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Affari di ‘Ndrangheta nel cuore nero della Lombardia, ecco tutti i nomi degli imprenditori lombardi che si arricchivano con metodi mafiosi: 19 arresti tra Bergamo e la Calabria

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Associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, danneggiamento a seguito di incendio, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Sono 19 gli indagati arrestati dai carabinieri del Ros. I provvedimenti restrittivi scaturiscono da un’attività investigativa avviata dai carabinieri del Ros nel marzo 2016. Una indagine collegata a quella condotta, dal dicembre 2015, dal Comando Provinciale dei carabinieri di Bergamo a seguito di un incendio doloso, avvenuto presso una società di autotrasporti di un imprenditore bergamasco, che aveva distrutto/danneggiato numerosi automezzi pesanti.

Dai primi approfondimenti investigativi, emergeva una forte attività concorrenziale tra la vittima ed una seconda società, anch’essa avente per oggetto sociale il trasporto di merci per conto terzi, gestita, di fatto, da un pregiudicato calabrese. Le due imprese svolgevano difatti attività di trasporto in regime di concorrenza per conto di una terza società operante nel settore ortofrutticolo che, nel gennaio 2016, decideva di ridefinire i propri rapporti commerciali affidando tutto il pacchetto del trasporto ad un’unica impresa. Per raggiungere tale obiettivo, quest’ultima interessava le due aziende che fino a quel momento avevano operato per conto di essa chiedendo un preventivo per affidare alla migliore offerente l’intera gestione del trasporto. 

In tale contesto, nel febbraio 2016, l’indagine dei carabinieri di Bergamo, avviata nei confronti dei citati imprenditori, faceva emergere il coinvolgimento di alcuni soggetti di origine calabrese, giunti a Bergamo col fine di favorire uno dei due nell’aggiudicazione dell’appalto privato.

I calabresi, successivamente identificati in Carmelo Caminiti e  Antonio Pizzi, risultavano entrambi organici alla consorteria ‘ndranghetista dei De Stefano. In particolare il primo, gravato da numerosi precedenti penali anche di carattere associativo, è genero di Michele Franco nonché cognato di Carmelo Consolato Murina, mentre il secondo, benché immune da precedenti di polizia, annovera a suo carico varie frequentazioni con persone pregiudicate ed è risultato muoversi unitamente a Carmelo Caminiti con funzioni di gregario.

Mentre il Comando Provinciale proseguiva nell’attività d’indagine relativa all’incendio doloso, gli 007 del Ros focalizzava la manovra investigativa sulla figura di Carmelo Caminiti appurando come lo stesso svolgesse la funzione di “recupero crediti” per conto di un’altra società bergamasca operante nel settore dell’ortofrutta (Fratelli Santini S.r.l.), in particolar modo gestendo i rapporti con i due fratelli titolari. In tale contesto si aveva modo di riscontrare che Carmelo Caminiti, non solo era subentrato nell’agire illecito all’indomani dell’arresto del suo socio in affari  Paolo Malara, ma intratteneva numerosi rapporti con imprenditori commercialmente legati ai Santini, volti a far rientrare i crediti vantati da questi ultimi attraverso l’applicazione di metodologie tipicamente ’ndranghetiste tali da configurare anche i reati di estorsione commessa in un vero e proprio contesto di associazione a delinquere di tipo mafioso. 

La prosecuzione dell’attività investigativa consentiva di accertare come Carmelo Caminiti, muovendosi tra la Calabria e la Lombardia unitamente ad altri soggetti che di volta in volta sono stati identificati, fosse referente qualificato di un’organizzazione criminale di stampo ‘ndranghetista dedita alle attività di recupero crediti e di estorsione.

La costanza nel monitoraggio dello stesso ha fatto inoltre emergere un modus operandi ormai particolarmente rodato che vedeva imprenditori lombardi operanti nel settore del commercio ortofrutticolo ricercare volontariamente le prestazioni d’opera dei predetti associati al fine di rientrare da posizioni creditorie verso terzi, nella piena consapevolezza che l’atteggiamento dei recuperatori si andava inserendo in una condotta tipicamente mafiosa e violenta.

