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Riello, i dati sul disastro giustizia a Napoli: meno omicidi, più affari di camorra, società civile in affari coi boss

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“Non è il principio in sè che mi scandalizza – ha detto il procuratore generale Luigi Riello nel corso della conferenza stampa per le tradizionali anticipazioni dei temi più interessanti che saranno toccati nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario a Napoli. “Il problema è che c’è solo la prescrizione e nessun provvedimento per accorciare i tempi dei processi. Calata nella realtà e nella difficile situazione, significherebbe l’accantonamento di tanti processi, creando un esercito di infiniti processabili. Chi parla di ergastolo processuale o di inizio pena mai non sbaglia”. Per il presidente della Corte di Appello di Napoli, Giuseppe de Carolis di Prossedi, “se non si cura la malattia della durata eccessiva dei processi non si risolve il problema. Più di tanti processi non riusciamo a fare”.

Luigi Riello. Il procuratore generale di Napoli (Riello anticipa i dati sul disastro giustizia a Napoli: meno omicidi, più affari di camorra, società civile in affari coi boss

“Nel Distretto di Napoli- ha aggiunto – ci sono 54mila processi pendenti per 30 magistrati. Si registrano 1700 sentenze all’anno ed un magistrato più di 200/250 sentenze non riesce a fare”.

Nel Distretto giudiziario di Napoli su circa 6mila detenuti 4mila sono in espiazione della pena e 2mila circa in attesa di giudizio: “Un segnale di recupero sul pesante arretrato accumulato negli anni scorsi – ha detto il presidente della Corte d’Appello di Napoli, Giuseppe de Carolis di Prossedi  – ma resta il collo di bottiglia determinato dalla carenza di magistrati”. Almeno 16 in meno rispetto ad un organico già sottodimensionato. “E’ addirittura scandalosa – ha detto il procuratore generale presso la Corte d’Appello, Luigi Riello – la situazione del Tribunale di Napoli Nord in un’area a forte densità criminale”. Il numero di reati in provincia di Napoli diminuisce complessivamente, anche per quello che riguarda i minori (-14%), “ma preoccupano – ha aggiunto Riello – le collusioni tra quella parte di società civile che ufficialmente condanna la criminalità organizzata, ma fa affari con essa”. Il calo del numero di omicidi – ha proseguito il procuratore Riello – fa pensare ad una pax camorristica nella quale si spara di meno, ma su fanno piu’ affari”.

Omicidio fuori una scuola a Napoli. (Salvatore Laporta per Kontrolab)

“Leggo positivamente i dati sulla diminuzione complessiva dei reati nel Distretto di Napoli, ma so che c’è una parte sommersa di criminalità, che è il mare in cui naviga la camorra, quello degli affari e del mercato” continua  il procuratore Riello. “Si tratta di qualcosa di più di una zona grigia, che coinvolge i colletti bianchi – ha aggiunto Riello – la camorra spara di meno, e registriamo 10 omicidi e 9 tentati omicidi, ma abbiamo il sospetto che vi sia una pax mafiosa, e che si spari di meno, perchè la camorra si ingrassa di più sugli affari, come dimostrano varie inchieste, e questo è un dato preoccupante, ed è la frontiera su cui stiamo già lavorando, ma su cui dobbiamo lavorare sempre di più”.

Omicidio a Secondigliano. (Salvatore Laporta per Kontrolab)

Nel Distretto giudiziario di Napoli il trend dei reati è in calo da quattro anni consecutivi, mentre diminuisce il carico di processi arretrati. I processi per reati ordinari pendenti nel Distretto di Napoli calano del 4% mentre diminuiscono del 12% i reati di competenza della Direzione Distrettuale Antimafia. In provincia di Napoli complessivamente i reati diminuiscono del 7,13% (da 135 mila 133 del 2018, a 125 mila 498 del 2019). Le lesioni dolose passano da 4mila 115 a 3mila 730; i reati sessuali diminuiscono da 192 a 171; i furti da 69mila a 64mila, le rapine da 4mila 865 a 3mila 839. Gli omicidi volontari sono stati 22 nel 2019 rispetto ai 21 del 2018. Nel settore penale sono stati iscritti oltre 13 mila nuovi processi, il 15% in meno rispetto al 2018. Ne sono stati definiti 9309, il 17% in meno del 2018. Resta una pendenza arretrata di 52mila processi. La Corte d’Assise d’ Appello ha celebrato il 21% in piu’ di processi (97, rispetto ai 79 del 2018) ed ha smaltito l’11% in piu’ di processi pendenti rispetto al 2018. Migliora anche la situazione al Tribunale dei minorenni, con un calo netto dei processi pendenti davanti al gip (-l 65%). Le misure cautelari registrano un -11%. Sono diminuiti del 16% i nuovi processi, consentendo cosi’ al Tribunale per i Minorenni di smaltire il 15% in piu’ di processi pendenti. “I reati delle baby gang – ha detto il presidente della Corte d’Appello De Carolis di Prossedi – sono diminuiti, anche se le cosiddette baby gang continuano ad avere una notevole risonanza mediatica”.

