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Abi, le banche alzano i rendimenti, margini in calo

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E’ l’inizio della fine per gli alti margini delle banche spinti dal differenziale fra tassi sui prestiti allineati alla Bce e rendimenti sulla raccolta ancora a livelli minimi. Margini che hanno aiutato gli istituti a raggiungere utili record nel 2022 e nell’inizio del 2023 ma che ora sarà più difficile conseguire anche perch,è nel frattempo, la stretta di Francoforte inizia a “manifestare i sui effetti sull’economia italiana” e sul comparto bancario. Nel suo rapporto mensile l’Abi risponde implicitamente alle critiche e agli appelli quasi quotidiani di chi, fra i politici e gli osservatori di mercato, chiede al comparto di adeguarsi alle nuove condizioni. E lo fa sciorinando i dati riferiti a maggio che dimostrano come questo adeguamento sia già in corso sui tassi mentre si registra uno spostamento di parte della liquidità dai conti correnti a forme di invstimenti più remunerativa: conti deposito a tempo e obbligazioni. Per questo l’associazione modifica la struttura del rapporto introducendo anche nuovi indicatori: il tasso praticato sui nuovi depositi a maggio 2023 è in aumento al 3,21% dallo 0,29% di giugno 2022 (ultimo mese prima dei rialzi dei tassi Bce), con un incremento di 292 punti base.

Il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni a tasso fisso è in aumento al 4,44% dall’1,31% di giugno 2022. Un segnale che risparmiatori e imprese stanno spostando la liquidità verso forme più remunerative. Non a caso i depositi sono scesi del 3,7% per oltre 21 miliardi a favore appunto degli investimenti in titoli. Considerando lo stock pregresso, il tasso sul totale dei depositi, compresi i conti correnti è 0,68% (0,32% a giugno 2022. Persino i conti correnti, che le banche non si stancano di ripetere sia un servizio e non un investimento vedono in un anno il rendimento salire da zero allo 0,32%. La presenza dello stock appunto comporterà che le banche potranno contare ancora sui margini per un po’. Ma quello sulle nuove operazioni (calcolato come differenza tra i tassi sui nuovi prestiti e la nuova raccolta) con famiglie e società non finanziarie, a maggio 2023, risulta 155 punti base (di poco superiore ai 142 punti di giugno 2022, prima del rialzo dei tassi di interesse ufficiali). E però la lotta della Bce contro l’inflazione e il rallentamento tedesco inizia a farsi sentire su una parte dell’economia italiana come si è visto con i dati sula produzione industriale. L’Abi segnala così un calo degli impieghi a maggio dell’1,1% dovuto al calo dei finanziamenti alle imprese. Altri settori però come il terziario e il turismo vanno bene e i consumi delle famiglie sembrano tenere. Certo i mutui scontano il rialzo dei tassi, oramai al 4,24%, un dato ch peraltro non incopora l’ultimo aumento di giugno.

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Corsa al Coni, domani altro incontro tra i n.1 federali

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Un ‘conclave’, seppur sportivo, la cui fumata bianca sembra ancora lontana. Appuntamento a domani pomeriggio, a Palazzo H, per il secondo incontro tra i presidenti federali e il n.1 del Coni, Giovanni Malagò, dopo quello andato in scena già prima di Pasqua.

Sul tavolo ci sono le elezioni presidenziali del comitato olimpico nazionale italiano con l’obiettivo di convergere all’unanimità, o quasi, verso un nome che possa rappresentare gli organismi sportivi per il prossimo quadriennio. Le elezioni sono fissate per il 26 giugno al CPO Giulio Onesti, le candidature potranno esser presentate fino al 5 di giugno e oggi sono tre i nomi: quello di Luciano Buonfiglio (presidente Federcanoa), Luca Pancalli (n.1 Cip in uscita) ed Ettore Thermes (velista e unico ad aver già oggi depositato la candidatura). E mentre Sport e Salute sembra stare alla finestra perché l’obbiettivo naturale è quello di una collaborazione con il Coni del futuro, nella riunione di domani i presidenti entreranno più nel vivo del dibattito.

Una parte di loro appoggia la candidatura di Buonfiglio anche se nessuno si sbilancia ancora sul n.1 FICK, nemmeno Malagò, che continua a tessere la tela e comunque per il suo ruolo Cio farà parte della prossima Giunta, a prescindere dall’eventualita’ che in caso di successo del suo candidato gli venga riconosciuto un ruolo onorifico, come fu per Nostini. Insomma, si attende domani; non si può escludere che esca anche un altro nome, ancora riservato, ma sempre interno al mondo federale verso il quale confluire i voti. Di contro c’è Pancalli, la cui candidatura, in questo momento, resta, seppur silenziosa, dopo il suo annuncio di voler concorrere alla poltrona Coni.

