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Torna a scorrere il sangue a Scampia, pedinato e giustiziato come un boss un 50enne immischiato in affari di droga

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Il delitto è stato messo a segno lungo la strada provinciale 500 dell’asse perimetrale di Melito-Scampia, un anello che collega tutti i comuni della zona a nord di Napoli. A guardarla più che una superstrada è un dedalo di strisce di asfalto ai cui lati ci sono tonnellate di monnezza indifferenziata e pneumatici smaltiti notte tempo da ecopirati. Sotto il fuoco dei killer – probabilmente giunti a bordo di una moto – è finito un uomo di 50 anni, Giuseppe Sorrentino. Forse era stato pedinato e i sicari l’hanno ammazzato quando hanno potuto. Sulla sua persona sono in corso le indagini dei Carabinieri di Marano (Napoli).

Agguato al pregiudicato Giuseppe Sorrentino. Il luogo dell’omicidio lungo la perimetrale di Melito dove i sicari sono entrati in azione nel fotoreportage di Ciro Lauria

Di sicuro è stato ucciso come un boss, con un’esecuzione che non gli ha lasciato scampo. La dinamica dell’omicidio è ancora tutta da ricostruire. Probabilmente i sicari hanno approfittato di un rallentamento dell’auto del loro bersaglio, che in quel momento stava affrontando una curva a ridosso di uno svincolo. Sorrentino è stato colpito dal lato della guida: i proiettili hanno sfondato entrambi i finestrini. L’auto è finita contro il guardrail, l’uomo è morto in pochi istanti. Un passante ha chiamato il 118 segnalando una macchina a bordo strada con una persona ferita. Poi il personale 118 intervenuto ha chiamato la centrale dei carabinieri tramite il 112 e sono intervenuti i militari della compagnia di Marano. Sorrentino, secondo quando accertato dai medici che ne hanno constatato il decesso  è stato raggiunto da 4 colpi di pistola, probabilmente semiautomatica.

Un’esecuzione plateale, quasi impossibile che nessuno abbia visto quanto stava accadendo. Sul luogo dell’agguato, oggetto dei rilievi del reparto della scientifica dei carabinieri, sono poi giunti anche numerosi parenti della vittima. Secondo quanto riferito dai militari, Sorrentino aveva precedenti vari (droga, armi, associazione per delinquere). Residente nel quartiere napoletano di Scampia, si era trasferito a S.Antimo, comune  a nord di Napoli confinante. La salma è stata trasportata al II Policlinico per l’autopsia. Le indagini cercano di approfondire gli ultimi contatti avuti, le sue frequentazioni, le attività svolte. E gli investigatori cercano di rispondere a tante domande. Domande che saranno utili ad inquadrare il contesto nel quale si inquadra l’omicidio. Guerra tra clan di camorra per il controllo del territorio, scontro interno alle cosche, regolamento di conti, sgarro per droga o altro. Secondo gli inquirenti, ed è questa la maggiore preoccupazione, a Scampia sta per riesplodere la faida che negli anni scorsi aveva seminato sangue e terrore. Sangue sempre in nome di un business mafioso lucroso: la cocaina.

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In 41 intossicati in piscina per una perdita di cloro: 11 in ospedale, 5 sono bambini

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Sono 41 tra adulti e bambini, 11 delle quali sono state portate in ospedale, le persone coinvolte dalla “fuoriuscita di miscela di cloro” in una piscina di via Procaccini a Milano. Il 118 rende noto che le persone coinvolte e valutate sul posto dal personale di Areu sono 41 (di cui 28 bambini e 13 adulti) mentre sono 11 quelle portate in ospedale (5 bambini e 6 adulti) tutti con sintomi respiratori (tosse e irritazione delle vie aeree) e tutti in codice verde tranne due adulti in codice giallo. Il 118 è intervenuto con un mezzo per le maxi emergenze e sette ambulanze. Sono intervenuti anche ì vigili del fuoco e la Protezione civile.

