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Bimbi prematuri, a 3 anni il 25% ancora non è capace di comporre frasi compiute

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Ogni anno oltre 32 mila bambini in Italia, circa 1 su 8, nascono prematuri. Bimbi che nasono prima della 37° settimana. Non è una question neutra, dal punto di vista sanitario. La nascita prematura ha infatti pesanti implicazioni quali il rischio elevato di decesso, pari al 50% in epoca neonatale e al 40% in età infantile per complicazioni successive, e deficit nello sviluppo fin dai primi giorni di vita con disabilità oro-alimentari che rendono difficile il passaggio da una nutrizione con sondino naso-gastrico (enterale) a una alimentazione naturale (allattamento) o artificiale (biberon) e un successivo ritardo nella crescita. Ritardo che riguarda la corretta acquisizione del linguaggio e delle funzioni associate, quali comprensione, apprendimento, emissione di suoni, formulazione di frasi di senso compiuto. Eventi invece prevenibili o gestibili ben prima che si trasformino in vera e propria disabilità con un approccio logopedico tempestivo. Tuttavia ad oggi il logopedista, figura chiave nell’identificazione e riabilitazione di problematiche delle funzioni orali e alimentari, uditive ma anche della comprensione e produzione del linguaggio, non è stabilmente incluso (lo è in meno del 20% dei casi) nel team multidisciplinare dedicato al recupero di disabilità nel bambino prematuro sia in fase neonatale sia in regime di continuità assistenziale di follow-up, durante la crescita.

Accade così che il possibile ‘disturbo di linguaggio’ arrivi all’osservazione del logopedista in ritardo. Di conseguenza, un approccio terapeutico iniziato intorno ai i 3-4 anni di età del bambino quando il problema di linguaggio è già stabile e conclamato, risulta di più difficile risoluzione e/o efficacia. Tanto che oggi il 25% dei bambini di 3 anni circa nati prematuri è incapace di comporre frasi di senso compiuto e comprensibili a causa di una povertà di vocaboli, limitati a una cinquantina di parole ben al di sotto della media per l’età, con punte del 33% in piccoli di 3 anni e mezzo da cui ripercussioni sensibili sull’apprendimento, lo sviluppo cognitivo e il rendimento scolastico fino dalla scuola dell’infanzia e primaria. Per questo, proprio in occasione dell’aggiornamento da parte dell’Istituto Superiore di Sanità delle Linee Guida sulla continuità assistenziale di follow-up (risalenti al 2015) che prevedono il monitoraggio delle capacità cognitive e di comunicazione del bambino a 0 mesi, 3-4 mesi, 12 mesi, 18 e 24 mesi, e in concomitanza della Giornata Mondiale del Prematuro (17 Novembre), i logopedisti chiedono il riconoscimento del loro contributo nel recupero delle funzioni orali dei bambini nati pretermine sia nel primo periodo di vita e durante la crescita, ovvero che la loro figura venga ‘stabilmente’ introdotta nell’équipe multidisciplinare neonatale e nel percorso di assistenza dei prematuri, garantendo loro un normale e armonico sviluppo, pari a quello dei coetanei nati a termine.

“Le nascite pretermine non sono da sottovalutare – dichiara Tiziana Rossetto, professoressa di logopedia e presidente della Federazione Logopedisti Italiani (fli.it) – sia per i rischi clinici che possono presentare, come l’elevata mortalità, sia per le implicazioni associate a medio e lungo termine. Prime fra tutte le disabilità neurosensoriali, motorie, alimentari, respiratorie che inficiano il corretto sviluppo delle normali funzionalità del bambino con un rilevante impatto sulla qualità della vita. Ma non solo, vi è evidenza che i bambini prematuri abbiano anche un ritardo nell’evoluzione delle facoltà cognitive e comunicativo-linguistiche. Il dato principale, confermato poi da studi successivi, è stato confermato già nel 2009 da una ricerca pubblicata su Pediatrics, ancora attualissima, su oltre 4.100 bambini prematuri nei quali si evidenziano maggiori difficoltà cognitive e riduzione delle performance rispetto a bambini nati a termine. Ad esempio nelle interazioni di gioco con i genitori mostrano difficoltà a mantenere a lungo l’attenzione, nella comunicazione sviluppano più lentamente l’uso dei gesti, la comprensione e la produzione delle parole, tanto del lessico quanto della costruzione grammaticale delle frasi. Sintomi che fin dalla prima infanzia annunciano potenziali difficoltà nello sviluppo successivo del linguaggio e delle sue implicazioni che permangono e si aggravano nel passaggio dall’età prescolare a quella scolare, con una ricaduta di grado variabile sul rendimento scolastico. Difficoltà maggiormente evidenti dal secondo anno di scuola primaria quando aumentano le richieste di velocizzazione della lettura, maggiore accuratezza nella scrittura, nelle abilità numeriche e calcolo”.

