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Cronache

Aereo caduto a Milano, il giallo della scatola nera ferma ad aprile

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Si sperava che la ‘scatola nera’ potesse fornire indicazioni utili per arrivare a risolvere il giallo dell’aereo privato che il 3 ottobre precipito’ alla periferia sud di Milano schiantandosi su un edificio vuoto e causando la morte delle otto persone a bordo, tra cui il pilota e magnate romeno Dan Petrescu. Tuttavia, ora il lavoro d’indagine molto probabilmente dovra’ proseguire concentrandosi sempre piu’ su altri aspetti, dall’analisi dei video fino alle comunicazioni con la sala radar, perche’ risulta che i dati rintracciati nel registratore di volo sarebbero fermi allo scorso aprile: nessun elemento, dunque, nemmeno sul giorno della tragedia. Venerdi’ scorso si era saputo che, nell’ambito dell’accertamento tecnico irripetibile disposto dalla Procura, nel Lightweight Data Recorder (LDR) recuperato sul luogo dello schianto del Pilatus PC-12, e preso in carico dai laboratori dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, erano stati trovati ed estrapolati dei dati contenuti nella memoria. Dalle prime analisi – accertamenti comunque non ancora completati – e’ emerso che quei dati sono fermi a circa sette mesi fa. Non ce ne sarebbero di riferibili ai mesi successivi e men che meno a quella domenica, quando l’aereo, pochi minuti dopo il decollo dall’aeroporto milanese di Linate, ando’ giu’ quasi a 90 gradi, mentre si trovava a circa 4 mila piedi, anche avvitandosi ad elica nella fase iniziale della caduta. Quella ‘scatola nera’, che tra l’altro non e’ obbligatoria per quel tipo di aereo, stando a quanto riferito in Procura, deve essere attivata seguendo determinate procedure e deve essere costantemente sottoposta a manutenzione. Al momento, si puo’ dire soltanto, secondo le prime verifiche, che non avrebbe registrato alcunche’ da aprile in poi. E se dovesse arrivare la certezza, con la conclusione degli accertamenti, dell’assenza di dati in memoria per quel 3 ottobre, a quel punto l’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Tiziana Siciliano e dai pm Filippini e Clerici, dovra’ andare avanti per ipotesi, passando per l’analisi delle immagini che hanno ripreso la caduta, dei dialoghi tra il pilota e la sala radar, dei pezzi rimasti del velivolo, tra cui parte del motore, e per gli accertamenti medico legali sui resti delle vittime e in particolare del pilota. Tra le ipotesi gia’ prese in considerazione nelle indagini ci sono l’errore umano, ossia una manovra sbagliata o azzardata durante un cambio di rotta, o un malore del pilota, ma non si possono nemmeno escludere, al momento, problemi o avarie del Pilatus. Gli operatori della sala radar, che controlla il traffico nei cieli del nord-ovest, quando si accorsero di una continua variazione di rotta verso destra, contattarono l’aereo e Petrescu parlo’ di una “little deviation” e chiese un “vettore”, ovvero in gergo tecnico spazio e coordinate per rientrare all’aeroporto da cui era partito da circa tre minuti, ma senza segnalare alcuna emergenza per avaria, maltempo o incendio.

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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