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Cronache

Salvini indagato per abuso di voli Stato si difende: “Tutto in regola, non ero in vacanza”

Matteo Salvini è indagato per abuso d’ufficio dalla procura di Roma per 35 voli effettuati quando era ministro dell’Interno con aerei ed elicotteri della Polizia e dei Vigili del Fuoco e gli atti sono gia’ stati inviati dai pm al tribunale dei ministri di Roma per chiedere di poter svolgere i necessari approfondimenti

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Matteo Salvini è indagato per abuso d’ufficio dalla procura di Roma per 35 voli effettuati quando era ministro dell’Interno con aerei ed elicotteri della Polizia e dei Vigili del Fuoco e gli atti sono gia’ stati inviati dai pm al tribunale dei ministri di Roma per chiedere di poter svolgere i necessari approfondimenti. “Tutti i miei voli – ribatte Salvini – erano per motivi di Stato, da ministro del’Interno, per inaugurare caserme. Mai fatto voli di Stato per andare in vacanza, quello lo fanno altri”. L’indagine dei pm di Roma nasce dalla trasmissione del fascicolo in procura, “per quanto di sua eventuale competenza”, da parte della Corte dei Conti che, lo scorso 11 settembre, ha archiviato il procedimento a carico dell’ex ministro dell’Interno sostenendo che l’uso degli aerei era si’ “illegittimo” – in quanto i mezzi della Polizia e dei Vigili del Fuoco sono riservati allo svolgimento di compiti istituzionali o di addestramento e non per i voli di Stato – ma in quell’utilizzo non si poteva riscontrare un danno erariale poiche’ “i costi sostenuti per tale finalita’ non appaiono essere palesemente superiori a quelli che l’Amministrazione dell’interno avrebbe sostenuto per il legittimo utilizzo di voli di linea da parte del ministro”. Il fascicolo dei giudici contabili fu aperto dopo un’inchiesta di ‘Repubblica’ nella quale si mettevano in relazione i voli di Salvini per partecipare ad una serie di appuntamenti istituzionali in giro per l’Italia con comizi e altre manifestazioni di partito che il leader del leader della Lega tenne sempre negli stessi giorni e nelle stesse zone dove erano previsti gli impegni da ministro. Quando a maggio usci’ la notizia dell’indagine, Salvini smenti’ tutto, facendo diffondere dal Viminale l’elenco dei voli effettuati dall’insediamento del governo gialloverde, il 1 giugno 2018, al 16 maggio 2019: 24 voli di Stato – 22 dei quali con i velivoli dell’Aereonautica del 31/esimo stormo e 2 con un C27j sempre della forza armata per andare e tornare da Tripoli – e 19 in qualita’ di ministro, con il P180 della Polizia. Non disse nulla, invece, sui 14 voli in elicottero, sempre della Polizia, ne’ sul viaggio a bordo del P180 dei vigili del Fuoco. Che sono una parte di quelli su cui la procura ha chiesto di poter fare accertamenti. Dal canto suo, il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha sempre definito “legittimo” l’uso degli aerei da parte del ministro, ribadendo la “correttezza dei comportamenti tenuti”. Al titolare del Viminale, sottolineo’ la Polizia, “per disposizione normativa, e’ attribuito il primo livello di protezione che da’ diritto all’utilizzo di aerei di Stato al pari di tutti i soggetti sottoposti al medesimo livello di sicurezza”. Ed inoltre “i costi di un’ora di volo sono di 1.415 euro complessivi di cui 315 euro sono i costi per il carburante e 1100 euro per la manutenzione e che parte di queste ore fanno riferimento a pacchetti esercitativi per i quali l’aereo, al di la’ dell’utilizzo specifico, comunque deve necessariamente essere movimentato”.

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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