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Intelligenza artificiale, miliardi di dollari investiti per sviluppare menti superiori di robot perfetti

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Come diagnosticare malattie neurodegenerative rare. Eradicare definitivamente l’evasione fiscale. Prevenire terremoti ed eruzione per salvare milioni di vite umane e patrimonio dell’umanità distrutti da disastri naturali. Prevedere la data della nostra morte. Sono solo alcuni dei progetti più importanti che rientrano nel patto per l’”IA” ovvero l’alleanza scientifica tra paesi dell’Unione Europea per lo sviluppo della intelligenza artificiale. Un patto siglato il 10 aprile del 2018 che farà cooperare 25 paesi (e tra questi l’Italia) che dovranno recuperare un ritardo importante in termini di ricerca con Usa, Giappone e Cina che da molti anni investono cifre importanti nel campo della intelligenza artificiale. La Cina, ad esempio, è un colosso in questo campo grazie agli ingentissimi investimenti nella ricerca del settore. Per colmare questo gap, la Commissione Ue investirà entro il 2020 oltre un miliardo di euro che si aggiungeranno ai finanziamenti pubblici nazionali e a quelli privati.  

Intelligenza Artificiale è una espressione in usa già dagli anni ’40 del secolo scorso. Fu introdotta ufficialmente ad un convegno di matematici informatici nel 1956. L’idea, molto coraggiosa per dei pionieri dell’informatica, era di costruire un modello di elaboratore, inizialmente teorico, capace di agire come un essere umano. Un modello artificiale che riproduca il modo di funzionare del nostro cervello. Capace, quindi, di metabolizzare informazioni dall’ambiente, di elaborarle, di ragionarci sopra e agire, senza l’apporto di un essere umano. In maniera autonoma. Anche il calcolatore Deep Blue realizzato da Ibm e che vinse contro il campione mondiale di scacchi Garri Kasparov il 10 febbraio 1996, fu considerato un esempio di intelligenza artificiale. Una automobile che attiva automaticamente un sistema frenante è un esempio di Intelligenza Artificiale, un macchinario industriale che esegue diverse funzioni a seconda di cosa percepisce con i suoi sensori è un esempio di Intelligenza Artificiale. Per lo sviluppo della ricerca in questo campo, su cui puntano non solo gli Stati ma anche le Big Tech, i giganti cinese e americano, Baidu e Google, nel 2016 hanno speso tra i 20 e i 30 miliardi di dollari. Di questa cifra il 10% è stata riservata all’acquisizione di brevetti o startup specializzate. In particolare, il 60% del totale degli investimenti riguarda il Machine Learning, ma il comparto, in verità, racchiude numerose declinazioni come la robotica, il riconoscimento vocale, quello delle immagini e diverse altre. 

Intelligenza artificiale. La macchina che vuole sostituire l’uomo che l’ha inventata

I mercati che hanno investito per primi in questo nuovo paradigma sono la Tecnologia, le Telecomunicazioni e i Servizi Finanziari, ma anche il mercato delle automobili e quello delle Utilities. 

Qualsiasi previsione si citi indica un impatto straordinario dei sistemi di Intelligenza Artificiale sull’economia mondiale e sulla vita delle persone. Ovviamente non tutto sarà un bene, molte saranno le distorsioni, le questioni etiche da affrontare. Certo è che la produzione e la distribuzione di beni e servizi sarà migliorata e ottimizzata mentre gli utilizzatori avranno a disposizione delle interfacce più intuitive e più consapevoli delle loro necessità o dei loro desideri. A breve avremo aerei cargo o navi passeggeri completamente automatizzate o comandate da remoto che trasporteranno merci e uomini da un posto all’altro grazie a computer di bordo, robot assistenti che prenderanno il posto dell’uomo. La generazione e la circolazione dei Big Data, fondamentali a ogni sistema di Intelligenza Artificiale, introdurrà o enfatizzerà criticità legate alla sicurezza, alla protezione dei dati personali, all’etica. Insomma prepariamoci, il futuro non è dietro l’angolo ma è già arrivato e ci cambierà.

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Dita e viso, il futuro della sicurezza senza password

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Intel ha istituto il World Password Day nel 2013. Ogni primo giovedì di maggio, da quell’anno, si ricorda l’importanza delle chiavi alfanumeriche, numeri e parole, per proteggere le nostre vite digitali. Una giornata che potrebbe presto essere un ricordo, con la dismissione delle password tradizionali a favore di metodi più sicuri. Non a caso, l’azienda di sicurezza Sophos vorrebbe ribattezzare l’iniziativa come “Giornata mondiale della password e dell’autenticazione a più fattori”. Per gli esperti del Clusit, l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, alle password resta poco da dire: la biometria, ossia la scansione di polpastrelli e del viso, su smartphone, tablet ma anche computer, è l’unica via percorribile per difendere i dati dai criminali informatici.