“Si tratta di un complesso di difficoltà – aggiunge Sara Panizzolo, logopedista presso la UOC Neonatologia e Terapia Intensiva, AOU dei Colli, Ospedale Monaldi, Napoli – che incidono sulla qualità di vita del bambino e della famiglia, ma che possono essere contenute con un intervento logopedico mirato. Tanto più efficace quanto più sarà tempestivo, inserito in un progetto terapeutico multidisciplinare, che preveda anche il contribuito di altre figure della riabilitazione quali il fisioterapista, lo psicomotricista e l’optometrista. Fondamentale, oltre all’identificazione delle differenti disabilità da parte di medici specialisti, è l’aiuto dei genitori, prime sentinelle nell’osservare un disagio in atto, legato ad esempio alla difficoltà di alimentarsi alla scarsa attenzione verso cose e persone, alla mancata partecipazione sociale con gesti e discorsini fatti ‘a modo suo’, proporzionati all’età. Tutti potenziali indicatori che dovrebbero invitare mamma e papà a richiedere una consulenza specializzata, in particolare del logopedista, per una diagnosi e trattamento tempestivi tali da ridare qualità e normalità alla vita dei bambini”.

“Nel bambino prematuro – conclude la prof. Rossetto – ci sono ‘gesti d’amore’ quotidiani che possono favorire oltre al legame empatico tra mamma-papà e bambino anche l’evoluzione cognitiva e comunicativa. È sufficiente che i genitori parlino con i piccoli guardandoli negli occhi e proponendo loro vari suoni vocalici, comprese canzoncine e ninnane. Inoltre, è importante che accompagnino la comunicazione con espressioni del volto e modulazioni della voce e che, durante i momenti di gioco, attirino l’attenzione del bambino con giocattoli colorati, sonori e luminosi adatti all’età, gratificandolo ogni qual volta dà risposte comunicative anche se non del tutto corrette”.

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Superbonus, detrazione in 10 anni e controlli ai Comuni

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Estendere la detrazione del Superbonus da 4 a 10, o anche 15 anni. Coinvolgere i Comuni nei controlli ai cantieri, con in cambio un ‘premio’ pari al 50% dei maggiori incassi. Poter usare il credito della detrazione per pagare le tasse. Ed estendere le deroghe allo stop della cessione e dello sconto in fattura anche ad altre aree colpite da eventi sismici, o alluvionali. Sono alcune delle principali richieste con cui è partito l’assalto dei partiti al decreto Superbonus. Ma dopo gli allarmi piovuti da più parti sull’impatto sul debito della spesa ormai abnorme per il maxi incentivo e sui rischi di un nuovo allentamento, si restringono gli spazi per eventuali modifiche. Su una cosa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è già detto favorevole: l’ipotesi di spalmare le detrazioni sul Superbonus su 10 anni, anziché i 4 attuali.