Le acquisizioni investigative dell’Arma bergamasca e del R.O.S. hanno consentito alla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia di:

  • fare piena luce sull’attentato incendiario perpetrato ai danni dell’impresa di trasporti di Seriate (BG), i cui responsabili (mandanti ed esecutori materiali) sono stati individuati;
  • qualificare come un tentativo di estorsione aggravato dal metodo mafioso le condotte poste in atto dall’imprenditore di trasporti di Seriate (BG) quale mandante; Carmelo Caminiti cl. 61, Antonio Pizzi e Antonio Rago, quali autori materiali delle minacce ai danni di altro imprenditore del settore per costringerlo a rinunciare al suo rapporto privilegiato con la società ortofrutticola;
  • cristallizzare l’esistenza di un’associazione a delinquere di stampo ‘ndranghetista operante sul territorio nazionale ed in particolare nel distretto della corte d’appello di Brescia, caratterizzata da autonomia programmatica, operativa e decisionale rispetto alle cosche calabresi (Franco e Tegano-De Stefano) a cui risultava legata da rapporti soggettivi e federativi, con la finalità di commettere plurimi delitti contro il patrimonio e la persona quali estorsioni, violenze e minacce;
  • documentare il compimento di più azioni estorsive, aggravate dal metodo mafioso, da parte dei partecipi dell’associazione precedentemente descritta, nei confronti dei debitori della società Fratelli Santini S.r.l.;
  • accertare il riciclaggio aggravato dal metodo mafioso da parte di Carmelo Caminiti cl. 86,  Michele Fabio Caminiti, Anna Maria Franco i quali ricevevano sulle proprie carte Postepay somme di denaro provento dei delitti di estorsione;
  • comprovare l’intestazione fittizia di beni aziendali da parte di Felice Sarica al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale.

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Elezioni comunali con 23 liste a Bisegna: il trucco della vacanza retribuita dietro una farsa elettorale

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Incredibile ma vero: 23 liste si sono presentate per le elezioni amministrative di Bisegna, minuscolo comune abruzzese in provincia dell’Aquila, con appena 212 abitanti. Un numero spropositato che nasconde una realtà scandalosa: 21 liste su 23 sono composte da agenti della polizia penitenziaria che si sono candidati non per partecipare davvero al processo democratico, ma per usufruire di un mese di aspettativa retribuita, garantita dalla legge, con la scusa della campagna elettorale.

Il vero scopo: un mese di ferie pagate

Delle 23 liste, solo due rappresentano candidati locali che hanno a cuore il futuro del paese. Le altre sono state messe in piedi esclusivamente per consentire ai candidati di prendere ferie retribuite: un abuso normativo che trasforma le elezioni, fondamento della democrazia, in una comoda vacanza a spese dei contribuenti. Una beffa clamorosa, soprattutto se si pensa che alle ultime elezioni hanno votato solo 150 persone.

Un meccanismo che tradisce la fiducia nelle istituzioni

Questa vicenda getta un’ombra pesante sulla credibilità del sistema elettorale locale. Organizzare liste fittizie per ottenere privilegi economici senza alcuna intenzione di governare o migliorare la vita di una comunità tradisce lo spirito delle elezioni, nate per consentire ai cittadini di scegliere chi li rappresenterà davvero.

Un caso che chiede risposte immediate

La situazione di Bisegna impone una riflessione urgente: è inaccettabile che le regole, pensate per garantire la partecipazione democratica, vengano piegate a interessi personali. Serve un intervento normativo che blocchi questi abusi e ristabilisca il rispetto per un diritto fondamentale come quello del voto.

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Un 19enne muore in un incidente in bicicletta

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Un giovane di 19 anni, di origine nigeriana, è morto questa sera in un incidente stradale avvenuto lungo via Roma, a Roscigno, nel Salernitano. Secondo una prima ricostruzione, il ragazzo, ospite del centro di accoglienza Sai del comune degli Alburni, stava rientrando dopo aver fatto la spesa quando ha perso il controllo della bicicletta ed è finito contro un albero sul lato opposto della carreggiata. Restano da chiarire le cause dell’impatto: al momento non si esclude alcuna ipotesi, dal coinvolgimento di altri veicoli a una manovra improvvisa per evitare un ostacolo. Possibile anche che il giovane abbia avuto difficoltà a gestire le buste della spesa durante la pedalata. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, ma per il 19enne non c’era più nulla da fare. Per risalire all’esatta dinamica dell’incidente indagano i carabinieri della compagnia di Sala Consilina.

