nella società.

La sfida per Bisio: crescita e nuove operazioni strategiche

Il presidente di Engineering, Gaetano Micciché, ha ringraziato Ibarra per il lavoro svolto ed espresso fiducia nella capacità di Bisio di guidare l’azienda verso una nuova fase di sviluppo e innovazione.

Tra i primi dossier sul tavolo del nuovo amministratore delegato c’è la valutazione sulla vendita di Municipia, società del gruppo attiva nei servizi ai Comuni. Engineering ha incaricato Klecha di esplorare il mercato alla ricerca di investitori interessati, con una valutazione che si aggira intorno ai 250 milioni di euro.

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Wsj, Trump verso un alleggerimento dei dazi sulle auto

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Donald Trump intende attenuare l’impatto dei dazi sulle auto prodotte all’estero, impedendo che si accumulino ad altre tariffe dazi da lui imposte e alleggerendo alcuni dazi sui componenti esteri utilizzati per la produzione di veicoli negli Usa. Lo scrive il Wall Street Journal citano una persona a conoscenza del dossier. In base a questa mossa, le case automobilistiche che pagano i dazi di settore non saranno soggette anche ad altri dazi, come quelli su acciaio e alluminio. La decisione sarebbe retroattiva, hanno affermato le fonti, il che significa che le case auto potrebbero essere rimborsate per tali tariffe già pagate.

Il dazio del 25% sulle auto finite prodotte all’estero è entrato in vigore all’inizio di questo mese. L’amministrazione Usa, sempre secondo il Wsj, modificherà anche i dazi sui ricambi delle auto estere – previsti al 25% e in vigore dal 3 maggio -, consentendo alle case automobilistiche di ottenere un rimborso per tali dazi fino a un importo pari al 3,75% del valore di un’auto prodotta negli Stati Uniti per un anno. Il rimborso scenderebbe al 2,75% del valore dell’auto nel secondo anno, per poi essere gradualmente eliminato del tutto. Si prevede che Trump adotti queste misure in vista di un viaggio in Michigan per un comizio alla periferia di Detroit martedì sera, in occasione dei suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca. Le misure mirano a dare alle case automobilistiche il tempo di riportare le catene di approvvigionamento dei componenti negli Usa e rappresenterebbero probabilmente un significativo impulso per le case automobilistiche nel breve termine, ha affermato una fonte a conoscenza della decisione. Le case auto dovranno presentare domanda di rimborso al governo, ma non è immediatamente chiaro da dove arriveranno questi fondi.

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