E proprio in questa direzione vanno diversi emendamenti, anche bipartisan, presentati alla commissione Finanze del Senato, in cui figura anche l’ipotesi di allungare i tempi a 10 o anche a 15 anni. In particolare, alcune proposte avanzate da Fi, Lega, Iv e M5s, riguardano le detrazioni, prevedendo, per le spese sostenute nel 2023, la possibilità di ripartirle in “dieci quote annuali di pari importo”. Opzione possibile attraverso la dichiarazione dei redditi di quest’anno. L’altra strada proroga uno strumento già previsto per le spese del 2022 nel dl Aiuti quater, che agiva sul fronte dei crediti di imposta: gli emendamenti prevedono la possibilità di usarlo anche per i crediti comunicati entro il “4 aprile 2024”, spalmandone così l’utilizzo su dieci anni, anziché sui quattro ordinari. Se la prima strada consentirebbe un ampliamento della platea dei beneficiari, la seconda avrebbe invece un impatto positivo sul debito.

Che, secondo i calcoli dell’Ufficio parlamentare di bilancio, resterebbe abbondantemente sotto quota 140%. Riguarda le detrazioni anche la proposta, in due emendamenti uguali di Fi e Iv, di poter trasformare l’importo della detrazione per gli interventi con i bonus edilizi in credito d’imposta: questo permetterebbe al contribuente di usare il credito per pagare non solo l’Irpef ma anche l’Iva, le ritenute, l’Imu, la cedolare secca; salvando così l’ammontare eccedente i limiti dell’imposta (Irpef o Ires) con cui la detrazione è oggi ammessa in dichiarazione. Ma le richieste dei partiti si concentrano anche sull’estensione delle deroghe allo stop della cessione e dello sconto in fattura, che il decreto limita alle zone colpite dal sisma del 6 aprile 2009 e 24 agosto 2016 in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Una proposta bipartisan chiede di estendere (ma con un tetto alla deroga di 100 milioni per il 2024) la deroga anche alle aree – per cui sia stato dichiarato lo stato d’emergenza – colpite dagli eventi sismici verificatisi dal primo aprile 2009 e dagli alluvioni del 2022 nelle Marche.

Ma le richieste di deroga sono molte e interessano diversi territori colpiti da eventi sismici o alluvionali, dall’Emilia Romagna a Ischia, dal Molise a Calabria e Basilicata, dai Campi Flegrei all’area etnea. E’ firmata dalla Lega, ma nasce da un’idea della commissione, infine, la proposta di coinvolgere i Comuni nei controlli ai cantieri del Superbonus. L’emendamento, del presidente della Finanze Massimo Garavaglia, ha l’obiettivo di “potenziare” il contrasto alle frodi e prevede per i Comuni un incentivo pari al 50% delle somme e sanzioni eventualmente incassate. In attesa della scrematura dei 355 emendamenti depositati in commissione, l’esame riprenderà martedì 30 aprile: si partirà dall’emendamento del governo che proroga di 2 mesi (dal 30 aprile al 30 giugno) il termine per i Comuni per approvare i piani finanziari e le tariffe relativi alla Tari. Insieme al subemendamento del Pd che – spiega la senatrice Cristina Tajani, che lo firma – punta a “far salve le delibere già adottate tra maggio 2024 e la data di entrata in vigore del decreto”.

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Esteri

Re Carlo migliora e riprende gli impegni pubblici

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Re Carlo III sta meglio e si prepara a riprendere la prossima settimana le attività pubbliche di rappresentanza della monarchia britannica che aveva dovuto suo malgrado interrompere per sottoporsi alle terapie per un non precisato cancro, annunciato ufficialmente lo scorso 5 febbraio. Si tratta di un ritorno per ora limitato, “per ridurre al minimo i rischi per la ripresa” del sovrano, come ha precisato in un comunicato Buckingham Palace, ma arriva dopo che i medici di corte si sono detti “molto incoraggiati” dai progressi delle cure, destinate ad andare avanti. Le notizie rassicuranti per il Regno Unito sono state accompagnate da una nuova foto ufficiale raffigurante Carlo, 75 anni, con la regina Camilla, diffusa proprio per segnare questo importante momento, in cui la coppia a braccetto appare unita e sorridente.