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Corruzione elettorale, indagato capogruppo FdI in Puglia

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Un’altra inchiesta per presunta corruzione elettorale agita la politica pugliese. Questa volta ad essere coinvolto è un esponente del centrodestra, Francesco Ventola, capogruppo di FdI in Consiglio regionale, candidato alle Europee in ticket con Giorgia Meloni. La vicenda è stata dall’ ex assessore regionale Andrea Silvestri. Sia Ventola che Silvestri sono residenti a Canosa. Il primo sostiene la maggioranza del sindaco, l’ex assessore è all’opposizione. Ventola sarebbe dunque indagato dalla procura di Trani per associazione a delinquere e corruzione elettorale in relazione alle amministrative di Canosa in Puglia del 2022.

“È vero – sottolinea Silvestri nel video, rimosso da Facebook ma diventato virale sulle chat – che c’è una inchiesta a Canosa, e questa inchiesta riguarda il sindaco, il presidente del Consiglio comunale, un consigliere comunale e il consigliere regionale? Non mi hanno detto sì, non mi hanno detto no. Siccome siete restii, siete quasi omertosi, adesso facciamo lo scoop”. Ventola ha spiegato di aver ricevuto a febbraio un avviso di proroga delle indagini.

“Rilevo – ha detto il capogruppo di FdI – che per la seconda volta Andrea Silvestri getta fango, in modo calunnioso, sulla mia persona e sull’amministrazione comunale di Canosa. Infatti già qualche mese parlò dell’inchiesta, innescata dal suo entourage. Abbiamo denunciato Silvestri – ha riferito Ventola – per quelle dichiarazioni calunniose e false e vagliamo ora attentamente anche le più recenti propalazioni”. Il capogruppo di FdI in Consiglio regionale ha poi rammentato una vicenda giudiziaria per la quale il suo rivale politico fu arrestato nel 2004 e poi condannato. Ventola ha ricordato inoltre che lo scorso dicembre, nella discussione sulla legge di bilancio, propose con un emendamento la sospensione del trattamento di vitalizio agli ex consiglieri regionali condannati in via definitiva per reati contro la pubblica amministrazione, con un chiaro riferimento alla condizione dell’ex assessore Silvestri. Quest’ultimo ha replicato: “sono procedimenti di più di vent’anni fa, per i quali ho patteggiato: ora sono un cittadino e un libero professionista e le mie questioni con la giustizia le ho risolte all’epoca. È Ventola, in quanto personaggio pubblico candidato alle Europee, che deve rispondere del suo operato”.

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I telefonini di Toti e le mail, settimana decisiva

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Una settimana che potrebbe essere decisiva per l’inchiesta sulla presunta corruzione che ha terremotato la regione Liguria facendo finire agli arresti domiciliari il presidente Toti. Già domani dovrebbero essere effettuate le copie forensi di telefoni, computer e altri dispositivi del governatore e poi degli altri indagati. Saranno acquisiti messaggi e mail, verosimilmente con l’uso di parole chiave. Tutto materiale che servirà ad integrare e a cercare riscontri alla già corposa documentazione e alle intercettazioni alla base dell’inchiesta. Sempre domani inoltre scadono i termini per i ricorsi da presentare al Tribunale del Riesame. Per ora l’unico a fare appello è stato l’imprenditore Mauro Vianello.

Toti, ha fatto sapere la difesa, non ricorrerà al Riesame. Così come Aldo Spinelli, ai domiciliari come il governatore. Toti attende, come ribadito dal legale Stefano Savi, di essere interrogato dai pm ma i magistrati hanno fatto sapere che prima di ascoltarlo intendono approfondire i punti dell’inchiesta. In questo senso determinanti saranno le audizioni di testi in programma da domani tra cui anche il sindaco di Genova Bucci. Inoltre i pm hanno manifestato l’intenzione di volere riascoltare, forse già domani, il file della registrazione dell’interrogatorio di Roberto Spinelli, figlio di Aldo, e in particolare le parole trascritte come “finanziamenti illeciti”. Parole poi contestate da Spinelli jr con una comunicazione dei legali sostenendo di avere parlato di “finanziamenti leciti”.