Dai primi exit poll se le elezioni fossero oggi e i candidati quelli citati, Buonfiglio sarebbe in vantaggio sul n.1 Cip, ma in due mesi possono succedere ancora tante cose e a fare da sfondo c’è sempre l’augurio di Gianni Petrucci, presidente FIP, a prescindere da chi sarà il prossimo presidente Coni. “Mi auguro che il successore di Malagò porti a una rappacificazione in Consiglio Nazionale perché abbiamo bisogno anche di Barelli e Binaghi”, aveva detto in occasione dell’ultima riunione, per un aspetto che potrebbe avere anche un peso nella scelta di quale candidato appoggiare il prossimo 26 giugno.

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Economia

Eurostat, in Italia povero il 9% dei lavoratori full time

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In Italia sale il rischio di povertà tra le persone che lavorano anche se impegnate a tempo pieno: nel 2024 gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al netto dei trasferimenti sociali sono il 9%, in aumento dall’8,7% registrato nel 2023. Una percentuale più che doppia di quella della Germania (3,7%). E’ quanto emerge dalle tabelle Eurostat appena pubblicate secondo le quali, invece, sono il 10,2% i lavoratori di almeno 18 anni occupati per almeno la metà dell’anno (sia full time che part time) a rischio povertà, anche questi in aumento rispetto al 9,9% del 2023 .

In Spagna la percentuale dei lavoratori impegnati full time poveri è del 9,6% mentre in Finlandia è al 2,2%. Per chi lavora part time la percentuale di chi risulta povero in Italia nel 2024 risulta in calo dal 16,9% al 15,7%. La povertà lavorativa sale in Italia soprattutto per i lavoratori indipendenti, tra i quali il 17,2% ha redditi inferiori al 60% di quello mediano nazionale (era il 15,8% nel 2023) mentre per i dipendenti la quota sale all’,8,4% dall’8,3% precedente. In Germania la quota degli occupati over 18 in una situazione di povertà è diminuita dal 6,6% al 6,5% mentre in Spagna è diminuita dall’11,3% all’11,2%. Soffrono in Italia di questa condizione soprattutto i giovani: tra i 16 e i 29 anni è povero l’11,8% degli occupati mentre tra i 55 e i 64 anni è il 9,3%. Nella povertà lavorativa conta il livello di istruzione.

Tra i lavoratori che hanno fatto la sola scuola dell’obbligo in Italia si registra un 18,2% di occupati poveri (era il 17,7% del 2023) mentre la percentuale crolla tra i lavoratori laureati, tra i quali solo il 4,5% risulta con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale. Ma in questo caso si registra un importante aumento, visto che la percentuale era al 3,6% nel 2023. Si registra invece un lieve calo della povertà tra gli occupati che hanno un diploma con il 9,1% in difficoltà nel 2024 a fronte del 9,2% dell’anno precedente.

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Esteri

Zelensky: situazione difficile ma resistiamo nel Kursk

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“Il Comandante in Capo Oleksandr Syrskyi ha fornito un aggiornamento sulla situazione in prima linea. In molte direzioni la situazione rimane difficile”. Lo scrive Volodymyr Zelensky su X. “Solo a mezzogiorno, si sono già verificati quasi 70 attacchi russi. Gli scontri si concentrano nelle direzioni di Pokrovsk, Kramatorsk, Lyman e Kursk”. E “le nostre forze continuano le operazioni difensive in aree specifiche delle regioni di Kursk e Belgorod”, ha assicurato, dopo che ieri Mosca aveva annunciato la completa riconquista del Kursk. Zelensky ha chiesto una rinnovata pressione sulla Russia ad accettare la tregua proposta dagli Usa.

Secondo Zelensky “la situazione in prima linea e l’azione dell’esercito russo dimostrano che l’attuale pressione globale sulla Russia non è sufficiente a porre fine a questa guerra. Presto saranno passati cinquanta giorni da quando la Russia ha iniziato a ignorare la proposta degli Stati Uniti di un cessate il fuoco completo e incondizionato, una proposta che l’Ucraina aveva accettato l’11 marzo”. Per questo motivo, “è necessaria una pressione più tangibile sulla Russia per creare maggiori opportunità per una vera diplomazia”, ha avvertito, ringraziando “tutti coloro che sono al fianco dell’Ucraina”.

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