L’agenda del sovrano è così già tornata, anche se con tutte le cautele del caso, a prevedere i cosiddetti ‘public engagements’, gli appuntamenti ufficiali in cui il sovrano appare in pubblico e incontra i sudditi; e per mostrare solidarietà e vicinanza a quanti si stanno curando per un tumore è stato scelto come primo impegno la visita a un centro oncologico, dove Carlo incontrerà medici e pazienti. Il Palazzo ha annunciato inoltre che il re e la regina riceveranno a giugno l’imperatore giapponese e l’imperatrice consorte: un evento eccezionale, considerando che si tratta della prima visita nel Regno di un capo di Stato nipponico dal 1998. Secondo la Bbc, Carlo, che mal sopportava il limite imposto alla sua attività come aveva rivelato la stessa Camilla, si sente “fortemente incoraggiato” dalla prospettiva di un graduale ritorno alla normalità.

Se da un lato non mancano quindi i segnali di cauto ottimismo per la salute del sovrano, dall’altro “è troppo presto per dire” quanto tempo durerà ancora il suo trattamento, come ha precisato Buckingham Palace. L’annuncio sulla salute di Carlo è stato comunque accolto con gioia dal premier Rishi Sunak, che ha scritto sul suo profilo di X: “Splendida notizia per concludere la settimana”.

E arriva dopo una serie di altri segnali positivi nelle ultime settimane in cui il re aveva iniziato a farsi vedere in pubblico, come in occasione della messa di Pasqua a Windsor, a differenza della principessa Kate, alle prese anche lei con un tumore e sottoposta a chemioterapia, come ha annunciato lei stessa lo scorso mese in un video toccante. Il sovrano era stato d’altra parte già autorizzato a partecipare ad impegni ufficiali all’interno di Palazzo con più persone, dopo che in precedenza questi erano limitati a pochi presenti, come il primo ministro Sunak nei consueti incontri settimanali, oltre a ricevere un sostanziale via libera ad una visita ufficiale di due settimane in Australia a ottobre con la regina Camilla.

In tutt’altro senso va invece la rivelazione sensazionalistica del giornale online americano Daily Beast, secondo cui in base a fonti non precisate sarebbero stati aggiornati i piani per la Operation Menai Bridge, il nome in codice per organizzare il funerale di Carlo, ipotizzando un peggioramento del sovrano. Palazzo non ha risposto a queste voci, preferendo annunciare direttamente il ritorno di Carlo all’attività pubblica.

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Esteri

Putin firma, Gazprom gestirà le filiali della Ariston

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Con una decisione inattesa, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto per il trasferimento temporaneo delle filiali russe dell’italiana Ariston e della tedesca Bosch alla russa Gazprom Domestic Systems, la società del gruppo statale Gazprom produttrice di elettrodomestici. Il decreto, postato sul portale ufficiale per le informazioni legali, riguarda la Ariston Thermo Rus LLC, controllata da Ariston Holding, e la BSH Household Appliances LLC, controllata da BSH Hausgerate GmbH. Non sono noti i motivi della decisione. Tuttavia, dall’inizio della guerra in Ucraina, la Russia ha posto sotto “gestione temporanea” i beni di una manciata di aziende occidentali, giustificando queste mosse come ritorsioni per le azioni di altri Paesi contro imprese russe, colpite da sanzioni.

Lo scorso anno Putin aveva firmato un altro decreto per il trasferimento temporaneo della gestione delle filiali russe di Danone e di Carlsberg all’ agenzia federale per la gestione delle proprietà, Rosimushchestvo. Il provvedimento era stato adottato dopo che la società francese e quella danese avevano annunciato l’intenzione di uscire dal mercato russo. Il 98,56% delle azioni del birrificio russo Baltika, appartenente a Carlsberg, e decine di migliaia di azioni appartenenti a Danone erano state poste sotto il controllo dell’Agenzia. Nel caso di Ariston e Bosch, invece, la gestione viene trasferita, sempre “temporaneamente”, ad un altro gruppo industriale, sebbene controllato dal governo. Sulla vicenda è intervenuto in serata il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Dopo l’inattesa decisione Governo Russo sulla gestione di Ariston Thermo Group – ha scritto su X – ho subito attivato la nostra Ambasciata in Russia e parlato con i vertici dell’azienda italiana. Il Governo italiano e’ al fianco delle imprese, pronto a tutelarle in tutti i mercati internazionali”

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