Drammatica escalation militare a Idlib, la regione del nord-ovest della Siria dove da settimane sono in corso duri scontri tra le forze governative appoggiate dalla Russia e le milizie ribelli sostenute dalla Turchia. Un raid aereo che Ankara attribuisce all’esercito di Bashar al Assad ha provocato la morte di almeno 22 soldati turchi. Ma il bilancio potrebbe rivelarsi molto piu’ grave, perche’ numerosi sono i militari portati d’urgenza negli ospedali turchi appena oltre il confine. Diversi di loro rischiano la vita, secondo il prefetto locale. L’Osservatorio siriano per i diritti umani fissa il bilancio ad almeno 34 soldati morti. Di certo si tratta di una delle piu’ gravi perdite degli ultimi anni per le forze armate di Ankara in un singolo attacco. Che la situazione sia ritenuta grave lo conferma il Consiglio di sicurezza nazionale convocato d’urgenza per due ore dal presidente Recep Tayyip Erdogan. Il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu ha avuto in serata un colloquio telefonico con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg per discutere delle possibili misure da prendere nel quadro dell’Alleanza, cui Ankara potrebbe ora chiedere il sostegno sul terreno. E anche gli Usa si muovono.
Il senatore repubblicano Lindsay Graham, influente sostenitore del presidente Donald Trump, ha chiesto un intervento immediato per garantire una no-fly zone nell’area degli scontri, mentre il ministro della Difesa turco Hulusi Akar aveva affrontato poco prima i risvolti di una situazione gia’ esplosiva con il suo omologo americano Mark Esper. Ankara intanto replica alla notizia dei soldati uccisi diffondendo un enorme bilancio di presunte vittime tra le forze di Assad. L’esercito ha rivendicato stasera di aver “neutralizzato” (cioe’ ucciso o ferito) in 17 giorni di scontri almeno 1.709 soldati delle truppe governative siriane, distruggendo inoltre 55 tank, 3 elicotteri, 18 mezzi blindati, 29 obici, 21 mezzi militari e diversi depositi di armi e munizioni del regime. In ballo in questa crisi, che ha gia’ provocato un milione di sfollati, non c’e’ solo la temuta deflagrazione di un nuovo fronte della guerra in Siria, alla vigilia del nono anniversario del suo inizio, ma anche l’alleanza strategica tra Turchia e Russia. Proprio stasera si e’ concluso un nuovo round di colloqui tra i due Paesi in cerca di un accordo. Mentre il governo di Ankara insiste per un rispetto del cessate il fuoco e dei confini stabiliti dall’accordo di Sochi tra Erdogan e Vladimir Putin nel settembre 2018, escludendo di arretrare i suoi avamposti militari, Mosca continua a sostenere l’offensiva di Damasco contro i “terroristi” ribelli, tra cui diversi gruppi jihadisti. Il summit che Erdogan voleva organizzare la prossima settimana a Istanbul per mettere a posto le cose con Putin, Angela Merkel ed Emmanuel Macron e’ saltato, e per ora non c’e’ conferma da parte del Cremlino neppure di un bilaterale tra i leader. Segnale questo di una distanza troppo forte per poter essere colmata nel solito faccia a faccia tra “amici”.
E’ di almeno due morti e 42 feriti l’ultimo bilancio dell’attacco israeliano lanciato oggi alla fabbrica Ajal nella provincia di Hodeida, nello Yemen. Lo riporta il canale al Masirah, affiliato agli Houthi, citato da Ynet e dall’agenzia russa Tass. E’ la prima reazione di ISraele all’attacco degli Houthi all’aeroporto Ben Gurion dei giorni scorsi.
La presidente del Perù, Dina Boluarte, ha dichiarato il coprifuoco nella distretto di Pataz, nella regione settentrionale di La Libertad dopo che ieri la polizia ha ritrovato in un tunnel i corpi dei 13 lavoratori rapiti il 26 aprile scorso da minatori di oro illegali. Lo rendono noto i principali media peruviani.
Oltre al coprifuoco a Pataz, dalle 18 di sera alle 6 del mattino, Boluarte ha annunciato anche la sospensione dell’attività mineraria per 30 giorni in tutta la provincia oltre ad accogliere la richiesta delle autorità locali di aprire una base militare a Pataz, vista l’assenza della Polizia peruviana nella regione. La decisione segue di poche ore la diffusione di un video sui social media, registrato dai sequestratori, in cui si mostra come ciascuno dei minatori sia stato giustiziato a bruciapelo. Le 13 vittime erano lavoratori assunti dall’azienda R&R, di proprietà di un minatore artigianale che svolge attività di sicurezza per la miniera Poderosa, una delle principali compagnie aurifere della provincia, sempre più sovente bersaglio di attacchi da parte di minatori illegali e gruppi criminali. (
L’amministrazione Trump ha comunicato all’università di Harvard, il college più antico e ricco del Paese, che non avrà diritto a nuove sovvenzioni federali. Una mossa che secondo alcuni media sembra un tentativo per costringere l’ateneo a tornare al tavolo negoziale nel quale il governo Usa vuole imporre la sua politica anti woke e contro le proteste filopalestinesi. La decisione è stata comunicata in una controversa lettera ad Alan M. Garber, rettore di Harvard, da Linda McMahon, segretario all’Istruzione, che ha criticato l’università per “una gestione disastrosa”.