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Al confine di Israele, nel tunnel di Hezbollah

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Con la primavera ormai nell’aria, la Alta Galilea con le sue piantagioni di frutta, con i pollai, i funghi ed i campi di peonia (la Rosa di montagna) potrebbe essere, nel tratto compreso fra Zar’it e Shtula’, una delle zone piu’ amene di Israele se non fosse per la fitta presenza di postazioni militari. Dietro a quei villaggi (260 abitanti ciascuno) passa la ‘Linea Blu’ di demarcazione col Libano. Ed in una vicina parete rocciosa circondata da boscaglia, in una zona militare chiusa, c’e’ un cancello dietro al quale si manifesta quella che poteva rappresentare una grave minaccia militare per Israele. E’ l’imboccatura – spiega un ufficiale dell’esercito – di un tunnel scavato dagli Hezbollah per quattro anni e mezzo per consentire ai suoi commando di lanciare un attacco a sorpresa in Galilea. La sua scoperta fu annunciata da Israele gia’ nel novembre 2018. Ora e’ divenuto possibile condurvi diplomatici e giornalisti stranieri, e consentire loro di toccare con mano le dimensioni dell’impresa realizzata con la massima determinazione in una roccia granitica dagli ingegneri ingaggiati dal leader Hezbollah, Hassan Nasrallah.

La imboccatura del tunnel, spiega l’ufficiale, si trova in un edificio del villaggio libanese di Ramyeh. E’ lungo un chilometro e procede non in linea retta – come i tunnel scavati da Hamas sotto al confine di Gaza – ma a tratti assume una forma di spirale. “Localizzarlo e’ stato difficile” rileva l’ufficiale. “E quando ci siamo riusciti, era quasi operativo”. La sua profondita’ ha sbigottito i primi militari che vi hanno fatto ingresso. Il varco del tunnel e’ stretto ma ben costruito. Gli scalini sono regolari e consentono di scendere senza difficolta’ fino al tratto piu’ profondo, 80 metri sotto alla superficie. L’aereazione e’ buona e cosi’ pure la rete elettrica di illuminazione ed il sistema di comunicazione interna. Ai visitatori viene mostrata una macchina tedesca che ha consentito agli Hezbollah di mordere la roccia ed estrarne cilindri che sono stati poi smaltiti in zone diverse del Libano per non suscitare sospetti. Il costo del tunnel, stima Israele, e’ stato di 5 milioni di dollari. Per neutralizzarlo Israele ha versato, nel tratto centrale, l’equivalente di cento camion di cemento. In tutto, nel 2018, l’esercito ha messo fuori uso sei tunnel scavati dagli Hezbollah sotto al confine.

“Qui il pericolo era che commando degli Hezbollah, ad esempio della unita’ scelta Radwan, riuscissero a penetrare in Galilea, anche in pochi minuti” ha spiegato il portavoce militare Jonathan Conricus. “Sono veterani della guerra in Siria, ben addestrati, dotati di ottime armi. Per noi sono una minaccia significativa”. Secondo Conricus nel Libano meridionale gli Hezbollah dispongono ancora di grande liberta’ di azione, e continuano a scavare: “Ma – precisa – non ci risulta che oggi ci siano altri tunnel che abbiano oltrepassato il confine”.

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Omicidio Cerciello, difensore carabiniere: assoluzione ristabilisce giustizia

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È stato “un percorso straordinariamente sofferto dove il maresciallo Manganaro è rimasto solo durante questi lunghi 5 anni. E questa assoluzione della Corte d’Appello perché il fatto non costituisce reato ristabilisce giustizia nei confronti di un militare che per 25 anni con onore ha servito l’Arma, continua a servirla e che in quell’occasione del luglio del 2019 ha protetto l’incolumità del fermato ed è stato sottoposto nei mesi e negli anni successivi non solo a una gogna mediatica ma anche all’isolamento e all’abbandono da parte delle istituzioni”. Lo dice a LaPresse l’avvocato Roberto De Vita, difensore del carabiniere Fabio Manganaro, a processo per aver bendato dopo il fermo Gabriel Natale Hjorth, uno dei due americani arrestati per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. “Questa sentenza, sia nel dispositivo e poi nelle motivazioni, dovrà essere letta attentamente dall’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dall’ex comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri i quali all’indomani del fatto condannarono senza processo Fabio Manganaro”, conclude.

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Trovati e sequestrati dieci telefonini nel carcere di Avellino

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Nella casa Circondariale di Avellino, durante un ordinario giro di controllo, sono stati trovati 10 cellulari smartphone con caricabatterie. I telefonini sono stati scoperti in due sacchetti di plastica che si trovavano nell’intercinta, lo spazio che separa le aree detentive dal muro di cinta. Secondo gli agenti l’obiettivo era lanciarli all’interno del muro di cinta, in corrispondenza con il campo sportivo, dove è stata trovata anche una corda ricavata da lenzuola verosimilmente destinata ad essere usata per il recupero della merce. “È sempre più impellente che l’ amministrazione penitenziaria doti la polizia Penitenziaria di strumenti tecnologicamente avanzati con schermature degli istituti per contrastare il fenomeno dell’ingresso dei telefonini in carcere”, ripetono Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, dell’ Uspp.

“Si tratta di un fenomeno particolarmente rischioso e pericoloso – sottolineano – soprattutto se a farne uso sono i detenuti con reati di associazione mafiosa dati i probabili contatti esterni con la criminalità organizzata”. L’Uspp chiede anche “adeguate strumentazioni per fronteggiare la minaccia sempre più attuale e diffusa dei droni che sorvolano illecitamente sugli istituti di pena per trasportare oggetti pericolosi per la sicurezza interna ed esterna, come é avvenuto nel passato. Grazie agli sforzi profusi dalla polizia Penitenziaria impiegata in turni massacranti e con scarse risorse, – concludono i sindacalisti – si riescono comunque ma a fatica, ad arginare i tentativi fraudolenti, con continui rinvenimenti di telefonini e droga ed inevitabili gravi ripercussioni sull’ordine e la sicurezza, dato tra l’altro, come sopra evidenziato l’elevato rischio di contaminazioni con l’esterno”.

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Lite tra ragazzi a Casoria, 16enne esplode colpi a salve

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– Lite tra giovanissimi ed esplosione di colpi a salve, la notte scorsa a Casoria, in provincia di Napoli: coinvolto anche un 16enne armato. Sono stati alcuni cittadini, verso le 22, a segnalare al 112 l’esplosione di colpi d’arma da fuoco provenire da via Achille del Giudice all’altezza del civico 72. Sul posto sono arrivati in pochissimi minuti i carabinieri della sezione radiomobile della locale compagnia che erano in zona e hanno ricostruito a vicenda. Poco prima, per motivi ancora non chiari ma verosimilmente legati a sguardi mal tollerati, due gruppi di giovanissimi stavano litigando. La discussione è stata però interrotta dal rumore di tre colpi d’arma da fuoco con il successivo fuggi fuggi generale. Durante il sopralluogo i militari hanno trovato e sequestrato tre bossoli a salve. Hanno, quindi, iniziato la ricerca di chi aveva esploso quei colpi. Nascosto tra le auto in sosta un 16enne: impugnava una pistola replica a salve priva del tappo rosso; nelle tasche del ragazzino anche qualche dose di marijuana. Per il minorenne, prima di essere affidato ai genitori, è scattata una denuncia per minaccia aggravata e porto di armi. Il 16enne è stato segnalato anche alla prefettura perché assuntore di droga.

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