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Femmine, femminismo e Floriana Messina del Grande Fratello

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Fosse per me la cosa passerebbe sotto silenzio. Me ne sarei fottuto delle foto e delle espressioni in cui si magnificavano le doti non esattamente intellettuali di una bella ragazza in carne che cerca di promozionarsi stimolando la pancia piuttosto che l’intelletto degli italiani. In fondo è questo lo sport nazionale. Poi però qualche collega femmina si è incazzata e mi ha detto che siamo da un anno sul “mercato” con Juorno, siamo sempre stati “diversi” e questa scempiaggine non ce la possiamo far passare così, sotto il naso, in cavalleria, nell’epoca del #metoo e del femminismo 4.0.

Niente a che vedere con “la fica è mia e me la gestisco io”. Della ragazza che vi mostriamo in foto non si intravvede  la rabbia delle femmine, non sembra uno sguardo ironico, luminoso, fiero delle nuove sfide del femminismo. No, a noi le foto e il comunicato stampa di una tal Floriana Messina che ci fa sapere che ci sarebbe “un grande fermento per la partita di esordio del Napoliin Champions” e che ci sarebbero alcuni calciatori del Liverpool che oltre a “tentare di segnare un goal al San Paolo, hanno tentato di fare breccia nel cuore di una delle tifose più procaci del Napoli e tra le più seguite dalla tifoseria napoletana” ci riempie di tristezza. Questa signorina Floriana Messina, molto carina e sicuramente procace (lo dice anche lei) ci mette tristezza non per la sua avvenenza o bellezza ma per gli argomenti che spende per fare del suo corpo un oggetto di marketing.  E ci farebbe piacere capire perchè dovrebbe essere interessante sapere che lei ha ricevuto numerosi apprezzamenti da alcuni degli uomini di Jurgen Klopp. “Sono felice e lusingata per i  numerosi messaggi di apprezzamento e i commenti (?) che mi hanno fatto tramite Instagram, quello di Xherdan Shaqiri tra tutti l’ho trovato molto simpatico… Non è l’unico calciatore delle squadre inglesi ad aver apprezzato le mie foto: mi hanno scritto anche giocatori del Manchester City e del Manchester United. Forse vorrebbero farmi cambiare fede calcistica, ma il mio cuore batte solo per il Napoli!”. Insomma chi è tifoso del Napoli può stare tranquillo. La signorina Floriana Messina non tradirà mai la sua fede calcistica, nonostante intere schiere di calciatori inglesi facciano a gara per farle cambiare idea. Oddio, forse la parola idea l’ho usata ad capocchia, ma lasciatecela passare.

La signorina Messina delle donne che ridono. Delle giovani e vecchie, anche molto vecchie, filiformi, grasse, borghesi, con pancetta, con smagliature, casalinghe in vestaglia, disperate,  goffe, lunatiche, distanti dai canoni estetici che lei offre pare che ne sappia poco o nulla già che sul mercato espone le sue parti migliori. E che parti.

Ah, dimenticavamo quasi. Se per caso qualcuno volesse sapere chi è Floriana Messina, a leggere il comunicato stampa, scrivono che attualmente è “modella, influencer ed opinionista – ha partecipato al GF12. Ha poi preso parte a diverse  trasmissioni televisive in qualità di co-conduttrice, ed oggi è spesso presente in qualità di opinionista nelle trasmissioni di Barbara D’Urso”. Il che traccia quello che può essere il suo profilo intellettuale. Poi però, l’ufficio stampa che cura la signorina Messina, ci spiega anche che “il suo aspetto procace e la sua verve comunicativa l’hanno fatta guadagnare un buon seguito sui social, dato che l’ha elevata anche al ruolo di influencer”. E questo serve a far capire che ha anche una spiccata, innata capacità di incidere nella società italiana e di influenzarne usi, costumi e tradizioni usando semplicemente i suoi profili social. Certo, nonostante la sua posizione sociale, il suo ruolo fondamentale nella società, la signorina Messina, ci fa sapere che le piacerebbe tanto che l’apprezzamento delle migliaia di tifosi ricevuto diuturnamente tramite il profilo Instagram, le fa coltivare un sogno. Un sogno che, a leggerla, lei coltiva da tempo. Vuole essere eletta  nuova madrina del Napoli.

Non sapevamo che la squadra di calcio del Napoli avesse una sua madrina, ma certo a guardarla nelle foto la signorina Messina sarebbe una mamma perfetta di molti calciatori del Napoli, in buona parte dei grandissimi figli di ‘ndrocchia. Lei, la signorina Messina, ovviamente è per il merito, e ritiene che quel titolo (che non esiste se non nella sua mente) di madrina le spetta perché “da quando ha postato alcuni scatti del suo ultimo shooting dedicato alla sua squadra del cuore i suoi follower hanno di gran lunga superato le 300.000 unità e le foto hanno ricevuto migliaia di apprezzamenti, sia da parte dei tifosi sia da parte degli stessi calciatori” è scritto sempre in un comunicato stampa che promoziona l’immagine della signorina Messina. E lei? Lei che cosa dice?  “Accetterei di buon grado di essere la madrina del Napoli – dichiara Floriana -, per dare un apporto morale alla tifoseria, ai giocatori, e a tutti i componenti dello staff, che tanto stanno facendo negli ultimi anni per guadagnarsi la Champions e, magari, vincere il campionato. La domenica vado spesso allo stadio, mi piace commentare con i miei amici napoletani l’andamento della partita e ovviamente condividere con loro il tifo”.  Eh, avete capito? Con le sue foto la signorina Messina vuole dare un apporto morale alla causa del calcio Napoli, vuole contribuire alla moralizzazione del calcio italiano partendo da Napoli. Meraviglioso. Messina ci ha fatto venire in mente quella magnifica espressione femminista pronunciata da una donna meravigliosa che disegnando un triangolo con le mani, urlo ai maschi senza materia grigia stimolati ancora oggi anche da donne più o meno con la stessa quantità di intelligenza… “è mia e me la gestisco io”. La signorina Messina, invece, se la fa gestire dall’ufficio comunicazione. #Metoo?

