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Coronavirus: Lombardia, Veneto, Friuli verso la riapertura delle scuole

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Puntare a riaprire le scuole e riconquistare angoli di normalita’. E’ quello che ora vogliono Regioni come Lombardia, Veneto e Friuli dove si decidera’ nel week end se riaprire o meno le scuole la prossima settimana. “Penso che le scuole possano tranquillamente riaprire” da lunedi’ prossimo “a meno che non ci sia una comunita’ scientifica che ci dica che abbiamo un pericolo incombente”, e’ l’auspicio del presidente della Regione Veneto Zaia. E anche il governatore della Lombardia Fontana annuncia che nel fine settimana si decidera’ se riaprire i portoni degli istituti scolastici lombardi. Anche la Regione Friuli Venezia Giulia, in questo senso, parla “di una riduzione delle restrizioni dell’ordinanza”. Nelle Marche intanto tocca al Tar sospendere l’ordinanza della Regione e riaprire le scuole che invece restano chiuse, oltre che nelle Regioni del Nord, anche a Palermo, Campania e a Roseto in Abruzzo. Il numero di alunni costretti a casa a causa dell’emergenza Coronavirus ormai supera ampiamente i 5 milioni, il 60% della popolazione scolastica. Ma il mondo della scuola, in attesa di riaprire, reagisce predisponendo modalita’ di didattica a distanza, videochiamate e webinar strumenti che stanno contribuendo a far sentire gli studenti meno soli, a collegarli gli uni con gli altri, anche se chiusi a casa per rispettare la quarantena o distanti chilometri. I bambini dell’elementare di Vo’ Euganeo ma anche di scuole in provincia di Mantova e di Verona, ad esempio, stamane hanno ascoltato da casa “La filastrocca della paura” letta dalla maestra Lorena e assistito a una lezione tenuta dai bambini della maestra Roberta, una quarta della scuola San Michele di Moriano, frazione di Lucca.

Governatori del Nord. Fontana con Zaia in una foto recente di archivio. Ora Fontana è in quarantena

“Non abbiate paura, non siete soli. Tutto il Ministero dell’Istruzione, me per prima, vi e’ vicino. Stiamo lavorando affinche’, sia dal punto di vista sanitario, sia da quello dell’istruzione, con la didattica a distanza si possa fare in modo che le scuole possano continuare a dare un servizio ai nostri studenti. Non perdiamo la fiducia: tutti insieme ce la faremo”, ha detto loro la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in collegamento con i bambini. A Codogno alcune classi del liceo Novello – linguistico, classico e scientifico – hanno ripreso la normalita’ riprendendo l’attivita’ didattica on line. Al liceo Salvemini di Bari, studenti e docenti di un ragazzo in quarantena per il CoronaVirus hanno organizzato una video chiamata per non lasciare indietro il compagno di classe, in vista della maturita’ a giugno. Anche le prove Invalsi, ha assicurato il responsabile Area Prove Invalsi, Roberto Ricci, per la V superiore continuano ad essere dal 2 al 31 marzo, “non c’e’ ragione di preoccuparsi, anche se partiremo dopo i tempi non saranno piu’ stretti, non vogliamo mettere fretta agli studenti”. E per gli altri – scaglionati in varie date – si svolgeranno fino al 23 maggio. Ben 500 scuole di Napoli, pubbliche, private e parificate, sono oggetto dell’azione di igienizzazione e sanificazione prevista dal Comune e che dovrebbe terminare nella giornata di sabato. Prove di normalita’ insomma, mentre il ministero ha pubblicato stamane una pagina informativa per le scuole con un’ampia sezione in continuo aggiornamento contenente le risposte alle domande che arrivano dal mondo della scuola. Nella pagina si precisa che le assenze degli alunni nei periodi di sospensione “forzata” delle attivita’ didattiche non saranno conteggiate ai fini della validita’ dell’anno scolastico. Allo stesso modo, l’anno scolastico e’ comunque valido, anche qualora non dovesse raggiungere il minimo di 200 giorni previsti, in quanto si tratterebbe di una situazione dovuta a cause di forza maggiore. “Non faremo perdere a nessuno l’anno scolastico, che sia con modalita’ di didattica a distanza, con qualche deroga o, laddove si rendera’ necessario, ovviamente d’accordo con le autorita’ competenti, allungando un po’ il periodo dell’anno scolastico. Ma nessuno perdera’ l’anno”, ha rassicurato anche la viceministro dell’Istruzione Anna Ascani.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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