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Il vigile che timbrava il cartellino in mutande: dopo 4 anni di tortura mediatica il comune mi deve riassumere

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Ve lo ricordare il vigile che attraversava la strada e in mutande timbrava il cartellino al comune di Imperia? Ve le ricordate le accuse delle Fiamme Gialle, il vigile mandava la figlia a timbrare il cartellino? È stato assolto. Non ha commesso alcun reato.Quando è stato ripreso in mutande dalle telecamere della Gdf, ha spiegato il suo difensore, era perché aveva già aperto il mercato e si era dimenticato di timbrare. E allora per fare presto era uscito in slip perché la timbratrice era a due passi dall’alloggio comunale all’interno del mercato. Alloggio concesso  per il servizio di controllo: doveva aprire il mercato alle 5.30 ed entrare in servizio alle 6, dopo aver timbrato in abiti civili. Il tempo di indossare la divisa rientra nel tempo di lavoro. In particolare, in quattro occasioni Muraglia è salito in casa, dopo aver aperto il mercato, dimenticandosi di timbrare il cartellino. Per questo motivo, è sceso alla timbratrice in mutande o ha mandato la figlia a timbrare. L’ex vigile oggi fa l’artigiano. Ovviamente a suo tempo ha impugnato il licenziamento e ora con l’assoluzione in tasca attende gli esiti della causa di lavoro seguita dal suo avvocato, Alessandro Moroni.

“Sono stati 4 anni di tortura mediatica, di fronte alla quale si può reagire in due modi: abbattendosi e sprofondando o reagendo con serenità e ironia. Ho scelto la seconda, lo dovevo alla mia famiglia, ai miei figli. Non potevo farmi vedere distrutto”. Così Alberto Muraglia, l’ex vigile urbano divenuto simbolo dell’inchiesta sui furbetti del cartellino al Comune di Sanremo commenta la sua assoluzione con alcuni quotidiani. “Ho sempre creduto di essere nel giusto e di non aver fatto nulla di male. Una cosa mi ha disturbato su tutte, quasi nessuno ha mai avuto l’onestà mentale di far la domanda giusta: quelle timbrature erano fatte prima o dopo l’orario di servizio? Rispondo io: tutte prima, non ho mai rubato nulla”, dice Muraglia che dopo il licenziamento si è messo a fare l’aggiustatutto. “Questa bottega mi ha salvato la vita. Oggi ho tantissimi clienti, lavoro per 200 condomini. Capisco l’impatto determinato dall’inchiesta e dalla foto: ma la gente di Sanremo mi conosceva, mi ha sempre stimato, mi è stata vicina. Sin dall’inizio sapeva qual era la verità. E in città sono sempre andato a testa alta”. Il prossimo obiettivo è tornare a lavorare in Comune. “Il ricorso l’ho già fatto. Ho portato 40 testimoni, ne hanno già ascoltati 22 e la prossima udienza sarà ad aprile. Io sono stato messo alla porta sulla scorta delle sole accuse. Ora che c’è una sentenza di assoluzione, credo valga qualcosa”. “Vorrei che dopo tanto tempo sulla mia vita calasse il silenzio, che tornasse la normalità”, conclude Muraglia.

Alberto Muraglia, però, non è l’unico assolto dal gup Paolo Luppi “perché il fatto non sussiste”. Ci sono altri nove imputati assolti al rito abbreviato del processo per l’assenteismo nel comune ligure che il 22 ottobre 2015 aveva portato a 43 misure cautelari, 35 arresti domiciliari e 8 obblighi di firma. L’amministrazione comunale aveva poi licenziato in tronco 32 degli indagati, tra cui lo stesso vigile urbano. Di tutti fli imputati 16 sono stati rinviati a giudizio e faranno un processo, ma tra gli assolti c’è Roberta Peluffo, funzionario amministrativo del servizio appalti, Luigi Angeloni istruttore tecnico, Maurizio Di Fazio archivista, Sergio Morabito impiegato dell’anagrafe, Loretta Marchi responsabile del museo civico, Patrizia Lanzoni coordinatrice degli asili nido,  Rosella Fazio ai servizi sociali, Paolo Righetto operaio e Luisa Mele componente di staff dell’allora sindaco.