 

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Covid, l’identikit genetico influenza la risposta al vaccino

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La risposta alla vaccinazione contro Covid-19 è influenzata da caratteristiche genetiche individuali, in particolare da alcuni geni associati al complesso maggiore di istocompatibilità, il sistema attraverso cui l’organismo distingue le componenti proprie da quelle estranee. È quanto è emerso dallo studio coordinato dall’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Segrate (Cnr-Itb) pubblicato sulla rivista Communications Medicine.

“Come per la maggior parte dei farmaci, così anche per i vaccini ogni individuo può rispondere in maniera più o meno efficace e questo è dovuto, almeno in parte, alla costituzione genetica individuale”, osserva Francesca Colombo, ricercatrice del Cnr-Itb che ha guidato lo studio, condotto su 1.351 operatori sanitari vaccinati nei primi mesi del 2021 Dalla ricerca è emerso che le caratteristiche di una porzione del cromosoma 6 erano legati ai livelli di anticorpi anti-Covid. “In questa specifica regione genomica sono presenti dei geni che codificano per delle molecole presenti sulla superficie cellulare, coinvolte nei meccanismi di risposta immunitaria”, aggiunge la prima firmataria dello studio Martina Esposito.

“Questi geni – gli stessi che vengono valutati quando si cerca la compatibilità fra donatori di midollo osseo – sono molto variabili ed esistono differenti combinazioni. Il nostro studio ha evidenziato che alcune combinazioni erano associate a livelli di anticorpi più alti, mentre altre a livelli più bassi”. Per i ricercatori, la scoperta potrebbe consentire di “differenziare e personalizzare la campagna vaccinale, fornendo a ciascun individuo il vaccino più adatto, cioè quello che gli permetterà di produrre più anticorpi possibili”, conclude Massimo Carella, vice-direttore scientifico della Fondazione Irccs Casa Sollievo della Sofferenza, che ha collaborato allo studio.

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Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Record per raccolta del plasma, ma autosufficienza scende al 62%

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La raccolta di plasma ha raggiunto livelli record nel 2023 in Italia, ma paradossalmente l’autosufficienza di questa componente del sangue è più lontana, a causa dell’aumento della domanda di immunoglobuline. E’ quanto è emerso dalla seconda edizione di “The Supply of Plasma-derived Medicinal Products in the Future of Europe”, il convegno internazionale dedicato al plasma, patrocinato dal ministero della Salute e organizzato dal Centro Nazionale Sangue (Cns), che ha visto a confronto esperti e policy maker, associazioni di donatori e di pazienti ed istituzioni italiane, europee ed internazionali. Secondo i dati ancora preliminari diffusi nel corso del convegno, per quanto riguarda le immunoglobuline, prodotto driver del mercato dei medicinali plasmaderivati, l’Italia nel 2023 ha raggiunto un livello di autosufficienza pari al 62%, inferiore di due punti percentuali all’anno precedente.

L’aspetto paradossale è rappresentato dai dati della raccolta del 2023 che, con i suoi 880mila chili di plasma, frutto delle generose donazioni di circa 1,5 milioni di donatori, ha raggiunto i livelli più alti di sempre per l’Italia. Ad allontanare il nostro Parse dal traguardo strategico dell’autonomia in materia di plasmaderivati è stato un aumento deciso della domanda di immunoglobuline, dai circa 104 grammi ogni mille abitanti del 2022 ai 108 del 2023 (+3,8%). Il dato preliminare è in parte mitigato dall’aumento del livello di autosufficienza in materia di albumina, altro driver del mercato, che è passato dal 72% nel 2022 al 78% nel 2023, grazie anche a un calo della domanda.

L’Italia, che è autosufficiente per quel che riguarda la raccolta di globuli rossi, deve quindi ricorrere al mercato internazionale per sopperire alla domanda di plasmaderivati ed integrare i medicinali, usati anche in terapia salvavita, prodotti a partire dal plasma raccolto a partire da donazioni volontarie, anonime e non remunerate. “La mancata autosufficienza di medicinali plasmaderivati resta un problema strategico per il sistema sanitario nazionale – ha commentato il direttore del Cns, Vincenzo de Angelis -. I dati, per quanto ancora preliminari, confermano la necessità di aumentare la raccolta attraverso azioni di sensibilizzazione rivolte ai possibili nuovi donatori, ma questo non basta. Bisognerà anche razionalizzare la domanda, specie di un prodotto come le immunoglobuline che sta trovando sempre più applicazioni a livello terapeutico. È un obiettivo su cui stiamo già lavorando con tanti partner italiani ed europei, perché il Covid ha dimostrato che, in situazioni particolari e spesso imprevedibili, non sempre il mercato internazionale può rispondere alla domanda dei nostri pazienti”.

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