“Le tecnologie attualmente disponibili consentono di implementare sistemi di protezione decisamente più efficaci rispetto alle sequenze di numeri, lettere e caratteri speciali che, moltiplicate per le decine di servizi digitali che ognuno di noi utilizza, sono oggettivamente impossibili da memorizzare, oltre che facilmente rintracciabili dai cyber criminali” afferma Alessio Pennasilico del Comitato Scientifico del Clusit. La sicurezza digitale può essere oggi garantita, per il Clusit, soltanto da tecnologie moderne di protezione degli account. Tra queste, l’autenticazione multi-fattore, che richiede una doppia validazione, oltre alla password, per verificare l’identità e ottenere il via libera per l’uso di un account, una rete o un’applicazione. Un esempio è la ricezione di un codice temporaneo che arriva sul proprio numero di cellulare.

Oppure i sistemi biometrici, che includono la mappatura delle impronte digitali, il riconoscimento facciale e la scansione della retina, e da altre tecnologie cosiddette “passwordless”, più sicure e meno attaccabili. Dello stesso parere è l’azienda di cybersecurity Kaspersky, che ha ricordato come, negli ultimi mesi a livello globale, quasi otto piccole e medie imprese su dieci (76% delle intervistate) siano cadute sotto i colpi degli hacker spesso a causa di password deboli e ripetute. Il 34% delle Pmi ha riportato fughe di dati riservati, il 23% danni alla reputazione e il 20% perdita di fiducia dei clienti. Circa il 9% ha dovuto sospendere le proprie attività. Per chi usa ancora la combinazione di lettere e numeri, i consigli sembrano ovvi ma ancora necessari: “Non scrivere le password su quaderni o foglietti adesivi” spiegano dalla società di sicurezza Trend Micro “ed evitare nomi e date di nascita. Per noi sono facili da ricordare ma semplificano la vita ai ladri di informazioni digitali”.

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Media, ‘Apple intensifica le trattative con OpenAI’

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Le trattative fra Apple e OpenAI si intensificano dopo mesi di contatti ai minimi. Pur restando in trattative con Google per un possibile uso della sua chatbot Gemini, Cupertino ha iniziato a discutere con OpenAI i termini per un possibile accordo per integrare le sue funzionalità di intelligenza artificiale in iOS18, il prossimo sistema operativo dell’iPhone. Lo riporta l’agenzia Bloomberg citando alcune fonti, secondo le quali Apple non ha ancora deciso con chi collaborerà.

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Apple potrebbe lanciare in autunno l’IA su iPhone

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È ancora una volta Mark Gurman a fornire nuovi dettagli sui progetti di intelligenza artificiale di Apple. Secondo l’informatore di Bloomberg, ed esperto della Mela, il colosso americano starebbe lavorando ad un’IA per iPhone, da lanciare in autunno insieme all’aggiornamento del sistema operativo iOs 18, che mette al centro la privacy degli utenti. Il riferimento è ad un software che non userebbe la connessione internet per rispondere alle domande degli utilizzatori. Il grosso del lavoro sarebbe dunque svolto direttamente sul dispositivo, grazie al database su cui poggerebbe il cosiddetto Llm, large language model.

Anche i concorrenti, da ChatGpt a Copilot e Gemini di Google possono contare sull’archivio di informazioni a disposizione, con la differenza di incrociare dati da internet per fornire risposte più precise e aggiornate. Secondo Gurman, la scelta di Apple porterebbe ad un chatbot con un potenziale minore rispetto a quelli che si connettono al web, e per questo, la compagnia potrebbe colmare il gap inserendo in alcuni contesti del sistema operativo Gemini. Proprio un mese fa, era balzata in rete la notizia di un accordo tra Apple e Google per l’integrazione dell’IA di quest’ultima sugli iPhone. “I principali vantaggi dell’elaborazione sul dispositivo saranno tempi di risposta più rapidi e una privacy superiore rispetto alle soluzioni basate su cloud” scrive Bloomberg. La novità è prevista per l’autunno, con la disponibilità di iOs 18 ma già il 10 giugno, giorno di apertura della conferenza degli sviluppatori Apple Wwdc 2024, sono attese anticipazioni, in modo particolare durante il keynote di apertura di Tim Cook, amministratore delegato dell’azienda.

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