Concessi anche i patteggiamenti ad altri sedici imputati, sul quale il giudice del tribunale di Imperia si è pronunciato. Sono: Antonietta Patrizia Bergonzoni, istruttore amministrativo anagrafe, Giancarlo Crobeddu, operaio, Antonella Medici, funzionario stato civile, Roberta De Amicis, funzionario servizio tributi, Vincenzo Paternò, operaio, Bruno Spadì, addetto videoterminali anagrafe, Elena Quadrio, coordinatore amministrativo anagrafe, Riccardo Grasso, geometra, Antonio Carota, servizio demografico, Alessio Vellani, funzionario arredo urbano, Claudio Castagna, messo notificatore, Daniela Spizzo istruttore amministrativo, Maurizio Bolla, ausiliario servizio notifiche, Roberto Tedeschi, responsabile anagrafe, Enzo Moretto, istruttore amministrativo servizio elettorale, Mauro Gianforte, messo notificatore.

Altri sedici comunali, che non avevano chiesto procedimenti altenativi, hanno avuto il rinvio a giudizio. Si tratta di Giuseppe Terracciano, responsabile della manutenzione fabbricati, Roberto Pangallo, geometra, Alessandra Seggi, architetto. Rita Torre, servizi sociali, Fiorella Cavalca, servizio notifiche, Marco Checchi, ex operaio protezione civile, Tatiana Garibbo, anagrafe, Antonella Rossi, capo tecnico manutenzione fabbricati, Giuliano Servetti, addetto videoterminale, Mario Adami, operaio, Mirco Norberti, responsabile servizio notificatori, Antonio Rao, addetto terminalista, Francesco Astolfi, istruttore amministrativo anagrafe, Mimo Franza, economato, Agatino Longhitano, istruttore amministrativo manutenzione fabbricati, Miriam Marangoni, istruttore amministrativo servizio tributi.

 

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Ferito da un colpo di pistola, 14enne in ospedale all’Aquila

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Un ragazzo di 14 anni è finito in ospedale, all’Aquila, dopo essere stato raggiunto da un colpo di pistola. Il giovane ha una ferita da arma da fuoco alla gamba ed è stato sottoposto ad un intervento chirurgico; le sue condizioni non destano preoccupazione. Poco chiara al momento la dinamica dei fatti, che sono avvenuti attorno alle 18 in località Cese di Preturo. Il ragazzo, ricostruiscono i media locali, avrebbe raccontato che, mentre era con degli amici, da un’automobile, sembra un’Audi nera, che li ha affiancati, sarebbe partito un colpo di pistola. E’ stato lo stesso 14enne, una volta tornato a casa, a raccontare quanto accaduto alla madre, che poi lo ha accompagnato in ospedale. Sull’episodio e sulla versione fornita dal ragazzo sono in corso indagini da parte della polizia.

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Blackout ferma anche il tennis a Madrid ma Arnaldi passa

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Anche il torneo di tennis di Madrid si è dovuto arrendere al black out che ha colpito poco dopo le 12.30 di oggi ma l’intera penisola iberica e parte del Sud della Francia. Dopo sole tre partite giocate, il programma è stato sospeso in attesa di un ritorno dell’energia elettrica, lasciando giocatori e pubblico in un limbo fatto di attesa e incertezza, un po’ come in una stazione o in un aeroporto per uno sciopero improvviso. Intorno alle 16.30, gli organizzatori hanno infine deciso di cancellare tutti gli incontri ancora da disputare, nel pomeriggio e in serata, per motivi tecnici e di sicurezza, scombinando i programmi di tante stelle della racchetta già stressate, anche se lautamente ricompensate, dai ritmi infernali del circuito.