Per gli inquirenti allo stato fa fede la trascrizione effettuata e, comunque, da quanto chiarito, questo aspetto non cambia il quadro per l’imputazione di corruzione anche a carico del Governatore, per come delineata. A rafforzare questa accusa, secondo la Procura, l’episodio in cui una manager della società Icon, proprietaria del 45% delle quote sociali della Spinelli srl (a sua volta socio di maggioranza della Terminal Rinfuse Genova), Ivana Semeraro, replicando a Spinelli senior che le chiedeva aiuto per le donazioni a Toti, lo metteva esplicitamente in guardia su un possibile risvolto penale: “questa è corruzione, non pago”, diceva all’imprenditore al telefono. La conversazione è del 20 settembre 2021 e la manager fa presente a Aldo Spinelli che per “un problema di reputazione non possiamo fare donazioni a partiti politici, perché può essere vista come corruzione”.

L’episodio è stato affrontato anche durante l’interrogatorio di garanzia del figlio di Spinelli che in proposito ha detto ai magistrati: “Quando Semeraro mi ha detto che non poteva autorizzare il pagamento io ero l’uomo più felice del mondo… Mio padre poi ci dribblava, dava l’ordine diretto, ho fatto legge, non posso chiedere a un fondo di schermarmi”. E sulle vicende portuali è stato ascoltati per 5 ore venerdì Giorgio Carozzi, membro del Comitato Portuale che assegnò la concessione a Spinelli. “Ho votato in scienza e coscienza, nessuno mi ha fatto pressioni”, ha detto ma la testimonianza avrebbe confermato quanto emerge dalle intercettazioni, le “pressioni degli Spinelli” per ottenere la proroga per 30 anni della concessione del Terminal Rinfuse.

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Svolta nel caso Unabomber, Dna estratto da vecchi reperti

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Vecchi reperti ma nuove tecniche investigative hanno permesso di estrarre il Dna di Unabomber. Un passo concreto che potrebbe contribuire a individuare il colpevole degli attentati compiuti dal 1994 al 1996 e dal 2000 al 2006 nelle province di Pordenone, Udine, Treviso e Venezia. Alcuni oggetti sono stati sottoposti a un’analisi più completa e approfondita. Si tratta di frammenti genetici emersi dall’analisi di alcuni peli rintracciati sulla bomboletta di stelle filanti inesplosa e trovata a San Vito al Tagliamento il 6 marzo del 2000. Altri sono stati individuati nell’uovo-bomba inesploso e al supermercato di Portogruaro il 31 ottobre del 2000. Ancora: tracce genetiche sul nastro isolante che era stato utilizzato per chiudere una lattina di pomodori esplosa in mano a Nadia De Ros il 6 novembre del 2000, su un tubo-bomba che l’1 novembre dello stesso anno ferì una donna di Livenza e sul nastro isolante di un tubetto di maionese inesploso trovato a Roveredo in Piano il 17 novembre del 2000. Altri rilievi sono stati effettuati sui resti delle bombe esplose al Tribunale di Pordenone il 24 marzo del 2003, sull’inginocchiatoio della chiesa di Sant’Agnese a Portogruaro e sulla scatoletta di sgombro inviata alla suore di Concordia Sagittaria l’11 marzo del 2002.

Verifiche anche su due ordigni non deflagrati: la lattina di Coca Cola trovata a Zoppola (Pordenone) il 28 ottobre del 2007 e un altro congegno individuato sotto la sella della bici a Portogruaro il 9 luglio del 2005. Oltre all’estrazione del Dna si sta procedendo alla comparazione con quello di undici indagati e ci sarebbero venti persone, non iscritte nel registro degli indagati, che si sono dette disponibili a collaborare alle indagini. L’inchiesta su Unabomber è stata riaperta di recente in seguito a quanto rilevato da un giornalista e due delle vittime che hanno chiesto e ottenuto di riesaminare alcuni reperti, dai quali avrebbero rilevato tracce interessanti, tanto da far, appunto, riaprire il corposo fascicolo. Due mesi fa anche la proroga chiesta dai periti Giampietro Lago ed Elena Pilli, quest’ultima già consulente nel caso Yara Gambirasio, e con competenze specifiche proprio nell’estrazione del Dna mitocondriale. L’esito delle perizie sarà depositato in tempo utile per l’udienza del prossimo ottobre.

Dal canto suo, il Procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo, non si scompone e si limita a dire che non c’è nulla di urgente e “nulla di nuovo al momento”. Chi invece è arrabbiato da quanto emerso è Maurizio Paniz, l’avvocato di Elvo Zornitta, l’ingegnere di Corva di Azzano Decimo (Pordenone) indagato per anni nella vicenda Unabomber, poi scagionato. “E’ inconcepibile che escano notizie e la difesa non ne sappia niente” dice esprimendo “significativi dubbi sulla conservazione dei reperti perché in questi anni le manipolazioni possono essere state molteplici e quindi non credo sia stata garantita la conservazione” integra dei reperti stessi. E infine: “Era già stato ripetutamente estratto un Dna di Unabomber, quindi non so quale ulteriore approfondimento sia stato fatto, quali nuovi accertamenti”, archivia lapidariamente il caso.

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