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A Kramatorsk, ‘non evacuiamo, perderemmo tutto’

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Non solo c’e’ chi non se ne vuole andare ma c’e’ addirittura chi torna. L’evacuazione generale di civili dalla regione di Donetsk, ordinata da Kiev, procede a rilento e di traverso ci si mette anche un uragano che fa straripare il Kazennyi Torets e riempie d’acqua i sottopassi di Kramatorsk che portano all’unica strada rimasta libera per andare verso ovest. “Sara’ la terza volta, da febbraio a oggi, che ci chiedono di andare via ma noi rimaniamo qua, chi voleva partire d’altronde l’ha fatto da tempo”, spiega Natalya 39 anni nata e cresciuta a Kramatorsk. “Alla stazione invece che partire c’e’ addirittura chi torna, alcuni li conosco, hanno finito i soldi dopo mesi ospitati dai parenti o in albergo e non sanno piu’ dove andare. E allora piuttosto che vivere in strada tornano a casa loro, sotto le bombe”, racconta la donna. Da Kiev fanno sapere che l’evacuazione e’ “obbligatoria ma non forzata”, e a chiunque decida di non partire verra’ chiesta la firma di un documento, sotto la propria “responsabilita’ personale, che attesti la decisione”, spiegano dal Ministero della Reintegrazione dei Territori temporaneamente occupati. Tra le conseguenze c’e’ ne una pero’ a cui e’ difficile girare intorno: il gas. Alle citta’ del Donbass non arriva da settimane e da qui a pochi mesi le temperature precipiteranno sotto zero e sopravvivere all’inverno senza riscaldamento sara’ quasi impossibile. Qualcuno infatti parte, questa mattina in una decina sono saliti sui pullmini raccolti davanti alla missione “Arca della Salvezza”, a due passi dalla stazione di Kramatorsk, dove l’8 aprile un missile Tochka-U, divenuto celebre per la macabra scritta “bambini” sulla fusoliera uccise oltre 50 civili. I missionari offrono un pasto e vestiti nuovi a chi parte per Pokrovsk, dove poi prendera’ un treno per Dnirpo per lasciarsi alle spalle il Donbass, forse per sempre. I russi ormai premono sia a nord dove sono ormai quasi entrati a Slovyansk sia a sud dove l’esercito di Kiev fatica a resistere all’urto dell’assalto a Bakhmut: dovesse cadere una delle due, i soldati di Mosca potrebbero arrivare in pochi giorni a Kramatorsk, ultimo grande centro abitato della regione di Donetsk. Gli abitanti pero’ fanno spallucce “siamo abituati a questo genere di allarmi, Zelensky lancia allarmi perche’ deve far vedere che sta facendo qualcosa, ma noi da casa nostra non ce ne andiamo” taglia secco Natalya. In citta’ sfrecciano quasi solo Suv mimetici senza targa, in pausa a uno dei pochi chioschi aperti un gruppo di soldati, braccia gonfie da palestra, barbe curate e tatuaggi da stadio. Sono tutti volontari uno e’ del Donbass, altri due sono delle Transcarpazia, nell’Ovest del Paese, un altro ancora e’ un polacco arrivato dall’inizio del conflitto. Hanno tutti una sola cosa in comune: sono artiglieri. “Questa guerra ormai e’ uno scontro tra artiglierie”, spiega il polacco, “i cannoni a lungo raggio possono colpire ovunque, anche qui anche, ora sul mio hot dog” aggiunge il soldato ridendo “ma con quei cannoni teniamo a bada i russi, anzi fate sapere ai vostri governi in Europa che funzionano e che ne servono molti di piu'”.

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Russia, respinto attacco di droni ucraini contro Mosca

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La Russia ha dichiarato stanotte di aver sventato un attacco di droni ucraini contro Mosca, pochi giorni prima delle celebrazioni del 9 maggio per la vittoria sulla Germania nazista nel 1945. Non è la prima volta che la capitale russa è bersaglio di simili operazioni di Kiev, sebbene rimangano rare. Il sindaco Sergei Sobyaninen ha dichiarato su Telegram che le difese aeree hanno “respinto un attacco di quattro droni diretti verso Mosca” senza causare “danni o vittime”.

L’attacco dei droni ucraini avviene pochi giorni prima della parata militare del 9 maggio nella Piazza Rossa, alla quale si prevede parteciperanno il presidente cinese Xi Jinping, il suo omologo brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva e altri partner e alleati di Mosca. La commemorazione della vittoria sulla Germania nazista, avvenuta esattamente 80 anni fa il 9 maggio, è fondamentale per la narrativa patriottica del Cremlino, che insiste sul fatto che il conflitto armato contro l’Ucraina è una continuazione di quello contro Berlino durante la Seconda guerra mondiale.

In occasione delle celebrazioni del 9 maggio, il presidente russo Vladimir Putin ha proposto all’Ucraina una tregua di tre giorni, dall’8 al 10 maggio, allo scopo, a suo dire, di testare la volontà di Kiev di raggiungere la pace. Ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato domenica di “non credere” che la Russia rispetterà la tregua. I colloqui separati tra Mosca e Kiev, guidati da Washington, sono in corso da oltre due mesi e finora faticano a produrre risultati nella ricerca di una soluzione al conflitto scatenato dall’attacco russo all’Ucraina nel febbraio 2022.

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Trump riapre Alcatraz: “Ospiterà i criminali più spietati d’America”

Donald Trump ordina la ricostruzione e riapertura del carcere di Alcatraz. “Ospiterà i criminali più violenti d’America”, ha dichiarato su Truth.

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Il presidente americano annuncia su Truth il ritorno della famigerata prigione federale: sarà ampliata e usata per i detenuti più pericolosi

Donald Trump ha annunciato ufficialmente di aver ordinato la ricostruzione e la riapertura del carcere federale di Alcatraz, l’ex penitenziario simbolo della durezza del sistema carcerario americano, situato su un isolotto nella baia di San Francisco e chiuso dal 1963.

Con un post pubblicato su Truth Social, Trump ha dichiarato che la nuova Alcatraz ospiterà “i criminali più spietati e violenti d’America“. Il presidente ha inoltre anticipato che il complesso sarà “sostanzialmente ampliato” rispetto alla struttura originale, rimasta celebre per aver ospitato gangster del calibro di Al Capone e per la sua reputazione di carcere inespugnabile.

La scelta ha già provocato reazioni contrastanti negli Stati Uniti: un’operazione simbolica dal sapore fortemente propagandistico, che richiama l’idea di legge e ordine tanto cara alla narrazione trumpiana, soprattutto in vista delle prossime elezioni.

Non sono ancora stati diffusi dettagli tecnici né un cronoprogramma ufficiale per la ricostruzione. Ma l’annuncio rilancia l’uso di Alcatraz come deterrente mediatico, riportando nell’attualità una prigione che da sessant’anni era diventata solo un’attrazione turistica.

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Romania, il sindaco di Bucarest filoeuropeo Nicusor Dan al ballottaggio contro George Simion

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Sarà il sindaco di Bucarest filoeuropeo Nicusor Dan lo sfidante del candidato di estrema destra George Simion (nella foto) al ballottaggio delle elezioni presidenziali in Romania, secondo i risultati quasi definitivi del voto di ieri. Con il 99% delle schede scrutinate il leader del partito nazionalista Aur e sostenitore del presidente americano Donald Trump ha ottenuto il 40,5% dei voti e se la vedrà ora nel secondo turno con Dan, balzato al secondo posto con il 20,9% delle preferenze contro il 20,3% del candidato della coalizione di governo Crin Antonescu.

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