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Identikit del nuovo Papa, chi raccoglie eredità Francesco

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Il principale, grande nodo che i cardinali che si riuniranno nella Sistina dovranno sciogliere nell’individuare la figura del nuovo Pontefice sarà su chi potrà raccogliere la grande eredità di papa Francesco. I tanti cantieri aperti lasciati dal Pontefice scomparso, i “processi avviati” come li chiamava lui, sono altrettanti capitoli di cui scrivere un futuro e su cui, se possibile, non fermarsi, né tanto meno tornare indietro. Quando dodici anni fa si dimise Benedetto XVI, la Chiesa attraversava una grave crisi, provata dagli scandali come il primo Vatileaks, le ondate di rivelazioni sugli abusi sessuali – peraltro favorite proprio da Ratzinger, il primo a promuovere la ‘tolleranza zero’ -, e la stessa rinuncia del Papa per l’età avanzata e le difficoltà nel fare fronte alle resistenze interne, che avevano fatto fortemente ondeggiare la ‘barca di Pietro’.

E il mandato dei cardinali a chi sarebbe diventato il nuovo Papa era stato di rifondare la Chiesa su una nuova base di rinascita cristiana e di rilanciata missione evangelizzatrice. Proprio quello che ha perseguito, non senza pesanti ostacoli, Jorge Mario Bergoglio in questi dodici anni di pontificato, con le riforme in primo luogo finanziarie, poi della Curia con l’inedito mandato ‘di governo’ anche ai laici e alle donne, sulla protezione dei minori, e col proprio atteggiamento personale di radicalità cristiana, di vicinanza ai più poveri, ai migranti, agli ‘scartati’, di indefessa abnegazione in favore della pace, della fratellanza umana e del dialogo con le altre religioni. Un insieme di spinte in avanti che rimettono in primo piano molti dei propositi ancora inattuati del Concilio Vaticano II, finora gravati da contrarietà e passività all’interno della Chiesa.

Senza contare l’ultimo grande cantiere aperto da Francesco, quello della Chiesa ‘sinodale’, su cui a parte i due Sinodi già svolti il Papa defunto ha indetto un ulteriore triennio per l’attuazione, con una grande e finale “assemblea ecclesiale” già programmata per l’ottobre del 2028. Un’eredità, quindi, in buona parte già scritta quella che dovrà raccogliere il prossimo, e 266/o, successore di Pietro. Che dovrà riprendere in mano tutte le riforme e portarle avanti secondo le proprie sensibilità e priorità. Oltre che con la necessaria autorevolezza e capacità di governo, qualità indispensabili per il pastore universale di un organismo della complessità e vastità della Chiesa cattolica.

Questo, insomma, sarà l’identikit del nuovo Papa, almeno per chi pensa che sulla rivoluzione imposta da Bergoglio in tanti settori ecclesiali “non si può tornare indietro”. E, a parte gli elenchi dei papabili e i possibili fronti contrapposti, nelle congregazioni generali pre-Conclave, come accadde proprio nel 2013 con la successiva elezione di Francesco, avrà la meglio chi nei propri interventi riuscirà a trasmettere carisma e a catalizzare maggiormente i convincimenti dei confratelli. Non mancherà certo l’assalto dei restauratori, di chi nel Collegio cardinalizio vorrebbe riportare indietro l’orologio della storia e fare piazza pulita di molte delle innovazioni di Francesco, in particolare in campi come la pastorale della famiglia (c’è chi non nasconde di non aver ancora digerito la comunione ai divorziati risposati) o peggio ancora le benedizioni alle coppie gay, o anche i rapporti con le altre religioni, oppure certe fughe in avanti tuttora mal sopportate.

Il fatto che ben 108 dei 135 cardinali elettori, cioè l’80 per cento, siano stati nominati da Francesco non garantisce sul risultato finale: si tratta di un gruppo molto composito, tra cui molti non si conoscono fra loro, e che comprende anche fieri oppositori della linea di Bergoglio. Un nome per tutti, l’ex prefetto per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Mueller, fiero oppositore della linea bergogliana. L’esito del Conclave è dunque molto incerto. E a parte i favoriti elencati finora dai media, è possibile che alla fine prevalga un nome del tutto a sorpresa.

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