Una delle poche eccezioni ha riguardato Matteo Arnaldi. L’azzurro stava portando a casa il secondo set contro il bosniaco Damir Dzumhur quando si sono spenti i tabelloni e tutte le apparecchiature a servizio del match. I due giocatori sono rimasti interdetti e la partita è stata sospesa ma quello che sembrava un inconveniente localizzato alla Caja Magica, sede del torneo, si è rivelato un problema di ben altra dimensione. L’azzurro ha però potuto in qualche modo finire opera, battendo il rivale per 6-3, 6-4 per accedere agli ottavi di finale, ma della sua vittoria non resterà traccia se non nella memoria dei due protagonisti e dello scarso pubblico presente, perchè tutto era andato in tilt. Nel primo set, Arnaldi e Dzumhur hanno faticato mezz’ora per completare i primi sei game, poi l’italiano ha fatto il break per chiudere 6-4.

Nel secondo, Arnaldi non si è fatto distrarre dall’interruzione, guadagnando la sua prima volta agli ottavo in un Masters 1000 e anche qualche ora di riposo in più rispetto al prossimo avversario, che sarà uno tra lo statunitense Tiafoe e il francese Muller. Non è andata altrettanto bene al bulgaro Grigor Dimitrov, che stava avendo la meglio sul britannico Jacob Fearnley: lo stop energetico ha lasciato una telecamera pericolosamente sospesa sul centro del campo, obbligando a sospendere definitivamente l’incontro. Dopo qualche ora di attesa, i giocatori che dovevano scendere in campo hanno avuto la notifica della cancellazione del programma e tra loro ci sono Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti, che domani, si presume, dovranno affrontare rispettivamente il britannico Jack Draper e il greco Stefanos Tsitsipas. Nel torneo Wta 1000 hanno potuto completare la partita la statunitense Coco Gauff, che ha battuto la svizzera Belinda Bencic, e la sua prossima avversaria, la russa Mirra Andreeva, che ha eliminato l’ucraina Yuliia Starodubtseva. Tutto rinviato invece per la n.1 e la n.2 al mondo, la bielorussa Aryna Sabalenka e la polacca Iga Swiatek, che è la campionessa uscente. (ANSA). 2025-04-28T18:10:00+02:00 RI ANSA per CAMERA04 NS055 NS055

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Prete indagato a Bari, su auto tracce di sangue: è indagato per omicidio stradale e omissione di soccorso

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Le tracce presenti sull’auto di don Nicola D’Onghia, il 54enne sacerdote indagato a Bari per omicidio stradale e omissione di soccorso nel caso della morte della 32enne Fabiana Chiarappa, erano di sangue. Lo dimostrano i primi risultati degli accertamenti svolti sulla Fiat Bravo del prete nei giorni successivi all’incidente. Ora, per gli inquirenti, resta intanto da capire se quel sangue sia quello della 32enne, rugbista e soccorritrice del 118, ma soprattutto se il possibile impatto tra la auto del sacerdote e Chiarappa abbia causato la morte della giovane o se questa, invece, sia avvenuta prima.

Secondo quanto ricostruito finora, la sera del 2 aprile Chiarappa era in sella alla sua moto Suzuki sulla provinciale 172 che collega i comuni di Turi e Putignano quando, per cause ancora da chiarire, avrebbe perso il controllo del mezzo e sarebbe finita fuori strada, colpendo anche un muretto a secco. Compito della pm Ileana Ramundo, che coordina le indagini dei carabinieri, è ora quello di capire – anche grazie ai risultati dell’autopsia, il cui deposito è previsto tra oltre un mese – cosa effettivamente abbia causato la morte della 32enne, se lo schianto contro il muretto o il successivo impatto con l’auto.

Il parroco, agli inquirenti, ha raccontato come quella sera, mentre percorreva quella strada, ha avvertito un rumore provenire dal pianale della propria auto (“come se avessi colpito una pietra”) ma di non essersi accorto né della moto né della ragazza, anche a causa del buio. Poco dopo aver sentito il rumore, intorno alle 20.30, si è quindi fermato in una stazione di servizio per controllare eventuali danni all’auto, prima di rimettersi in macchina e tornare verso casa. Il parroco ha detto di aver appreso dell’incidente dalla stampa il giorno dopo e per questo, dopo aver consultato i propri legali (è assistito dagli avvocati Vita Mansueto e Federico Straziota), ha deciso di raccontare il tutto ai carabinieri.

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