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Corruzione, il sindaco Marco Bucci: non so nulla, andiamo avanti

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“Ovviamente siamo garantisti, quindi sino a quando le cose non si sapranno, non ci esprimiamo. Io non so assolutamente nulla di quello che è successo. Ho letto solo le notizie e non ho ancora capito. Quello che so è che abbiamo fatto il lavoro come deve essere fatto. Penso che è stato dimostrato da tante cose. Continuiamo andare avanti. C’è una città da portare avanti con un piano strategico ben preciso e 7 miliardi da investire. Su questo si va avanti a velocità forse ancora maggiore”. Così il sindaco di Genova Marco Bucci sulla inchiesta per Corruzione che ha portato agli arresti domiciliari per il presidente ligure Giovanni Toti.

“Il messaggio è che bisogna fare le cose, farle ancora meglio e ovviamente stare attenti che non ci sia nessun tipo di inquinamento – ha aggiunto Bucci -. Dico solo che noi faremo tutto possibile perché non si blocchino le istituzioni, anzi deve essere un messaggio per andare avanti”.

“Poi io sono garantista, ovviamente e quindi voglio aspettare tutti i gradi di giudizio. E comunque, in ogni caso, piena fiducia nella magistratura – ha aggiunto il sindaco -. Io commento quello che è la mia parte, cioè quella della città e quello che le nostre amministrazioni devono fare per la città, che continuerà non solo alla stessa velocità di prima, con la stessa tenacia di prima e la stessa forza di prima, ma forse ancora di più, proprio per dimostrare che le cose si devono fare bene. Dal punto di vista umano non può far altro che dispiacermi, però magari poi non c’è nulla, quindi è inutile fare questi commenti adesso perché hanno poco senso. Quello che ha senso adesso è dire che bisogna portare avanti le cose e farle nel modo migliore possibile”.

“Vi ricordate quanto avevo detto dopo il crollo del Morandi? Quel giorno ho detto che la città non è in ginocchio. Anche adesso nessuno di noi è in ginocchio, Anzi, siamo in piedi e con ancora maggiore energia, perché vogliamo dimostrare che le cose si fanno bene”.

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Corruzione, arrestato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti

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Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Dda genovese e della guardia di finanza. L’accusa è di corruzione.

Al Presidente della Regione Liguria si contesta di avere accettato da Aldo Spinelli e Roberto Spinelli le promesse di vari finanziamenti e ricevuto complessivamente 74.100 euro a fronte di più impegni : quelli di “trovare una soluzione” per la trasformazione della spiaggia di Punta Dell’Olmo da “libera” a “privata”;agevolare l’iter di una pratica edilizia relativa al complesso immobiliare di Punta Dell’Olmo di interesse di Aldo Spinelli e Roberto Spinelli e pendente presso gli uffici regionali; velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per trent’anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova S.r.l. (controllata al 55% dalla Spinelli.) pendente innanzi al Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, approvata il 2.12.2021; assegnare a Spinelli gli spazi portuali ex Carbonile ITAR e Carbonile Levante (assegnazione avvenuta rispettivamente in data 7.6.22 e in data 19.12.22); assegnare a Spinelli un’area demaniale in uso al concessionario Società Autostrade (ASPI), 3 ; agevolare l’imprenditore nella pratica del “tombamento” di Calata Concenter (approvata dal Comitato di Gestione in data 29.7.2022).

Ai domiciliari anche il terminalista genovese Aldo Spinelli. In carcere invece l’ex presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini, oggi amministratore delegato di Iren. Secondo l’inchiesta che ha portato ai domiciliari il presidente della Regione Liguria, coordinata dai pm Federico Manotti e Luca Monteverde, l’imprenditore avrebbe dato soldi a Toti per ottenere in cambio favori come la concessione a Spinelli per le aree del terminal Rinfuse.

 

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